Patrimonio Unesco: i serpari ripartono da Giancristofaro e Bellotta

Riparte nel nome e nel ricordo di Emiliano Giancristofaro e Ireneo Bellotta, il percorso della festa di San Domenico Abbate, quella dei serpari, per ottenere il riconoscimento di patrimonio immateriale dell’umanità Unesco. Percorso bruscamente interrotto a causa della pandemia, ma mai nei fatti archiviato.

Ieri, infatti, ai due studiosi abruzzesi, scomparsi a distanza di poco tempo l’uno dall’altro lo scorso anno, a Cocullo è stata dedicata una giornata di studi e la sala biblioteca del Centro studi delle Tradizioni Popolari che porta il nome di Alfonso Di Nola.

Fu proprio partendo dagli studi di quest’ultimo che Giancristofaro e Bellotta negli anni Ottanta e Novanta, contribuirono a rilanciare e approfondire la festa dei serpari che ora si tiene il primo maggio, ma che prima si celebrava il primo giovedì del mese.

La manifestazione si è tenuta ieri nell’Aula consiliare di Cocullo, alla presenza del sindaco e dei familiari dei due studiosi, ed ha visto le conclusioni affidate a Paolo Gambescia, giornalista di origine abruzzese che di Giancristofaro fu allievo.

Cocullo, così, ha aperto ieri la fase di preparazione che tra due settimane vedrà nuovamente il centro al confine tra Valle Peligna e Marsica, ripopolarsi di decine di migliaia di persone per una delle feste più suggestive del mondo, che trae la sua origine in tempi antichissimi, risalenti al culto della Dea Angizia su cui poi si inserì la tradizione cristiana con i suoi riferimenti al passaggio in Abruzzo del monaco benedettino vissuto a cavallo tra il X e l’XI secolo.

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