Sanità ridotta all’osso. Di Rienzo chiede confronto con la Verì

La crisi sanitaria della Valle Peligna è stata messa nero su bianco, e spedita all’assessore regionale alla Sanità, Nicoletta Verì. Un elenco di criticità e disagi stilato dalla mano della consigliera comunale, nonché medico operante, Caterina Di Rienzo, la quale ha richiesto alla Verì un incontro, quanto prima possibile, per trovare una soluzione alle gravi carenze in cui versa l’intero territorio.

I disservizi, d’altronde, non sono pochi. A partire dalla carenza di personale medico nel centro trasfusionale, nel servizio di logopedia e nella neuropsichiatria infantile. Nel primo caso, inoltre, resta in servizio un solo medico che, oltretutto, fa spola tra Sulmona e Avezzano.

Resta l’affannoso problema delle interminabili liste d’attesa per le prestazioni sanitarie. Le visite endocrinologiche, secondo quanto riportato dalla Di Rienzo, arriverebbero anche a 33 mesi di distanza dalla prenotazione. La stessa consigliera rimarca la necessità di dirigenti medici da assegnare tramite procedura concorsuale per i reparti di rianimazione, cardiologia, ortopedia e dialisi.

La carenza di professionisti si fa sentire anche in pronto soccorso, dove spesso opera un solo medico di turno. Il reparto oculistica che grazie alla buona volontà di qualche medico ottiene buoni risultati, ma per l’indisponibilità di presidi sanitari necessari a effettuare gli interventi chirurgici (come ad esempio la cataratta) vede rallentare l’attività.

Non mancano i disagi per le persone anziane, e non solo, che devono accedere al CUP per effettuare prenotazioni degli esami ematochimici, e strumentali, e di visite specialistiche. Persone che, soprattutto nelle stagioni sfavorevoli dal punto di vista climatico, sono costrette a lunghe attese al freddo e alle intemperie, perché non c’è neanche una tettoia nell’area antistante il CUP. I medici di medicina generale lamentano il disallineamento dei loro programmi gestionali con quelli utilizzati dal personale del CUP, ciò genera gravi disagi all’utenza. A tutto ciò si aggiunge anche la grave crisi in cui versa la pediatria territoriale. A seguito del pensionamento di due pediatri sul territorio, sono 1.400 i bambini rimasti senza medico.

Una lista di disservizi senza fine. Gemella delle interminabili liste d’attesa per le prestazioni sanitarie.

3 Commenti su "Sanità ridotta all’osso. Di Rienzo chiede confronto con la Verì"

  1. Paghiamo la sanità per poi andare al cup e ti dicono: dermatologia sono chiusi appuntamenti fino a fino luglio ecografia a dicembre a castel di Sangro , L’Aquila insomma in gita turistica. Immaginate una persona con disabilità, deve essere accompagnata, con costi di benzina e accompagnatore che deve chiedere giorno al lavoro. E questa la sanità pubblica? Siamo costretti a pagare 2 volte la sanità nazionale e la privata.Poveri noi!!!

  2. Perché i geni che stanno in regione sanno bene che devono dare la pappatoia alla sanità privata…vi pare normale che per istallare la risonanza magnetica un altro po devono chiamare qualche scienziato a Boston? E questi vorrebbero pure costruire degli ospedali quando non riescono neanche a fare l’ordinario??? Meno male che mancano meno di 365 gg al voto in regione…mi raccomando votateli ancora sti scienziati…

  3. Concorsi si devono aprire i concorsi . La politica locale deve premere in regione , se non si riesce e perché non c’è peso politico .

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