Così placate le fiamme, è andata da quello che riteneva essere il responsabile del rogo e gli ha danneggiato la macchina: rotti gli specchietti, e poi i calci all’auto e le offese a lui ovviamente.
Alla fine è stata lei ad essere denunciata, per il reato di danneggiamento e molestie. Ipotesi di reato che si trova già sul tavolo del sostituto procuratore della Repubblica, Aura Scarsella.
La sua, quella della vittima, è stata una sentenza emessa ovviamente senza reali prove, ma per intuito. Una giustizia sommaria che ora le costerà cara.

Non tutto torna, infatti, nella dinamica dei fatti; ad esempio il perché quella Fiat Sedici, di proprietà di una terza persona, si trovasse a quell’ora di notte parcheggiata in quella strada, pur risiedendo il legittimo proprietario in tutt’altra parte del paese.
Prima di emettere sentenze, insomma, bisognerà capire movente, obiettivo e, ovviamente, trovare le prove. Solo allora eventualmente si potrà comminare la pena, che certo non potrà essere di pancia e di istinto, né una vendetta o una ritorsione.
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