Project financing per il parcheggio di Santa Chiara: proposta di partenariato pubblico privato

La via per la gestione del parcheggio coperto di Santa Chiara potrebbe essere già tracciata. La giunta comunale, con apposita delibera, ha preso atto della proposta di project financing avanzata dalla costituenda ATI tra le Società cooperative sociali Easy Help con sede legale in Recanati e la Satic. Proprio a Satic è stata concessa la proroga per la gestione dello stabile in attesa della gara d’appalto per l’affidamento.

Una proroga che ha fatto discutere durante l’ultima seduta del consiglio comunale di Sulmona, al quale i consiglieri del gruppo Fratelli d’Italia, Vittorio Masci e Salvatore Zavarella, hanno avanzato un’interrogazione rivolta all’assessore ai trasporti, Attilio D’Andrea. Gli esponenti di FdI hanno chiesto lumi in merito al mancato bando per la gestione del parcheggio coperto e dell’ulteriore proroga concessa a Satic.

In aula consiliare, due settimane fa, D’Andrea ha anticipato la proposta di project financing che sarebbe pervenuta da Satic dopo lo studio di fattibilità (già in stato avanzato) effettuato dalla società. Essendo un partenariato pubblico privato, bisognerà valutare il costo “rischi-benefici” (o meglio, Value for Money) dell’affidamento. Un’attenta analisi che verrà avviata contestualmente a una dichiarazione di pubblico interesse.

La gara d’appalto verrà comunque effettuata, ma come ha già spiegato lo stesso D’Andrea, il proponente del project financing avrà, per legge, un diritto di prelazione. Un punto fortemente contestato dai membri di FdI, che hanno evidenziato in aula consiliare di aver lasciato a Satic campo aperto per la gestione del parcheggio coperto.

23 Commenti su "Project financing per il parcheggio di Santa Chiara: proposta di partenariato pubblico privato"

  1. stamattina intanto, un gigante sorcio albergava sulle travi.
    Bellarrob

  2. PROJECT FINANCING.. CHE ROBA È?

    La bontà di un quotidiano la si valuta dalla capacità di informare in maniera puntuale, onesta e capillare.
    Nell’articolo ben QUATTRO VOLTE ricorre il termine “PROJECT FINANCING” che è un termine tecnico (peraltro dotato, almeno in questo caso, di un corrispettivo italiano: FINANZA DI PROGETTO).
    Chi ha scritto il pezzo non s’è minimamente curato di scrivere qualcosa di accessibile ai più, sia nel titolo che nel corpo del pezzo stesso. Salvo che non lavori in un settore particolare (p.es. in una direzione bancaria) e salvo che non abbia svolto studi specifici, provate a chiedere a chi vi sta intorno, pur se dotato di studi universitari e di un buon livello culturale, che cos’è il “project financing”. Faciimente, vi risponderà “BOOOH?” oppure, ad intuito, “il finanziamento di un opera”, che è la risposta probabilmente più accettabile.
    Se l’intento del giornalista era quello di rendersi leggibile ai più (come penso sia da attendersi su questa testata, visto che essa è “Il Germe” e non un quotidiano specialistico quale “Il sole 24 ore”) allora tanto bastava scrivere “il finanziamento del parcheggio” (o qualcosa di simile: “proposta di finanziamento” oppure “piano finanziario”.. ecc.); se l’intento del giornalista invece era di rivolgersi ad una platea ristretta, comunque il termine tecnico andava spiegato, magari con una breve perifrasi di una o due righe, almeno nella prima ricorrenza del termine stesso, e magari utilizzando , da quel momento in poi, la forma italiana del termine, proprio come fa Wikipedia, che dà una spiegazione esauriente della “finanza di progetto” (proprio come Wikipedia nomina e presenta il “project financing”).
    Chiudo con un augurio di buon lavoro a tutti i giornalisti de “Il Germe”, augurando altresì un futuro di soddisfazioni professionali.

  3. Non so che attinenza abbia col tema il soprastante insensato commento del sig. Luigi Gagliardi. Un commento fuori luogo e DECISAMENTE IRRITANTE.
    In ogni caso, invito nuovamente la redazione de “Il Germe” ad attrezzarsi affinché certi propositi, certe esternazioni e certi commenti espressi da taluni “provocatori della domenica” siano – ipso facto – cancellati.
    Si corre il rischio, infatti, che certi agitatori (magari proprio quelli ammalati di “sindrome della centesima cannella”) trasformino una pregevole testata in una curva da stadio, il che dovrebbe essere inibito dalla redazione proprio per l’onorabilità della testata stessa.
    Io mi trovo a Sulmona, mi piace Sulmona e, con passione, cerco di partecipare alle vicende cittadine, in qualche caso esprimendo la mia opinione o miei suggerimenti per il miglioramento non solo di Sulmona ma, soprattutto, dell’Abruzzo tutto.
    Poi ti trovi dei “Peligni complessati” che non sanno dire altro che “Pescara Capoluogo!”: proprio come se uno andasse a messa e cominciasse a bestemmiare.
    Pregasi intervenire.

    • sig, Mingaver, io noto che è lei di solito a buttare nella mischia Aquila mea. ormai i lettori hanno gli zebedei pieni e credo che non leggano più i suoi commenti, o cambia nickname oppure paga le conseguenze di mesi e mesi o forse anni di commenti pro AQ. ormai nessuno fa più caso al contenuto credo.

    • Luigi Gagliardi | 30 Aprile 2023 at 12:10 | Rispondi

      visto che è quasi ora di pranzo, ti propongo un timballo alle scrippelle oppure uno spaghetto cozze e vongole, tutto da Pescara ovviamente, le pappardelle all’Aquilana sono troppo pesanti e sono meno buone.

  4. Ma a Sulmona niente avete da mangiare?

  5. Ma ancora pensate che Mingaver sia Aquilano? Ma allora credete anche alla Befana? Vi stanno prendendo per i fondelli…la guerra dei POVERI..

    • Luigi Gagliardi | 30 Aprile 2023 at 20:34 | Rispondi

      Mannò, sarà un pensionato che sta trollando altri pensionati del baretto virtuale, per questo oggi che ho un po’ di tempo libero gli ho offerto da mangiare 😉

  6. LA CENTESIMA CANNELLA.

    Al solito, siamo partiti da una qualsiasi notizia relativa a Sulmona (una delle tante inerenti tal simpatico paesotto; in questo caso il finanziamento di un suo parcheggio sotterraneo) e, al solito, tra i commenti si distinguono i soliti fanatici nullafacenti che, qualunque sia l’argomento, hanno sempre da inveire contro il loro capoluogo e i suoi abitanti, questi ultimi unicamente colpevoli di vivere in una delle città più caratteristiche d’Italia e, certamente, la città più prestigiosa e rappresentativa dell’ intero Abruzzo, tant’è che ne è incontrastato capoluogo sin dai tempi in cui la gente usava chiamare “Aquila degli Abruzzi” tale città.
    Ci sarebbe da fare uno studio storico (anche antecedente alle sommosse antiaquilane del 1957 al cosiddetto “Jamm’ mo”) e sociologico sul motivo del risentimento di taluni sulmonesi.

    LA MIA PERSONALE ANALISI,
    mi porta ad ipotizzare che illo tempore Sulmona ambiva essere la “CENTESIMA CANNELLA” dell’Aquila ma che, data la notevole distanza , non poteva ovviamente esserlo. Si è sentita quindi respinta dalla sua madre naturale, quasi come una figlia bastarda o un aquilotto scaraventato giù dal nido, con un trauma collettivo che, a livello subliminale, ha segnato per sempre la comunità peligna.
    Naturalmente questa è giusto un’ipotesi (andrebbe approfondita in determinati contesti con strumentid’indagine psicoanalitica); è una teoria che però trova riscontri concordi quando ne parlo con taluni miei autorevoli amici concittadini.

    • Luigi Gagliardi | 1 Maggio 2023 at 00:04 | Rispondi

      A quest’ora ti posso offrire una pizza da Peppe Duro, che oltre ad essere buonissima è meglio di qualunque pizza fatta nel comune delle cannelle.

  7. Non sarà un caso che, questa città e questa parte della provincia dell’Aquila coincida con la zona più povera, abbandonata e depredata, ma al contempo anche cosi “invidiata”, da effettuarne la spoliazione sistematica nel tempo, dell’intera regione. Un aquila davvero un po’ troppo rapace e questi sono i risultati…Ricordo però che anche da queste parti paghiamo le stesse tasse del capoluogo e cosa più interessante, presumo, l’anno prossimo voteremo anche in questa splendida terra dei Peligni.

  8. Perché si dovrebbero nutrire sentimenti di invidia verso una terra così bella ma in fondo così decadente? E cosa di preciso le sarebbe stato sottratto e da chi? E come stanno lavorando i Peligni per costruire un futuro migliore? Su cosa stanno puntando? Quali le idee, quali le persone oltre le geremiadi continue? Mai una volta avessi letto di un mea culpa, sempre gli altri!

  9. Sign. Claudio, anche l’Aquila è una città bellissima, ma al di là dell’amore che immagino lei nutra per la sua città, non potrà negare che c’è, e c’è stata in passato, una forte volontà a livello regionale e a livello nazionale per sostenerne la crescita e lo sviluppo. Badi bene, se l’Aquila cresce, a me fa piacere, ma lei capirà che l’Abruzzo non è solo l’Aquila. E comprenderà che, per qualsiasi territorio, non basta lavorare o puntare su un generico qualcosa, ci vuole anche il sostegno e l’attenzione della politica regionale, a guardare i fatti, molto poco attenta alla realtà della valle Peligna. Ci sono i fondi del Pnrr, ci sono i fondi europei per lo sviluppo del sud, ancora in buona parte non utilizzati, non servono più chiacchiere o briciole per zittire le lamentele, ma una precisa volontà di rilancio e progetti precisi per poterlo effettuare, ora è il momento, le opportunità ci sono, la volontà continua a mancare. Perlomeno i cittadini di questa città e della valle, percepiscono solo assenze e latitanze, da parte della politica regionale, ed è sbagliato, soprattutto per la politica stessa, perché puntare a risollevare il territorio più in sofferenza della regione, significherebbe migliorarne tutti gli indicatori economici, perché si favorirebbe il lavoro dei giovani evitandone al contempo, la desertificazione. Ovviamente, la “superbia” che traspare dai commenti del suo, ormai a noi famoso, concittadino, poi comporta certe risposte. Ma anche venire considerati, solo quando c’è la necessità di una comoda “pattumiera” sembra, non proprio, una grande considerazione verso la città. La storia che portò a Jamm’mo immagino la conosca. Poi, per quel che posso ricordarle io, c’erano in questa città: due corsi di lauree brevi, una grande caserma, banche, scuole, biblioteca, uffici, industrie, sportelli, medici,operai, lavoro, etc etc… Pian, piano, sistematicamente, non è rimasto più nulla . Se lei poi conosce un metodo, per qualsiasi realtà, per riuscire a crescere per sottrazione, le sarei grata se ce lo spiegasse, da queste parti ne abbiamo enormemente bisogno.

  10. Tenga presente che la rarefazione di un certo tipo di istituzioni, è connessa a meccanismi ben noti, legati alla trasformazione della nostra società: banche, caserme, scuole, fabbriche chiudono ovunque in Europa. Se non si fanno figli, se non c’è più un esercito di leva, se la Cina produce a prezzi di fallimento, cosa c’entra il capoluogo?
    Ma le chiedo in tutto questo tempo i vostri rappresentanti eletti, che conoscono bene queste problematiche, quali idee avevano in serbo per la crescita del proprio territorio?
    L’immondizia poi c’entra poco, è stata un affare milionario comodo per ambedue le parti, al di là del facile campanilismo continuamente fomentato da qualcuno.

  11. Gentile Claudio, quindi, al di là del facile campanilismo, suo e mio, e in tutta onestà, le chiedo: l’attenzione e il trattamento riservato alla sua città per favorirne lo sviluppo, in questo particolare momento storico, sono perfettamente identici a quelli riservati alle altre città della provincia?

  12. Gentile Signora, le opportunità nascenti, si chiamino PNRR, o Fondo Complementare, o 110 ecc ecc non piovono da sole, ma debbono essere attivate dai territori. È un po’ come la ricostruzione post sisma: lo Stato non è venuto a ricostruire, però ha messo a disposizione fondi importanti che l’organizzazione locale ha poi utilizzato portando progetti e traducendo in lavori.
    Nessuno toglie niente a nessuno, ma sono gli eletti a doversi attivare.

  13. Per la legge dei numeri, le città più piccole, le realtà territoriali dell’Abruzzo interno, non hanno grandi possibilità di avere rappresentati eletti in regione, ma essendo ugualmente cittadini abruzzesi e pagando regolarmente le tasse, meriterebbero ugualmente attenzione, e insisto,in questo periodo soprattutto e per le ragioni citate. Inoltre gli eletti, in campagna elettorale hanno comunque garantito di rappresentare al meglio, anche le loro istanze e i loro territori. Promesse regolarmente disattese.

    • Gentile cenerentola ricordo che anni fa Sulmona, nella sua media/piccola citta’, esprimeva mediamente due consiglieri regionale e almeno in assessore se non addirittura ancora prima il presidente del consiglio e allora si che intercettava opportunità. Ma all’epoca Sulmona era un tutt’uno compatta e unità il dopo? Nulla, vuoto assoluto per le sue divisioni interne…

  14. A partire dal dopoguerra (ma anche prima: diciamo da inizio ‘900) vi è stata in Abruzzo come altrove in Italia uno svuotamento dei centri montani, con la perdita di un’economia che era prevalentemente semplice e di sussistenza.
    Vi sono state, soprattutto dal sud e dalle zone interne, immani ondate emigratorie, verso le pianure, le grandi città del centro-nord e verso l’estero, anche oltreoceano.
    Questo fenomeno ha riguardato tutto l’Abruzzo interno, compresa la valle Peligna, Sulmona, la Marsica e la stessa L’Aquila.
    Un fenomeno che, soprattutto nei piccoli centri di montagna, non si è mai arrestato, tant’è che poco per volta, con la popolazione, sono sparite le piccole ferrovie, stazioni, uffici postali, piccoli ospedali e piano piano, e inesorabilmente, è sparito tutto.
    Ora, dire che questo lento morire è dipeso, nel caso specifico di Sulmona e dei centri peligni, dell’egoismo o dall’ingordigia della città dell’Aquila e dei suoi abitanti, come qui sostiene la sig.ra “Cenerentola” (o come sovente si legge nei commenti dei locali) è un’analisi sempliciotta, falsa e ingenerosa.
    Semplicemente è cambiato il mondo ed è cambiata l’economia. Se poi la vita è complessivamente migliorata, per chi è andato e per chi è rimasto, questo è un altro discorso.

  15. Il mondo è cambiato e l’economia è cambiata per tutta la regione , proprio per questo bisognebbe rispondere a questi cambiamenti con soluzioni e politiche adeguate e valide. E per quel che mi riguarda, è un po’ poco dire che c’è chi è andato avanti e chi è rimasto indietro. Perché uno si e l’altro no? Non è colpa dell’Aquila, certamente, ma dico semplicemente, che la stessa attenzione, che in tutto l’Abruzzo riscontriamo verso L’Aquila, ed è una cosa giusta, considerata anche la tragedia del terremoto, la politica, a livello regionale, dovrebbe averla anche per questo territorio, attanagliato da troppo tempo da mancanza di lavoro e conseguente desertificazione. Proprio l’Aquila dimostra che se la volontà politica, c’è, si può fare. Ora è il momento.

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