“Smilitarizzare San Cosimo”, i pacifisti tornano alla carica

“Più si alza il livello dello scontro e più aumenta il rischio di essere coinvolti in un conflitto nel quale potrebbero essere usati tutti i tipi di armi a disposizione, comprese quelle nucleari. In questo scenario a correre i maggiori pericoli sono proprio quei territori in cui sono presenti importanti obiettivi militari. E la Valle Peligna, inutile negarlo, è uno di questi territori”.

Così l’associazione Activists  for Peace rilancia la battaglia per la smilitarizzazione di monte San Cosimo, il deposito militare che in questi giorni è meta continua di mezzi militari. Una battaglia che si ripropone nella sua attualità ogni volta che c’è una crisi internazionale la cui storia, d’altronde, è storia di guerra: sin dalla sua creazione alla fine degli anni Trenta, quando il governo fascista vi costruì il polverificio militare Dinamite Nobel, collegato con l’impianto di Bussi sul Tirino dove si producevano gas letali come l’iprite che Mussolini usò nelle sue guerre in Africa. Lo stabilimento di Pratola venne bombardato e semi distrutto dall’aviazione anglo-americana il 27 agosto 1943 provocando 9 morti. Nella stessa incursione perirono alla stazione di Sulmona 104 civili. Poi nel 1985, ricordano i pacifisti, venne allargata da 100 a 200 metri la cosiddetta fascia di rispetto militare per “l’accresciuta capacità del deposito” disse al tempo il ministro della Difesa Spadolini. E ancora nel 1986, durante la crisi con la Libia, venne indicato da Gheddafi come uno dei tre obiettivi sensibili in Italia.

“Oggi, con la guerra in corso in Ucraina, si ripropone la domanda alla quale nessuno finora ha voluto dare una risposta – continuano i pacifisti -: quali armi vengono tenute nascoste nelle viscere di monte San Cosimo? Oltre ad armamento convenzionale vi sono anche ordigni per la guerra NBC (nucleare, batteriologica e chimica)? Proiettili ad uranio impoverito? Scorie radioattive?”.

Restituire San Cosimo a fini civili e pacifici, come ad esempio un centro logistico della protezione civile, è quello che chiedono e tornano a chiedere i pacifisti: “Un obiettivo, questo, più volte perseguito in passato da comitati e associazioni – si legge nella nota dell’associazione – ma che, a causa della miopia della  nostra classe politica, non è mai stato portato a compimento. Ora più che mai occorre riprendere la parola d’odine del grande Presidente della Repubblica Sandro Pertini: ‘Si svuotino gli arsenali, si riempiano i granai”.

4 Commenti su "“Smilitarizzare San Cosimo”, i pacifisti tornano alla carica"

  1. Proprio ora che siamo tornati alla guerra fredda e gli Stati si riarmano escono i pacifisti a chiedere di svuotare San Cosimo.
    E come se chiedessimo ad uno stabilimento balneare di spicchettare gli ombrelloni a giugno. Andava fatta prima la protesta. O meglio bisogna protestate contro il principio generale del riarmo. Non solo sull’effetto, perché se si spendono energie per costruirle, le armi da qualche parte vanno pur custodite.
    E in quale altro colle devrebbero mettere le armi? Nell’ermo colle a Recanati? A casa degli altri è sempre meglio….

  2. Ma fino a mo’ ando’ stavate? Ci si ricorda dell’ombrello solo quando piove?

  3. Riempire i granai, certo. Se l’uomo non fosse un guerrsfondaio di natura si potrebbe fare, invece occorre riempire gli arsenali se vogliamo vivere in pace (Si vis pacem para bellum dicevano i latini). E visto che uno è qui a due passi bisognerebbe ampliarlo e aumentare i militari in servizio. Vedessi mai che anche l’economia del circondario ne guadagna.

  4. Mi chiamo Antonio | 25 Marzo 2022 at 14:28 | Rispondi

    … dalla notte dei tempi è stato sempre l’aratro a tracciare il solco di semina… ed è stata sempre la spada a difenderlo.
    Arsenali e granai: il grande problema Italiota… è che li abbiamo vuoti tutti e due.

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