Parto d’emergenza all’ospedale di Sulmona, ma la sanità non se la passa bene

Con un parto d’emergenza si è salvata la vita ad una mamma sulmonese e al suo bimbo neonato. La donna infatti aveva programmato il parto all’Aquila, all’ospedale San Salvatore dove non è mai arrivata perché è stata ricoverata a Sulmona per il distacco della placenta dove il suo bimbo è nato con un parto cesareo poco dopo le 23. Il punto nascita dell’ospedale di Sulmona, come è noto è destinato alla chiusura, nonostante ciò si dimostra ancora una volta un presidio indispensabile per un territorio svantaggiato. Notizie come questa non sono insolite per il comprensorio peligno, nonostante il freddo cinismo dei numeri ministeriali dica che sotto i 500 parti annui la struttura deve essere chiusa.

Non se la passa bene la sanità in generale in Valle Peligna, come ammesso ieri stesso dalla sindaca Casini in conferenza stampa. I concorsi per i primari sono fermi perché manca l’atto aziendale, la Regione è in nettissimo ritardo sul riordino della Rete Ospedaliera e sul Piano Sanitario Regionale. All’ospedale di Sulmona mancano i primari nei reparti “trainanti” di Ortopedia, Medicina e Chirurgia. Il nuovo direttore generale Asl ha parlato di razionalizzazione e ottimizzazione delle risorse che tradotto in soldoni vuol dire meno risorse per tutti.

A questo va aggiunto che il declassamento della struttura ospedaliera votato dalla giunta Casini che ha fatto perdere lo status di ospedale di Primo Livello facendolo diventare ospedale di Base, ha creato problemi di attrattività della struttura oltre che la perdita di figure dirigenziali. I medici vengono attratti dalle strutture più grosse e importanti e dove hanno più possibilità lavorative. Insomma la strategia dell’amministrazione comunale progettata dall’allora assessore alle Aree Interne Gerosolimo e votata dalla maggioranza Casini oggi è la vera zavorra della sanità locale. A questo va aggiunto che la possibilità di ritornare ospedale di Primo Livello come promesso dalla politica regionale di centrodestra in campagna elettorale è stata disattesa proprio perché il riordino della Rete Ospedaliera è fermo.

Come fermo è tutto il comparto della sanità regionale. Dall’insediamento di Marsilio infatti non si è mossa una foglia. Le scadenze che la Regione aveva con i tavoli ministeriali sono state disattese e a pagarne le spese sono come sempre i cittadini. Uscendo di poco dall’ospedale e orientando lo sguardo alla Medicina Generale la situazione non cambia, i medici di base consorziati vorrebbero essere equiparati ai loro colleghi di Avezzano e L’Aquila. I medici di base chiedono sostanzialmente che vengano attivate delle risorse regionali per aprire un ambulatorio dalle 8 alle 20 che sia un presidio sanitario a fruizione dei pazienti del territorio. La struttura è presente ad Avezzano e a L’Aquila, ma Paolucci prima e Verì poi hanno negato la stessa possibilità alla Valle Peligna stoppando l’idea.

Non va meglio nemmeno altrove in Regione. Il ridimensionamento delle strutture ospedaliere congestiona il traffico sui centri principali. È notizia di oggi la mancanza di posti letto a causa dell’influenza all’ospedale di Pescara che ha dovuto ridistribuire i pazienti ricoverati fra Chieti e Penne e Popoli con quest’ultime due strutture fortemente ridimensionate e a rischio chiusura. Insomma anche qui cominciano a venire al pettine certi nodi irrisolti della sanità, quelli che vogliono il concentramento delle prestazioni in pochi grossi centri, salvo poi trovarsi in difficoltà davanti alle emergenze. In tutta questa urgenza il centrodestra al governo regionale è completamente fermo e l’impressione che si ha è che non sappia dove mettere mano. Non ci sono risposte né se ne vedono all’orizzonte, si continua a navigare a vista.

1 Commento su "Parto d’emergenza all’ospedale di Sulmona, ma la sanità non se la passa bene"

  1. Alcuni anni fa , una donna pluripara , si trovvò con un bambino che le nasceva a momenti. Caricata d’urgenza in macchina dal marito si imbucò presso l’ospedale di tocco da Casauria, dove era rimasto solo il repato di Medicina generale, già spogliato del resto dei reperti, ostetricia compresa. Era di notte ed il medico di guardia, le disse che là non si facevano più i parti,non essendoci il reparto. La poveretta partorì in macchina, prima di raggiungere Popoli. APRITI CIELO.NER PARLARONO TUTTI I TELEGIORNALI E NON SOLO ABRUZZESI.I GIORNALI RIPORTARONO LA NOTIZIA IN PRIMA PAGINA, LANCIANDO STRALI E SBAGLIANDO BERSAGLIO, CONTRO L’OSPEDALE DI TOCCO. Ecco, allora, prima che casi del genere succedano all’ospedale di Sulmona,stampa e TV, perché ora non lanciano strali contro chi vuole chiudere un servizio ed un reparto così importante? Anche se facesse due parti l’anno, quel servizio va tenuto in piedi. Forse la signora che ha partorito avrebbe fatto in tempo a raggiungere Avezzano o L’Aquila. E se il reparto di Sulmona non fosse stato operativo cosa avrebbe detto la stampa? Quello che dissero per Tocco, con titoloni al calor bianco? E’ bene che i sindaci della zona si diano una mossa, prima che le cose si complichino. In un ospedale che si rispetti è fondamentale il reparto di Ostetricia. Si fa prima a sopprimere le tante corriere che viaggiano su e giù senza o con meno di due passeggeri, come tanti treni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo mail non verrà mostrato.


*