Sanità, le bacchettate dell’opposizione: “Centrodestra incapace di programmare”

Una lista infinita di tirate per l’orecchio e sono bocciature. Il centro sinistra regionale e il Gruppo Misto non hanno risparmiato nemmeno una virgola alla Giunta Marsilio sulla gestione sanitaria abruzzese dopo la bocciatura arrivata dal Tavolo ministeriale di monitoraggio sulla sanità. “In 38 mesi di governo non c’è stata programmazione – scrivono in una nota congiunta i consiglieri regionali Silvio Paolucci, Dino Pepe, Antonio Blasioli, Pierpaolo Pietrucci, Americo Di Benedetto, Sandro Mariani e Marianna Scoccia – la sanità non governata ha prodotto un disavanzo “strutturale” di 107 milioni di euro per il solo 2021; l’Abruzzo è ancora senza il piano operativo e la programmazione della Rete ospedaliera e della Rete territoriale collegata alle risorse PNRR e, cosa gravissima, non solo non ha ancora recepito le prescrizioni ministeriali arrivate dai tavoli passati, ma non ha ancora programmato la sanità futura, tanto che i tecnici chiedono la trasmissione della bozza di Programma Operativo 2022-2024. Criticità non da poco, che rischiano di diventare insuperabili, nonostante le risorse disponibili e quelle aggiuntive arrivate per affrontare l’emergenza Covid”

Sotto la lente d’ingrandimento sono finiti tutti quei settori messi in crisi negli ultimi due anni anche dalla pandemia. Dal calo delle assunzioni fino ai parametri sanitari in caduta, passando anche dal sempreverde tema del punto nascite di Sulmona.

La prima denuncia che arriva dall’opposizione regionale riguarda il Programma operativo del biennio 2019-2021, etichettato come “non assentibile” in mancanza di un aggiornamento post-Covid. Un documento non idoneo con integrazioni che non rispettavano i parametri. Quasi dimezzati, inoltre, i numeri della prevenzione. Gli screening oncologici della cervice sono passati al 18,4% dal 30,9% del 2018; quelli per le mammografie si attestano al 25,3% rispetto al 48,8% dello stesso anno.

Numeri pesanti arrivano dagli organici sempre più carenti per quanto riguarda la stabilità dei ruoli. Se da un lato si passa dai 712 impiegati a tempo determinato del 2019 ai 2.040 del 2021, dall’altro c’è una progressiva riduzione dei contratti a tempo indeterminato, con la discesa dai 13.712 del 2019 ai 13.555 di oggi. . Sono stati invece 1.391 i contratti cessati nel 2020 e 1.486 per il 2021. Si sconta la perdita di 53 unità del personale a tempo indeterminato rispetto al consuntivo del 2019, ma spicca il ricorso ad assunzioni a tempo determinato che sono 662 e quello a co.co.co e altre forme contrattuali flessibili con 609 contratti.

“La voce più preoccupante – a detta dell’opposizione – riguarda l’ingente disavanzo di gestione dei conti della sanità e che oggi trova una certificazione ministeriale: 107 milioni di euro non coerenti con il Piano di rientro, né con le risorse programmate, si legge nel documento che sottolinea quanto i Tavoli esprimano preoccupazioni in merito alla tenuta della programmazione di cui al Piano di rientro della Regione Abruzzo, perché il disavanzo strutturale rimarrebbe tale e immutato, non sanato. Alla Regione i tecnici tornano a chiedere la documentazione inerente le coperture al fine di permettere una compiuta istruttoria e definiscono le azioni di intervento previste insufficienti a determinare un recupero delle inefficienze del sistema, invitando l’Ente ad assicurare l’equilibrio economico programmato e a ripianare le perdite, agendo da sprone alle Asl specie per quelle datate. I tecnici lamentano che il Programma operativo 2019/21 trasmesso dalla Regione manca di prospetti analitici e programmati agli anni di riferimento che hanno reso impossibile effettuare un controllo puntuale degli importi rappresentati.

Alla Regione Abruzzo sono state assegnate risorse correnti per 79,751 milioni di euro in base a diversi decreti legge del 2020, alle quali se ne aggiungono altre in arrivo dopo il Covid, ma il Ministero ha richiesto diverse assicurazioni sull’andamento dei costi rendicontati e sulla coincidenza alle prestazioni erogate in emergenza nel 2021. Tutto ciò perché le cifre risultano più alte in determinati campi se paragonate a quelle di due anni fa. Insomma, un modo per comprendere come la Regione Abruzzo abbia gestito la pandemia. “Di fatto – prosegue l’opposizione – la Regione ha in cassa risorse che non può spendere, finché non vara gli atti programmatori relativi, soprattutto per quanto riguarda gli investimenti in edilizia sanitaria, perché sulle spese correnti i soldi sono già spesi: il ripiano dei 107 milioni richiede lavoro e una programmazione credibile, quella che il Ministero reclama”.

A ciò si aggiunge il futuro ancora incerto del punto nascita di Sulmona che continua a rimanere attaccato alla bombolo d’ossigeno delle deroghe senza una reale programmazione a lungo termine.

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