Proietti e Di Rienzo: l’ombra dei veleni in discarica

Si firmano come consiglieri comunali, ma parlano anche e soprattutto da medici: ad intervenire sulla questione Cogesa, e in particolare su quella della discarica di Noce Mattei, sono Maurizio Proietti e Caterina Di Rienzo.

Una prospettiva diversa la loro, rispetto al dibattito prettamente politico, inteso come guerre e schieramenti dei sindaci, quanto indirizzato a concentrare l’attenzione sui danni ambientali e alla salute che la discarica minaccia.

Gerardini, al quale i due confermano il loro sostegno e la loro fiducia, ha indicato sul punto le tre criticità principali che producono miasmi: i rifiuti troppi e troppo sporchi (quelli dell’Aquila) che finiscono al trattamento, le criticità dell’impianto che ha bisogno di correttivi e la mancanza di un’adeguata piantumazione, che confermano la valutazione fatta tempo da Enzo Favoino (tecnico esperto in materia) secondo cui l’impianto di Sulmona è stato comunque progettato e realizzato male.

“Facciamo nostre le considerazioni degli autorevoli ‘Tecnici’, ponendoci alcuni quesiti: siamo sicuri che si tratti solo di odori ‘offensivi’? Sono stati effettuati tutti gli accertamenti strumentali di laboratorio per verificare se ci sono altre sostanze dannose, come i COV (Composti Organici Volatili) tra i quali gli endocrino-distruttori? Siamo sicuri del tipo di rifiuto che viene conferito nella discarica di Sulmona? – chiedono i due consiglieri-medici –  Di segnali preoccupanti per la nostra Valle già ce ne sono, solo per citare i più importanti: quello dell’inquinamento del corpo idrico sotterraneo; l’inquinamento rilevato alla sorgente Abate. Quest’ultimo è un inquinamento da 1,1 Dicloroetilene, una sostanza classificata dalla International Agency for Research on Cancer (IARC) come ‘possibile cancerogeno per l’uomo’ – continuano Proietti e Di Rienzo -. Da qui ulteriori domande: come è finito il dicloroetilene, un rifiuto della lavorazione del pellame (scarpe, borse…) o delle lavanderie, nelle nostre acque? Potrebbe derivare dai rifiuti ‘riciclati’ a cui è stato modificato il codice per farli rientrare nella categoria degli indifferenziati?”.

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