Ronci smentisce il Defr che vuole l’Abruzzo in ripresa

“Nonostante il buon andamento delle esportazioni dovuto ai mezzi di trasporto della Val di Sangro e nonostante l’incremento della produzione ottenuto dalle imprese manifatturiere con almeno 10 addetti, nel 2016 il Pil Abruzzese ha subito una flessione (-0,2%) a fronte di un incremento nazionale (+0,9%)”. Altro che incremento ed espansione così come riportato sul documento di economia e finanza 2018-2020 della Regione Abruzzo (delibera di Giunta n. 615 del 27 ottobre 2017). Secondo i dati raccolti da Svimez, il pil 2016 in Abruzzo ha avuto una flessione dello 0,2% a fronte di una crescita media nazionale dello 0,9%.

Per lo studioso Aldo Ronci il discorso sarebbe tutt’altro anche in riferimento al triennio 2014-2016 dove a crescere è stato l’export con 21,3% rispetto a quello italiano del 6,9%, risultato dovuto principalmente al settore automotive. “Nonostante i buoni risultati ottenuti dalle esportazioni dei mezzi di trasporto della Val di Sangro e dalla produzione delle imprese manifatturiere con almeno 10 addetti, il Pil abruzzese ha registrato un incremento di appena lo 0,5% pari ad un quarto di quello Italiano (+1,8%) ed è cresciuto meno anche del Mezzogiorno (+0,8%)”. Un raccolta di dati che diversamente da quanto riportato dalla Regione, delinea una crisi ancora in atto sul territorio abruzzese “caratterizzata da due dinamiche una abbastanza positiva, quella delle medie e grandi imprese, e l’altra sofferente, quella delle piccole e micro imprese soprattutto artigiane”. Il noto discorso della doppia velocità.

“Gli interventi in atto sulle infrastrutture, sugli incentivi per la concessione del credito,

sull’abbassamento delle imposte, sulla semplificazione amministrativa, sulla realizzazione dei Poli di Innovazione e sulla creazione delle Reti d’impresa (azioni queste ultime due che interessano un numero molto limitato di imprese)- spiega Ronci- sono tutti necessari ma non ancora sufficienti ad innescare processi di sviluppo del sistema produttivo abruzzese”.

E poi l’occupazione che per la Regione ha avuto un incremento di 6.6mila unità nel 2016 rispetto all’anno prima, pari ad un tasso di occupazione del 55,7% (+1,2%). In realtà l’incremento “si riferisce al numero medio annuo degli occupati, mentre, come si usa nell’analisi dei dati delle grandezze economiche- spiega Ronci-, il riferimento viene fatto ai dati puntuali”. Stando così le cose allora si è registrato un decremento di 3mila unità  e quelvalore percentuale di 55.7% resta il più basso in Italia, la disoccupazione ha registrato un aumento di 2mila unità sempre considerando le due annualità e nell’ultimo trimestre 2016 era pari a 13,1% a fronte del 12,2% nazionale. Se si prende in considerazione il triennio poi la preoccupazione aumenta poichè si registra un calo di 15mila unità (da 497mila del quarto trimestre 2013 a 482mila del corrispondente periodo del 2016; meno 26 mila unità se si considera l’ultimo trimestre del 2007). In tutto questo il decremento demografico nel triennio è di 11.692 abitanti, mentre chiudono 2.425 imprese (1.87%, due volte e mezzo di più rispetto alla media nazionale).

La soluzione, secondo Ronci, risiederebbe nell’aumentare la competitività delle imprese, “in particolare delle micro-imprese che rappresentano il 96% del totale delle imprese e impiegano il 56% degli occupati”.

S.P.

Commenta per primo! "Ronci smentisce il Defr che vuole l’Abruzzo in ripresa"

Lascia un commento

Il tuo indirizzo mail non verrà mostrato.


*