
Sarà una settimana complicata per il sindaco di Sulmona Luca Tirabassi, perché la composizione della giunta è tutt’altro dalla campagna elettorale. Tutta baci, abbracci e passerelle. Ukulele e bimbi festanti. Perché ora, prima dell’inizio, c’è da decidere le posizioni di forza. Chi comanda dove e cosa. La guerriglia è più interna ai partiti che alla coalizione, ma sempre guerra è. A lanciare i primi missili è stata ieri Forza Italia, partito dalle tre anime in guerra. Quella della Taglieri, prima degli eletti negli Azzurri, quella dei “dininoniani” legati cioè alla sindaca di Pratola con Francesco D’Antuono e quelli dei “laportiani” che alla nipote, prima dei non eletti, della consigliera regionale Antonietta fa riferimento. L’uscita dei due consiglieri eletti ieri, che hanno proposto il loro assessore nella figura storica di Gaetano Pagone, non è stata digerita dall’apparato di partito: oggi a Sulmona verranno il provinciale Gabriele De Angelis e il regionale Nazario Pagano. L’obiettivo è di mettere ordine e richiamare nei ranghi gli Azzurri dissidenti, pronti, a quanto pare, anche a fare un gruppo a parte senza bandiera. Problema più di forma e immagine, che di numeri, per il sindaco Tirabassi che con il solo blocco dei meloniani e dei civici, può comunque contare su una maggioranza in consiglio. Certo però un divorzio prima delle nozze non sarebbe un buon segnale.
Anche perché l’aria in Fratelli d’Italia non è poi tanto più serena. I fedeli alla segreteria dell’altro Tirabassi, Mauro, non vogliono mollare posizioni di voto, ovvero in consiglio: la nomina di uno degli eletti nell’esecutivo, infatti, significherebbe dare diritto di voto ad Emanuela Cosentino, candidata in quota Rossi. Meglio, probabilmente, mettere lei sulla sedia instabile della giunta.
Meno problemi sembrano avere in pasdaran dei civici: lì si sa chi comanda e dà le carte e i primi dei non eletti, nelle rispettive liste (Noi Moderati e Sulmona al Centro) probabilmente non saranno neanche inclusi nella rosa da presentare al sindaco come assessori. Tanto più che c’è il “fardello” della quota rosa da rispettare, che senza la Taglieri in giunta dovranno essere i meloniani e i civici a soddisfare.
Sette giorni, anche meno, per decidere: non solo i nomi, ma anche le deleghe. Altro nodo intricato da sciogliere. Perché la medaglia non basta, bisogna vedere anche se d’oro, argento o piombo.
La serenata degli ukulele a palazzo San Francesco l’altro giorno è solo una sirena del consenso: governare e tutt’altra cosa.
… ehi … vi brucia ancora, e molto, per la sonora sconfitta…
Marco
brucia a chi ce lo ha stretto e illibato, solo a chi ce l’ha spanato non brucia piu’.
E quindi come si può ancora credere alla storiella di un’autonomia sulmonese?
Pur non avendolo votato, la citta’ ha scelto quindi lasciatelo lavorare e giudicheremo nel.mentre
Mio nonno diceva, il buongiorno si vede dal mattino ed io aggiungo, qua è notte fonda