Piovono calcinacci dall’attuale Lombardo Radice. Tempi lunghi per il De Nino-Morandi

Piove tanto, piove da più giorni, ma nella sede attuale della Lombardo-Radice a scendere giù non è solo acqua. Dall’edificio dell’ex Croce Rossa a cadere sono tanti e continui calcinacci che si staccano dalle pareti esterne per finire a terra. A vederlo così non è proprio un bello spettacolo, tutt’altro: pareti scarne che lasciano intravedere le proprie “interiora”, un visione che non ha nulla a che fare con quelle di una scuola, anche se temporanea. Soprattutto non è uno spettacolo sicuro per chi giornalmente vive quella sede provvisoria, fuori dalla propria in attesa di lavori che chissà quando inizieranno. La sede di via Togliatti, tra le altre cose, è quella dove qualche tempo fa sono stati appiccati tre focolai a distanza di 30 metri l’uno dall’altro. Il degrado ed il lassismo sull’edilizia scolastica si respirano tutti in una città in cui tutto resta ancora, e ancora, all’anno zero.

La situazione, infatti, non cambia molto nemmeno al De Nino-Morandi dove, se tutto va bene, si parlerà di rientro tra tre o quattro anni. A farlo presente è il Comitato ex docenti ricevuto dall’ingegnere Gennaro Di Maio, responsabile del provveditorato interregionale Lazio Abruzzo e Sardegna, e dall’ingegnere Francesco Isola, responsabile dell’adeguamento sismico della struttura sulmonese. Ebbene le notizie non sono affatto buone, almeno in quanto a tempistiche. A giorni verrà aggiudicato l’appalto per definire difformità e costi per eliminarle, un procedimento stimato in massimo quattro mesi al seguito del quale potrà essere avviata una nuova procedura di gara per l’adeguamento sismico della struttura.

Ritardi ulteriori perchè non è stato possibile lo scorrimento di graduatoria a seguito del sequestro a cui è stato soggetto l’istituto, motivazione tra l’altro messa in dubbio dal comitato. Dunque tra nuova gara, inizio dei lavori e collaudi passeranno degli anni. Troppi per il Comitato che ha chiesto un incontro urgente al sindaco di Sulmona, Annamaria Casini, e al presidente della Provincia, Angelo Caruso. A rischio c’è la sopravvivenza dei corsi di ragioneria e geometra, con sempre meno iscritti. L’unica soluzione sarebbe per gli ex professori rientrare comunque in città,  magari in moduli prefabbricati.

Simona Pace

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