Piove

È arrivata con tre settimane di ritardo dalla sua invocazione, quando quasi non ci speravamo più.
È arrivata non all’improvviso, ma prevista e annunciata, eppure ci ha sorpreso ugualmente per l’intensità e la portata.
È arrivata con tuoni e fulmini, qualcuno dice chiamata dalle fate di Roccacasale, a spegnere definitivamente gli incendi sulle montagne esauste.
È arrivata per farci passare una rassegnata domenica in casa, a sistemare il necessario per l’inizio dell’anno scolastico: gli zaini, i grembiuli, le merende, gli incastri degli impegni pomeridiani e la pazienza. Tutto è pronto, tranne gli edifici scolastici: qualcuno non ha svolto i compiti e questa volta non si tratta degli alunni.
Piove, finalmente.
Piove e non possiamo farci niente.
Piove, governo ladro.
La pioggia è arrivata per annunciare la fine dell’estate, delle “zampanelle” e delle sagre, decretando il fallimento della prova costume.
È arrivata ad arricciare i capelli, a dissetare i prati, a sporcare i vetri, a mettere un sigillo sulla scatola dei ricordi di queste vacanze: un paio di scontrini di pizzerie, cieli stellati, cento gelati, una collana di perline colorate e mille risate.
Dopo tanto splendente sole, ora dal cielo scende copiosa la pioggia, simile al pianto disperato di un bambino capriccioso.

“Piove sui pini
scagliosi ed irti,
piove sui mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti
su i ginepri folti.” (G. D’Annunzio)

Piove e va via la luce, il router si spegne e, senza la connessione, per qualche minuto è tutto come una volta: la casa tace e la finestra offre l’unico spettacolo da guardare.
Piove e l’aria è fredda: l’autunno ci attende dietro l’angolo con i maglioni, le tisane calde e il plaid sul divano.
Piove e fa buio presto, ma finché non spunterà il carretto delle caldarroste in fondo alla strada, continueremo a sperare che l’estate non sia davvero finita. Non del tutto.
Che ci venga dato almeno il tempo di un ultimo tuffo al mare, con la testa sott’acqua, dove il caos è attutito e il corpo si fa più leggero, dove siamo combattuti tra la voglia di nuotare verso la linea dell’orizzonte e la paura di scoprire che, oltre quella linea, non ci sia niente di bello.
Ancora il tempo di un’ultima fetta di anguria, prima che la nuova stagione ci travolga con i suoi colori caldi, con i melograni, le caldarroste e il profumo della legna che arde, ma questa volta dentro un camino che contiene l’incendio.
Ancora una granita al limone, prima che sia ora di esprimere ed esaudire desideri per Natale, prima della neve, dei Presepi nelle chiese e la gente negli ipermercati.
E intanto piove, evviva.
Piove come Dio la manda.
Sulla montagna c’è una nuvola che sembra fumo o forse è realmente fumo che somiglia a una nuvola.
Piove troppo e sott’acqua, si sa, il caos è attutito, le cose si confondono, fantasia e realtà si fondono.
Piove, dove lo si sperava e dove lo si temeva, perché la pioggia non solo spegne e annaffia, ma allaga e affoga anche.
Tempi strani i nostri: non siamo certi neanche più in cosa sperare e per cosa pregare.

gRaffa
Raffaella Di Girolamo

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