Processo al medico Leombruni, tutto da rifare

Tutto da rifare o quasi per il processo a Paolo Leombruni, il medico di Sulmona arrestato nell’ottobre scorso dai carabinieri del Nas di Pescara con le pesanti accuse di peculato e concussione.

Il professionista era stato sorpreso dai militari mentre si apprestava a somministrare una cura contro gli effetti della chemioterapia ad un’anziana di Raiano dopo aver intascato 230 euro. Un appuntamento che il medico sulmonese si sarebbe procurato mesi prima, mentre era di servizio al 118 come guardia medica, dicendo alla donna che avrebbe potuto chiamarlo per evitare le lungaggini burocratiche.

Cosa che la donna avrebbe fatto ad ottobre, prima però avvisando i carabinieri e registrando la conversazione. A quel punto erano scattate le manette per Leombruni, accusato oltre che di concussione, anche di peculato perché gli inquirenti trovarono dei dispositivi e medicinali ad esclusivo uso dell’ospedale.

Oggi si sarebbe dovuta svolgere la prima udienza con giudizio immediato, ma davanti al collegio del tribunale di Sulmona, Leombruni non è stato processato.

I suoi legali, Alessandro Margiotta e Massimo Zambelli, hanno sollevato, tra le altre, un’eccezione relativa alle modalità di assegnazione del giudizio immediato. Eccezione accolta dai giudici che hanno così rinviato le carte al Gip per definire il tipo di processo a cui dovrà andare incontro il medico (se cioè un nuovo giudizio immediato o un ruolo ordinario).

Gli avvocati della difesa, però, hanno sollevato anche altre eccezioni, che al momento non sono state valutate, ma che potrebbero cambiare il percorso del processo stesso: la presunta vittima della concussione, infatti, è nel frattempo deceduta e il tribunale in questi mesi non ha provveduto a cristallizzare la prova, non eseguendo cioè un incidente probatorio. Di qui la non utilizzabilità della querela, secondo la difesa, che aggiunge come eccezione anche l’inutilizzabilità delle intercettazioni fatte (la telefonata registrata) senza l’autorizzazione del magistrato.

Leombruni si è sempre difeso sostenendo che quella che stava facendo era una normale prestazione professionale, tanto più che da settembre non lavorava più in ospedale e che, soprattutto, non ci sia stata nessuna coercizione o pressione per ricorrere alle sue cure. Fatto determinante per stabilire la concussione.

4 Commenti su "Processo al medico Leombruni, tutto da rifare"

  1. Vergognoso e grottesco…va difesa la memoria della persona deceduta, non vilipesa in questo modo !

  2. Ma come è possibile che la legge permetta a questi farabutti senza scrupoli di fare quello che vogliono con i soldi dei contribuenti e alle spalle della povera gente…
    Vergogna

  3. La Legge del più forte . Non lasciano in pace neanche i morti e tutti sappiamo come finira’!!!😱😱😱😱

  4. Speriamo subito nella legge del riordino dei tribunali minori. Un risparmio per l’erario

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