Punto nascita, la strategia del ministero non cambia: “Comunicare la chiusura”

Cambia poco, anzi nulla nel governo del cambiamento, per il punto nascita di Sulmona. Perché contrariamente a quanto era stato annunciato in campagna elettorale, i selfie e le visite accorate lungo le corsie dell’Annunziata dei big sempre più big, da Salvini a Meloni, fino a ministro Grillo, la strategia del ministero per il presidio nascite peligno sembra rimanere sempre la stessa. Ovvero la chiusura.
Lo si legge chiaramente nel verbale, reso noto solo ora, del Tavolo di monitoraggio avuto tra ministero e Regione il 28 marzo e il 9 aprile scorsi, quello a cui (il primo) l’assessore regionale alla Sanità Nicoletta Verì non aveva neanche partecipato “perché si trattava di una seduta tecnica per ottenere il rinvio di tre mesi per presentare un nuovo Piano”.
Quel Piano, compreso di classificazione delle rete ospedaliera, nel quale Sulmona ambisce ad una “promozione” al primo livello e ovviamente al salvataggio del suo punto nascita.
Piano affidato ora ad una commissione tecnica, deresponsabilizzando la politica, composta proprio da quel ministero che vuole chiudere Sulmona.
Nel verbale si legge infatti che, tra gli adempimenti richiesti alla Regione, “in relazione al percorso nascita rimangono in attesa della comunicazione al Cpnn (comitato percorso nascite nazionale, ndr) della data di chiusura del punto nascita di Sulmona”. Conciso e diretto. Fin troppo chiaro. Identico a quanto avveniva prima del cambiamento.
Non è chiaro, invece, con quali intenzioni e quali strumenti il nuovo governo regionale cercherà di convincere il governo del cambiamento a cambiare strategia, se vorrà almeno far notare che l’analisi fatta dal Cpnn non tiene conto di dati reali, individua tempi di percorrenza con gli ospedali attrezzati che neanche con strade nuove e assolate si riuscirebbero a percorrere.
Un dilemma che dovrebbe sciogliersi a breve, perché il nuovo Piano, affidato come pecore al lupo al ministero, dovrebbe essere pronto entro giugno. Questione di ore, giorni, al massimo settimane.

3 Commenti su "Punto nascita, la strategia del ministero non cambia: “Comunicare la chiusura”"

  1. Chiudere il punto nascite a Sulmona è una pugnalata alle spalle, nei confronti di una cittadinanza e di una popolazione che le ruota intorno. E’ chiuso il punto nascite di Popoli, è da chiudere il punto nascite di Sulmona. E’ DI FATTO UN INVITO A NON FARE FIGLI, nel momento in cui ci si lamenta delle natalità e della popolazione italiana che sa solo invecchiare e non si rinnova. La chiusura del punto nascite a Sulmona, rende l’attesa del parto ansiosa, alla donna dell’hinterland sulmonese viene resa la vita difficile. Dove dovrebbe partorire? Ad Avezzano? A Chieti? A Pescara? Senza nessun disagio? Anche per le visite e controlli dovrebbe recarsi là, inutile dire che in sede rimarranno gli ambulatori, perché è giocoforza che la donna si affidi ad un ostetrico/a di fiducia, che l’assisterà durante il parto. Ha sempre funzionato così, non è che una va a partorire alla garibaldina, senza che nessuno prenda a cuore i suoi bisogni. Certo Sulmona ed anche Popoli, sono andati incontro alla loro attuale sorte, in quanto si sono solo preoccupati di riciclare il loro personale, portando quasi tutti i medici presenti al primariato. Non si sono affatto preoccupati di cedere la “stecca” ad una personalità di grido, in grado di dare lustro ad un reparto e di richiamare pazienti. Ecco perché a volte i reparti si trasformano in cronicari e malati terminali. Non lo dico io, sono i fatti che parlano. Con il passare degli anni, i due “gloriosi” ospedali si stanno trasformando in infermerie e centri si smistamento pazienti. Avezzano invece regge,tiene alla grande. Difatti ha pensato a chiamare medici di una certa caratura. Almeno in alcuni reparti.

  2. Che strano non vi sia ancora nessun pronunciamento dei politici locali di “ogni ordine e grado, vecchi e nuovi”.

    Si attende forse l’ufficializzazione della parola “fine” per poi tirarsene fuori con la più classica frase “hanno deciso altri al di sopra delle nostre teste e volontà”?

    Finirà così anche per la stazione di compressione gas?

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