Chiusura del punto nascite, il rumore dei silenzi

La notizia della possibile chiusura del punto nascite continua, come è normale che sia, ad essere al centro del dibattito cittadino. Fra le tante reazioni però manca quella della senatrice della Valle Peligna Gabriella Di Girolamo, eletta nel Movimento 5 Stelle, che fu una delle attiviste del comitato pro punto nascita e anche in campagna elettorale prese impegni a favore della sua salvaguardia. Un silenzio pesante, che crea più di un imbarazzo ai grillini peligni perché la paventata chiusura viene presa proprio mentre a capo del dicastero della salute c’è una ministra pentastellata: Giulia Grillo.

Fra le reazioni ci sono quelle della sindaca di Sulmona Annamaria Casini che dice: Dopo il dietro front su Snam e Tribunale, messa a rischio dei fondi del Masterplan per lo sviluppo, in epoca di governo giallo verde viene sferrato l’ennesimo attacco mortale al nostro territorio con il parere favorevole espresso dal Comitato ministeriale alla chiusura del punto nascita dell’ospedale di Sulmona. Il Ministero sembra non voler tener conto dei dati reali della nostra area che è invece disagiata. Un reparto difeso strenuamente in questi anni dalla comunità civile e dai nostri rappresentanti politici locali e regionali. Fu salvato e inserito nell’attuale programmazione quando era in Giunta Regionale Andrea Gerosolimo. Farò sentire la mia voce perché non potremo rimanere in silenzio di fronte a questo ennesimo schiaffo. La politica infatti deve poter avere l’ultima parola. Chiedo pertanto ai parlamentari del territorio, in particolare quelli di maggioranza di governo, di prendere una posizione chiara e di attivarsi tempestivamente presso le sedi opportune per scongiurare la chiusura del nostro punto nascita.

Arrivano le reazioni alla notizia dei sindacati, dopo quelle della Cisl, anche quelle della Cgil – Funzione pubblica che scrive: “Tale decisione configura un vero e proprio attacco non solo al territorio di Sulmona e della valle Peligna ma a tutte le aree interne dell’Abruzzo. E’ assurdo ed inaccettabile che debbano essere le future mamme a recarsi in centri lontani dalle proprie abitazioni e non possa essere il servizio ad avvicinarsi a chi ne ha bisogno essendo il diritto alla salute inalienabile e di prossimità”.

Aggiunge ancora la Cgil: “Sconcertanti appaiono le dichiarazioni del Comitato, che nell’escludere l’Ospedale di Sulmona dalle cd. zone disagiate, afferma che “il suo bacino di utenza non dista più di un’ora dai punti nascita alternativi” e nel contempo “il disagio orografico, anche nel periodo invernale, sembra contenuto”. Tali affermazioni evidenziano per l’ennesima volta una grave disattenzione da parte della burocrazia ministeriale rispetto alle problematiche delle aree interne, che continuano a subire un inesorabile spopolamento. Infatti l’atteggiamento riscontrato da parte del Ministero non tiene conto della funzionalità e della necessità dei servizi nelle predette aree. La FP CGIL si oppone a scelte che rischiano di mettere in ginocchio un intero territorio ed è sin da ora pronta alla mobilitazione e, se necessario, anche alla proclamazione dello sciopero. Le Istituzioni e la Politica devono tornare a svolgere il loro ruolo a difesa del territorio, dei cittadini e degli operatori sanitari poiché hanno l’obbligo costituzionale di dover assicurare il diritto alla salute ad ogni cittadino senza dimenticare il contesto sociale, territoriale ed orografico in cui si vive”.

Per Elisabetta Bianchi, capogruppo di Forza Italia al Consiglio comunale di Sulmona: “È quantomai evidente che l’iter sulla richiesta di deroga per il Punto Nascita dell’Ospedale di Sulmona ha sofferto e soffre tuttora di mancanza di monitoraggio attento e consapevole da parte della politica e della sindaca Casini (l’unica a non votare la delibera consigliare di proposta per Sulmona del presidio ospedaliero di primo livello) e delle istituzioni regionali e nazionali. È importante poi che Regione Abruzzo configuri al Ministero una nuova proposta per l’ospedale di Sulmona che non sia l’ospedale di base implementato bensì un vero ospedale di primo livello con un punto nascita in deroga. Ora spetta alla senatrice Di Girolamo massima istituzione rendere conto del monitoraggio effettuato e del contributo proposto. La battaglia entra nel vivo e chi ambirà alla candidatura di consigliere regionale dovrà dimostrare di conoscere le questioni che attanagliano da troppo tempo la Valle Peligna tra cui quella irrinunciabile del diritto alla erogazione dei servizi sanitari”.

Massimo Carugno del Partito Socialista Italiano scrive: “Dopo il Punto nascita toccherà al Tribunale. I roboanti proclami lanciati, dai 5stelle, al paese intero (ed anche a questo territorio) vengono puntualmente smentiti. “No Tav”, “No Tap” “No Tubo” si trasformano tutti in un “Si” mentre i “Si Punto Nascite” e “Si Tribunale” stanno diventando un patetico “No”. Le forze politiche che hanno stravinto le elezioni stanno tradendo non solo alcuni punti programmatici del loro cartello elettorale ma soprattutto la loro filosofia etica che era quella di difendere i deboli, tra le popolazioni e tra i territori. Oggi Sulmona si ritrova con un “Tubo” in arrivo, un Ospedale zoppo, un Tribunale già sulla banchina della stazione per prendere il treno per l’Aquila”. Con tutte queste urgenze continua Carugno, la maggioranza sulmonese continua a traballare tragicamente e poi aggiunge: “Tante altre sono le cose che bollono in pentola e che andrebbero scongiurate o andrebbero progettate per garantire a questa città, ma anche al suo comprensorio, il futuro che meriterebbe.
In primis ci sarebbe da costruire un dialogo ed un coordinamento con i comuni del territorio per darsi forza ed autorevolezza poltica. Un comprensorio, tanti comuni, che pensino, ragionino, progettino e decidano come se fossero un solo comune. Sembra una sciocchezza ma è la pietra miliare per il rilancio del centro abruzzo”.

Commenta anche Casa Pound la notizia che scrive: “Ancora una volta ci troviamo a dover combattere con le conseguenze del disastroso decreto Lorenzin, che impone la chiusura dei punti nascite che registrino meno di 500 parti annuì. Il decreto non prende minimamente in considerazione il caso di realtà quali Sulmona, dove la conformazione del territorio impedisce di raggiungere altre strutture ospedaliere in tempi brevi, e dove la chiusura del punto nascite costringerebbe di fatto le coppie desiderose di avere un figlio ad emigrare, aggravando in maniera irreversibile lo spopolamento della Valle peligna”.

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