Se una notte d’autunno un viaggiatore

Mentre nella sala riunioni il movimento “Che fare” discute sui destini del centrosinistra, all’Hotel Meeting Santacroce i corridoi si riempiono di un viavai di turisti, viaggiatori. Accenti e cadenze laziali e campane. Dialetti meridionali del barese e del foggiano. Cassino, Caserta, Nola e altre città del Mezzogiorno d’Italia rappresentate da visitatori curiosi.

Tutti, o quasi, con una busta di confetti tra le mani. Da alcune si scorge qualche creazione a tema floreale. Il miglior souvenir da riportare a casa, secondo solo a un’opera di Ovidio che, insomma, la si può trovare in qualsiasi libreria fisica e non, svalutandola. Di certo il ricordo più appropriato anche da mettere in valigia, per abbellire casa e assaporare il gusto tipico del capoluogo peligno. Meglio di una treccia di aglio rosso. Quella pure tipica del territorio, ma di certo più ingombrante da poggiare tra gli abiti nel bagaglio.

Sono un’ottantina di persone arrivate ieri. Inaspettato vedere un brulicare di turisti di questa portata in appena mezz’ora il 19 di novembre, senza alcun evento di richiamo in pieno autunno con un cielo plumbeo che piange a dirotto da dodici ore.

La calamita si trova sulle rotaie di quella stazione bombardata circa ottant’anni fa. Tra i binari di un tracciato riscoperto che sta facendo la fortuna dell’intero comprensorio. Il richiamo è forte tanto quanto è antica quella strada di metallo e ruggine. Tanto quanto il fischiare del treno.

Sono tutti qui per la Transiberiana d’Abruzzo, o meglio d’Italia ma riscoperta nelle terre dei peligni. E non è servita chissà quale grande strategia di marketing per portarli in carrozza. Il capogruppo ci dice che ha scoperto la transiberiana tramite un collega di Roma. Il passaparola, la miglior forma di pubblicità che esista. Ancor meglio delle sponsorizzazioni sui social per farsi spazio tra il post di un influencer e una foto con una citazione rubata a Bukowski.

Hanno prenotato due mesi fa, perché altrimenti i posti non si sarebbero trovati. Prima per cinquanta persone. Poi per altre trenta, riempiendo così un intero vagone. Oggi partiranno da Sulmona in direzione Castel di Sangro. Andata e ritorno in giornata prima di tornare a casa. Intanto si sistemano nelle proprie stanze. Cercano l’ospitalità che gli abruzzesi, forti e gentili, possono regalare.

Non sanno se usciranno per la serata di sabato. Il tempo è alquanto incerto, e il centro città è lontano. Sulmona sono riusciti a visitarla solo in parte, sotto l’acqua scrosciante del pomeriggio. Una capatina al complesso museale che si trova all’interno della Santissima Annunziata e nulla più. Avrebbero voluto scoprire la storia che si cela dietro a ogni angolo del centro storico. Non gli sarebbe dispiaciuto perdersi tra i vicoli, ammirare qualche scorcio.

Sarà per la prossima volta, dicono. La città non è lontana e i costi non sono proibitivi. Nessuna polemica in merito alla tassa di soggiorno. “Si trova ovunque, anche da noi. E’ normale che ci sia”, rispondono quando gli si chiede cosa ne pensino a riguardo. Poi ci salutano, salgono in ascensore e si rintanano in stanza prima della cena. Oggi si sale in carrozza, con un treno che attira, traina, spinge il turismo anche in un triste pomeriggio di novembre.

Mentre nella sala accanto la politica si interroga su “Che fare”.

Valerio Di Fonso

13 Commenti su "Se una notte d’autunno un viaggiatore"

  1. Fabrizio Ronci | 20 Novembre 2022 at 07:50 | Rispondi

    Articolo di grande spessore

  2. Scommetto che sono tutti turisti tendenzialmente anziani, come tra l’altro gliinterroganti sul CHE FARE Siloniano. È lo stesso dramma senza tempo di queste zone interne:I giovani con i loro interessi ed il loro futuro sono altrove.Qui è tutto finito,la sola cosa DA FARE è andare a pagare in anticipo il funerale.

  3. Forse l’incanto di questo territorio è dato dalla sua genuina bellezza. Noi peligni siamo animali indomabili cone i lupi del Morrone

  4. Ma veramente caro Valerio dobbiamo gioire per quello che hai riportato nel tuo articolo?
    Pensiamo la stessa situazione in Trentino o similari …..
    Una tristezza un territorio bello, ricco per ambiente, cultura e per testimonianze storiche ma morto, morto per servizi, organizzazione turistica, trasporti, associazionismo professionale tra albergatori, B&B, musei, programmazioni culturali, cura del centro storico, presenza di guide turistiche!!!
    Non parliamo dell’urbanistica gli ingressi alla città, il verde pubblico, la regolamentazione per i cani nel centro, la gestione delle regole della convivenza notturna, la segnaletica, la cartellonistica ecc ecc !!!
    Potenzialità questo sì !!! il pezzo scritto andrebbe riorientato parlando delle potenzialità e di quello che occorrerebbe fare ed implementare
    La verità la verità è che siamo ad un livello di organizzazione turistica brutalmente arretrato .
    Uno studio, uno studio di marketing territoriale per capire e poi cercare di progettare. altrimenti tutti fatti da casuccia di periferia di paesotto che parla parla parla

  5. Davvero un bel l’articolo.
    Detto questo signor speranza condivido in parte quel che scrive ma qualcosa mi sembra si stia facendo. A partire dalla rimozione degli orrendi segnali stradali, le visite guidate che l’ufficio turistico organizza regolarmente, lo sforzo per l’è-Bike (attendiamo)…
    Voglio dire c’è tanto da fare ma anche qualcosa che è stato fatto, un cambiamento di mentalità che noto anche tra alcuni operatori (non tutti) del settore.
    Incoraggiamo anziché demolire

  6. Ancora una volta denota come sia urgente realizzare un terminal nei pressi del parcheggio della stazione tra l’altro già esistente. Si tratta solo di renderlo funzionale facendo sì che tutti i mezzi su gomma ne facciano scalo. Installare almeno un paio colonnine di ricarica veloce da 100kW,nom quei giocattolini che stanno per la città buoni per caricare la peg Perego di mio figlio. Installare un totem interattivo come punto informazione. Diamoci una svegliata.

    • Pendolare vero | 20 Novembre 2022 at 13:12 | Rispondi

      Che c’entra il terminal? E poi alla stazione in aperta campagna lontano da tutto!
      Sarebbe già più che sufficiente organizzare il trasporto urbano in coincidenza con i treni

      • Pendolare fake | 20 Novembre 2022 at 14:34 | Rispondi

        In aperta campagna? È lei si fa chiamare pendolare vero? Ma se la stazione dista al massimo 1 km dalla cattedrale di San panfilo. Di quale aperta campagna parliamo?

        • Si bravo. Vorrei vedere gli studenti provenienti tutte le mattina dai paesi del comprensorio peligno scaricati in un terminal in prossimità della stazione. Altro che un km a piedi per raggiungere le scuole superiori di Sulmona, oppure, vogliamo chiudere pure quelle e spostarle a Pratola?

  7. Kallikratis pagati pure il funerale ma non romp lu cazz alla gente.
    Sono gli sfigati come te, autoreferenziali con la puzza sotto al naso,tirchi e rosiconi che nuocciono a questa città. Dovresti essere soppresso come un 🐀 che sei.
    Vergugnt che cazzo vuoi dagli anziani? Zuzzo’ sciacqatt sa vocc

  8. … se una notte d’autunno un viaggiatore… decidesse di arrivare alla stazione di Sulmona, non troverebbe nessun treno che ce lo porta…

  9. Grande Antonio !

  10. vedo che alcuni miei concittadini sa solo criticare,iniziate a fare critiche inteliggenti e costruttive e non distruttive…io avrei una proposta per chi organizza e fa parte della TRANSIBERIANA D?ABRUZZO-ITALIA di mettere in commercio delle calamite della TRANSIBERIANA…io sono e adoro la mia SULMONA con i suoi difetti e con i suoi pregi che ci sono anche e viaggio spesso per L’ITALIA e EUROPA E MI RIPORTO SEMPRE LE CALAMITE DELLE ZONE VISITATE,non pensate che anche i fruitori della TRANSIBERIANA farebbero lo stesso???…C7SULMONA

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