Riattivato a Castel di Sangro il reparto di Chirurgia

È stato ripristinato all’ospedale di Castel di Sangro il servizio di chirurgia secondo il modello organizzativo in essere prima della sospensione. A darne notizia è il sindaco Angelo Caruso che aggiunge: “Nelle more si è deciso di definire la caratterizzazione dell’attività chirurgica dell’ospedale confidando sulla disponibilità delle strutture chirurgiche di Avezzano e L’Aquila. In altri termini si sta lavorando con la piena condivisione della direttrice sanitaria dottoressa Simonetta Santini per collocare nella struttura ospedaliera di Castel Di Sangro gli interventi specialistici che non necessitano di strutture complesse”.

Il reparto di chirurgia era stato chiuso ieri senza preavviso dall’Azienda sanitaria, spinta dalla mancanza di personale nel reparto. Il sindaco Caruso ieri stesso, aveva inviato una formale diffida alla Asl chiedendo di annullare il provvedimento e ripristinare i posti letto, decisione che è arrivata prontamente nella giornata odierna. Infine sulla vicenda era intervenuto ieri anche il gruppo consiliare di Castel di Sangro “Progetto Comune” che aveva parlato di “inaudita gravità”.

S.M.

3 Commenti su "Riattivato a Castel di Sangro il reparto di Chirurgia"

  1. “Confidando sulla disponibilità delle strutture chirurgiche di Avezzano e L’Aquila”… cioè vale a dire nessun peso dell’ospedale di Sulmona…
    Certo che è un successone…
    Buon viaggio!!!

    E se ne deduce quindi che delle 108 figure da stabilizzare, nessuna è per CdS come per Sulmona per la specialità chirurgica… ma posso sempre sbagliarmi e spero di essere prontamente smentito.

  2. Modesto medicus | 22 Febbraio 2019 at 11:06 | Rispondi

    Credo che la stampa locale dovrebbe fare una indagine che riguarda i concorsi ospedalieri per medici. Vale a dire da quanto tempo essi non vengono fatti e quanti sono quelli fatti nell’ultimo decennio. Sarebbe interessante sapere quanti aspiranti si presentano ad un bando di concorso pubblico per posti in ospedale e per singola disciplina. Se non si presenta nessuno o appena, chessò, un paio, allora potremo gridare: ALLARME,ALLARME, MANCANO I MEDICI e pertanto affrettarci a riaprire l’ingresso alla facoltà di medicina a tutti gli aspiranti tali. Ma se ne arrivano una trentina o poco meno, allora le cose sarebbero diverse. Come quando si gridava: MANCANO GLI INFERMIERI. Ad un concorso in una ASL del Piemonte, per 20 posti si presentarono in tremila. Allora come si fa a dire che mancano infermieri? “Chiuso il reparto chirurgia a C.d.S. per mancanza di medici”. Domanda: da quanto tempo non si fanno concorsi per medici specialisti in chirurgia all’ospedale di C.d.S.? E poi, lasciatemi dire una cosa, è buona norma quando si fanno concorsi per “primario” , cercare di chiamare un buon chirurgo che possa garantire una sicurezza operativa e non piazzare con i soliti “calci in culo”, il caudatario di turno.O lasciare per anni il reparto nelle mani del ” dirigente medico responsabile”(ex aiuto) della equipe in essere. Facendo così, gli ospedali locali, hanno perso carisma e la gente è fuggita per altri lidi, affidandosi a mani più esperte.
    E poi, sia chiaro, non si può chiudere un reparto di chirurgia in un ospedale pubblico, a meno che non si tolga in contemporanea la scritta ospedale e si rimuova la segnaletica stradale che indica ospedale.Se restano sarebbero messaggi ingannevoli. Un ospedale per essere tale, deve avere,tra l’altro, come requisito essenziale,il reparto di chirurgia. Credo che questo i dirigenti lo sappiano, come minimo.

  3. Nel 2015 con la delibera aziendale 899/15 la Chirurgia di Sulmona venne fusa con quella di Castel di Sangro, la suddetta delibera prevedeva e prevede la “messa in comune” del personale medico.
    La suddetta trasversalità è un caso unico in Italia, i 2 presidi distano quasi 50 chilometri su un percorso stradale di montagna, il che rende obbligatorio separare la reperibilità, non potendo un solo medico essere reperibile per entrambi i presidi, sarebbe tutto ovvio ma così non è stato per la colpevole miopia di chi da una stanza compila delibere “tragiche” per utenza ed operatori.
    Tutto ciò significa che gli attuali 7 medici, senza considerare ferie e malattie, dovrebbero effettuare 120 reperibilità al mese, quasi 18 a testa al mese il che è impossibile per la sicurezza dei pazienti e degli operatori.
    Allora quale è il problema? Se l’ospedale di Castel di Sangro è un ospedale di base, come affermato dal suo Sindaco, deve avere una Chirurgia autonoma, ripristinando il suo precedente organico che era di un primario e 4 medici e quindi potrebbe seguitare a svolgere quell’attività che ha svolto nel passato.
    Il problema è solo e soltanto politico, Regione e Azienda hanno l’obbligo politico e morale di chiarire se l’ospedale di Castel di Sangro è un ospedale, anche se di base, se è così allora deve avere, come previsto dalla legge, almeno 3 unità operative complesse: Chirurgia, Medicina ed Ortopedia. Il Sindaco di Castel di Sangro se vuole, nell’interesse dei suoi cittadini, risolvere il problema deve esigere che venga al più presto una decisione della quale beneficierebbero entrambi i presidi, chiudendo così questa “lotta dei poveri”, simili “ai capponi di Renzo” nei Promessi Sposi.
    I concorsi vanno deserti, nessuno rimane stabilmente nella sede di Castel di Sangro, non solo, ma c’è un continuo spostamento di medici in altre sedi da parte della stessa Azienda.
    Allora la già povera Chirurgia di Sulmona è costretta a sostenere una situazione assurda, tutto ciò nella totale indifferenza aziendale e nella passiva arroganza politica più attenta a proclami elettorali che ad un effettivo impegno di chiarezza costruttiva.
    Il problema non si risolve certo pagando 470€ a turno a medici “entusiasti” che vengono da altri presidi, queste presenze certo servono solo “a tappare” buchi, ma non certo a ridare la chirurgia a Castel di Sangro.
    M.T.

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