L’incognita è per il Senato. Due “di norma” rendono possibile, in Abruzzo sia la costituzione di due collegi plurinominali sia l’aggragazione di tutta la Regione in un unico collegio. Infatti “di norma” i collegi plurinominali (proporzionali) nascono come somma di più collegi uninominali (maggioritari) ma le liste possono avere massimo quattro candidati. Nel caso di scelta unica, il collegio plurinominale regionale avrebbe quattro candidati (uno in meno di quelli da eleggere) mentre in caso di due collegi plurinominali le liste sarebbero di due e tre. L’Abruzzo ha infatti sette senatori, due da eleggere col proporzionale e cinque col maggioritario.
I nodi però, verranno sciolti solo in seguito. Al contrario di quanto sarebbe capitato con l’Italicum o con il Tedeschellum, questa volta i collegi non sono inseriti direttamente nella legge. C’è una delega al Governo, che deve esercitarla entro trenta giorni. I collegi verranno composti rispettando “la coerenza del bacino territoriale di ciascun collegio e, di norma, la sua omogeneità sotto gli aspetti economico-sociale e delle caratteristiche storico-culturali, nonché la continuità del territorio di ciascun collegio.” ed il Governo si avvarrà di una commissione ISTAT.
Solo allora si potranno davvero fare i conti per capire come i partiti e i candidati, uscenti, aspiranti o ritornanti, si regoleranno per rappresentare la nostra Regione in Parlamento. Tutto ciò che si dice prima, infatti, è abbastanza campato in aria. Si beve Rosatellum, insomma, ma sarà solo l’oste “Decreto Legislativo” a portare il conto alla politica locale.
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