Non è finita, non poteva finire così. Perché il boccone della refezione scolastica vale 3 milioni di euro e vedersi togliere il coperto sotto gli occhi non è facile da digerire. Così la Ri.Ca., la società di Somma Vesuviana che si era aggiudicata la gara d’appalto per la refezione scolastica di Sulmona a giugno e poi estromessa per inadempienza contrattuale, ovvero per non essersi fatta trovare pronta con un centro cottura autorizzato, si è rivolta al tribunale. Ieri, così, è stato notificato il ricorso che l’azienda ha fatto al Tar nei confronti del Comune, perché venga annullata la declaratoria di decadenza formalizzata a fine ottobre scorso. Quella, per intendersi, con la quale il Comune ha deciso di procedere allo scorrimento della graduatoria e di assegnare l’appalto all’associazione di imprese EP-Coselp che si era classificata seconda (in realtà l’unica concorrente).
Il ricorso al tribunale amministrativo si incentra sulle questioni che erano state già sollevate dalla Ri.Ca. nelle controdeduzioni inviate al Comune, ovvero che non sarebbe vietato l’impiego del centro cottura della clinica San Raffaele per la preparazione di pasti da fornire all’esterno. E che, insomma, la nota con cui la Regione aveva risposto alla Asl, è stata mal interpretata. A sostegno della sua tesi, la società di Somma Vesuviana cita precedenti e sentenze di altri tribunali, forte anche dell’esperienza che ha in diverse città in Italia, dove vengono usati centri cottura di cliniche per la preparazione dei pasti per l’esterno. Perché, insomma, una cosa è servire i pazienti e i parenti della clinica nella clinica, altra è usare il centro cottura come base operativa. La stessa società, d’altronde, in accordo con la Asl, aveva sostenuto delle spese per l’adeguamento dei locali al fine di rendere idonea la cucina alla preparazione degli oltre settecento pasti quotidiani destinati alle scuole. Prima, questo, che arrivasse la doccia fredda e prima che, uno ad uno, per motivi che ad oggi restano sconosciuti, altri centri cottura che avevano dato il loro assenso, si sono tirati indietro poco prima di firmare il contratto.
La vicenda del centro cottura era scoppiata a fine settembre poco prima di sedersi a tavola, lasciando per tre settimane gli studenti senza mensa e costringendo il Comune ad un affidamento diretto sotto soglia per due mesi proprio alla Ep-Coselp a cui a gennaio, salvo interventi dei giudici amministrativi, verrà sottoposto un contratto quadriennale.
Sarebbe bastato imporre la disponibilità del centro cottura a pieno titolo con tutte le certificazioni annesse per poter partecipare al bando e non si sarebbe arrivato a questo.
Vicenda comunque opaca che la dice lunga sulla capacità di operare con efficacia e tempestività di questa Amministrazione in un settore di attività pubblica particolarmente sensibile.