Santa Chiara, la gradinata benedetta e l’altra faccia dell’ordinanza

Per una gradinata che torna, un divieto che arriva, o che potrebbe piovere a breve sulle teste dei cittadini.

Ebbene, se dopo anni di transenne, cartolina che ha accompagnato un decennale di Pasque, corse e sfilate giostranti, mentre la scalinata di Santa Chiara è pronta ora a mostrare il suo bianco pietra della Majella con tanto di benedizione-inaugurazione, da Palazzo, l’assessore Nicola Angelucci, alle prese con la presentazione dell’opera, lancia il no dell’amministrazione rivolto ai cittadini, a consumare sulle gradinate monumentali.

Un no che lascia perplessi, perché a parte qualche effetto della movida, nello specifico, lungo palazzo dell’Annunziata, per i monumenti e per la città sembrerebbero ben altri i problemi, oltre le bottiglie per capirci. Qualcuno fa notare le macchie non proprio da cocktail sulla pietra, ma soprattutto a catalizzare l’attenzione è la folta vegetazione rampicante e non, cresciuta e pasciuta attorno al complesso monumentale.

Insomma niente gelato, niente morsi ad un panino o una birretta con gli amici, niente scalette,  neppure se il gestore del locale, negli anni, ha svolto una pulizia quasi maniacale, ordinando anche aree non di sua competenza ma pubbliche, spazzando e conferendo rifiuti, assicurando la pulizia.

Parliamo dello storico Bar Medioevale “Gaeta” da dieci anni gestito da Alessandro Candido, ecco 10 anni di gestione di cui 9 con  i presidi di sicurezza a vista, lavori partiti, stoppati, ripartiti e transenne a controllare Santa Chiara. Un locale in cui da sempre, i ragazzi hanno riempito quelle gradinate. “Da 10 anni pulisco ogni santa sera la scalinata e lo faccio così bene da non necessitare dell’intervento degli operatori ecologici e ora si pretende anche di non versare gocce di bevande che potrebbero cadere dall’aranciata di un bimbo. Il commerciante, non guarda solo al suo giardino, parla da cittadino e pensa anche ad altre attività, così la gelateria piena di bambini, piccoli clienti che ora rischiano un ennesimo no, come se non ne avessero già di limitazioni tra scuole, palestre e mense.

Una città di divieti, ordinanze, di spoliazioni, una Sulmona ingolfata, ingessata. E proprio sulla gradinata bianco Majella spiega Alessandro “puntano gli obbiettivi, su una scalinata che hanno lasciato all’abbandono per 10 anni gridando allo scandalo perché a qualcuno è caduto un bicchiere”. Insomma il degrado sarebbe altro, andrebbe rivisto il concetto di incuria così come “le opere incompiute, zone verdi assolutamente abbandonate, da tonnellate di transenne e nastri bianco rossi, da musp al posto delle scuole, da palazzi storici in stato decadente e questi stanno a pensare e hanno il coraggio di denunciare la caduta di una bevanda su una scalinata che loro stessi hanno lasciato marcire per anni”. Si domanda come avverranno i controlli, come si farà a capire che quelli seduti sulle scalette, non sono clienti del suo bar ma magari due turisti rilassati intenti ad ammirare la bellezza di piazza Garibaldi con un pranzo al sacco.

L’invito del commerciante è alla coerenza,  “certo – specifica –  per chi sbaglia ci sono sanzioni, ma in una città abbandonata, soffermarsi su una possibile goccia o macchiolina è davvero esagerato, sta diventando un luogo di controlli e divieti”. A pagare il prezzo, oltre gli esercenti senza l’eventuale spazio a sedere, i più giovani e i bambini. Uno spunto alla riflessione e forse un monito ad avere più cura e a sanare quelle disattenzioni da parte di chi quel bene comune dovrebbe amministrarlo e garantirlo.

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