
A chiedere tempo per la riunione per l’approvazione del metanodotto Sulmona-Foligno è anche la senatrice pentastellata Gabriella Di Girolamo, le cui parole fanno eco a quelle dell’Amministrazione sulmonese che ha chiesto un rinvio dell’incontro indetto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. La Di Girolamo, come anche il sindaco Gianfranco Di Piero, si appiglia a gran voce allo studio sulla sismicità del tracciato condotto dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia che ad oggi manca.
Quest’ultimo risulta un elemento decisivo, considerando soprattutto l’area peligna e l’elevato rischio sismico al quale è soggetta. Inoltre lo studio sismico fu già promesso alla senatrice del Movimento 5 Stelle nel luglio 202 da Stefano Patuanelli, che allora ricopriva il delicato ruolo di Ministro dello sviluppo economico
“Le preoccupazioni espresse in passato – commenta la Di Girolamo – sono state ribadite anche nella mozione che ho voluto presentare a giugno del 2021 per impegnare il Governo a rivedere completamente l’opera, anche con una nuova procedura di valutazione di impatto ambientale dell’opera nella sua interezza – invece che per singoli tratti – fino a prendere in considerazione l’opzione zero, cioè la possibilità di annullare del tutto un progetto che più passa il tempo e più si manifesta inutile, obsoleto, costoso e dannoso”.
La Di Girolamo si aspetta anche il sostegno delle altre realtà interessate dall’attraversamento del metanodotto, ribadendo che la rete esistente per il trasporto del gas ha già dimostrato di non aver bisogno di ulteriori ritocchi, poiché il fabbisogno massimo di gas in Italia avvenne nel 2005 con 84 miliardi di metri cubi di gas che negli anni sono diminuiti.
“Ulteriori investimenti sarebbero un inutile ed ulteriore incremento di spesa che graverebbe sulle bollette pagate dai cittadini – conclude la Di Girolamo – Come già fatto in passato, resto al fianco di cittadini e Amministrazioni locali, a partire dalla Città di Sulmona, che sarebbe fortemente danneggiata dal metanodotto”.
Sono del parere che oggi come oggi, e lo si sa già per certo, la Snam e loro simpatizzanti, tirerà in ballo: 1) La necessità della diversificazione delle forniture, che già ci è venuto a costare 5 volte il prezzo di gennaio 2021; 2) In futuro (quando poi non si sa) il gas lascerà il passo all’idrogeno che sarà comunque estratto sempre dal metano (per una questione di prezzi e tecnologia più avanti rispetto ad altre); 3) Saremo (la Snam) l’hub dell’Europa e che vuoi perderti l’affare per il Paese (e invece la Snam)?
Cara senatrice, credo abbia fatto il buco nell’acqua (o nel metano), l’aver indicato la soluzione del bloccare la realizzazione dell’opera al solo parere dell’INGV, che certamente ha il suo peso tecnico-scientifico ma non decisionale (e lo sa benissimo che chi autorizza sono ALTRI), ma l’errore “più” madornale (almeno temporalmente) l’ha fatto nel focalizzare i diminuiti consumi del Paese Italia (sicuramente veri), senza dire che il metano (quel poco che ora si consuma) viene da metanodotti che attraversano altre nazione, e il favore, va pur sempre ricambiato, come qualcosa pur si dovrà consumare nella nazione. Semmai ci se la farà e la vedo difficilissima, si potrà optare solo per un cambio tracciato e purtroppo credo poco nella non edificazione della stazione di spinta, sempre per limiti tecnico-impiantistici.
Non favoleggiamo sulla produzione d’idrogeno in vallata che già si sono identificate le zone e altre bugie farebbero solo del male a una zona che ormai potrebbe, anzi dovrebbe ottenere l’oscar per le promesse mai mantenute… da decenni (anzi secoli) qui solo chimere poi magnificamente esportate e “ASPORTATE” e diventate realtà altrove con le positive ricadute sul territorio… nemico!