Rivisondoli, “Erano solo le parcelle”. Gli indagati si difendono

Un interrogatorio durato diverse ore quello tenutosi oggi davanti al giudice per le indagini preliminari del tribunale di Sulmona, Marta Sarnelli, per sindaco, vice sindaco e avvocata (nonché moglie del sindaco) di Rivisondoli, raggiunti venerdì scorso da un’ordinanza di obbligo di firma per aver, sostiene l’accusa, chiesto il pagamento di un dazio per concedere la concessione all’occupazione del suolo pubblico per una scala ad una famiglia del napoletano.

Giancarlo Iarussi, Roberto Ciampaglia e Tania Liberatore, hanno risposto a tutte le domande del giudice spiegando come i 19mila euro richiesti alla famiglia erano in realtà le spese riconosciute dai tribunali in cinque diversi procedimenti a favore dell’avvocato dell’ente che era appunto la Liberatore.

L’elemento discriminante è la differenza di costi tra la convenzione che la Liberatore aveva stipulato con il Comune e il maggior prezzo riconosciuto dai tribunali all’avvocata: 1800 euro a giudizio che, secondo la famiglia napoletana (presentatasi al colloquio con un registratore) e gli inquirenti, non erano dovuti, per un totale di circa 8mila euro.

I legali degli indagati hanno chiesto la revoca delle misure cautelari, tra cui, per l’avvocata, quello di non poter esercitare la professione.

La decisione dovrebbe arrivare entro domani, anche per evitare che scadano i termini per il ricorso al Riesame.

Commenta per primo! "Rivisondoli, “Erano solo le parcelle”. Gli indagati si difendono"

Lascia un commento

Il tuo indirizzo mail non verrà mostrato.


*