Snam, FdI giustifica Marsilio: “Governo unico responsabile”

Contro il metanodotto ma dalla parte del Presidente Marsilio. La posizione della sezione sulmonese di Fratelli d’Italia è tanto netta quanto scontata. Impensabile denunciare l’assenza del massimo vertice regionale nell’incontro di ieri con il MISE per decidere delle sorti del gasdotto Snam. Altrettanto impossibile schierarsi contro gli interessi della comunità sulmonese. Ecco dunque che FdI Sulmona punta il dito contro il Governo, vero responsabile a detta di FdI dell’opera di Snam. Ecco dunque che il gruppo giustifica in un certo senso l’assenza di Marco Marsilio nell’incontro di ieri.

“L’unico soggetto titolato a impedire l’esecuzione dell’opera è il Governo – scrive FdI Sulmona in una nota a firma di Mauro Tirabassi, Vittorio Masci, Salvatore Zavarella e Sandro Ciacchi – che ritenendola strategica e di importanza nazionale, ha consentito anche di superare le previsioni urbanistiche previste per quella zona. Solo il Governo può modificare tale orientamento così da impedire il previsto intervento. Ed i 5Stelle che se la prendono con la Regione dovrebbero rivolgersi al loro ministro della transizione ecologica che nulla ha eccepito”.

“Non accettiamo – evidenzia FdI Sulmona – che i cittadini della Valle Peligna vengano presi in giro da un centrosinistra che a Roma acconsente alle scelte del governo sul metanodotto Snam e che sul territorio finge di contestarle”.

17 Commenti su "Snam, FdI giustifica Marsilio: “Governo unico responsabile”"

  1. LA VERITA
    “L’unico soggetto titolato a impedire l’esecuzione dell’opera è il Governo”
    questa è l’unica VERITÀ,PUNTO!
    TUTTE LE ALTRE FANTASIE CHE GIRANO SU QUESTO SITO NON ALTRO CHE SONO CAVOLATE!
    dal percorso fatto dall’orso, ai resti archeologici, zona ad alto rischio sismico, il gas metano ci basta e ci basterà nel futuro, facciamo un ricorso al TAR, ecc ecc sono solamente frutto di una scarsa visione della realtà!
    il gasdotto è un opera strategica per la futura vita nel ns paese, checché dicano i vari comitati che probabilmente avranno altri veri interessi(probabili economici)
    NOI VOGLIAMO IL GAS METANO
    SI AL GASDOTTO
    SI ALL HUB

    • hai ragione, se stavamo appresso a questi cretni dei comitati non avremmo mai avuto nemmeno le ferrovie e le autostrade!!!

  2. James George K.L. jr, condannato a morte e detenuto nel carcere di San Quintino, gridava : “VOGLIO IL GAS! VOGLIO IL GAS!”. Nelle osservazioni al piano decennale Snam 2020 – 2029 l’ENI (Ente Nazionale Idrocarburi) ha scritto che non condivide la realizzazione della Linea Adriatica, di cui fa parte di Metanodotto Sulmona Foligno, perché si tratta “di investimenti che non sono necessari a garantire il soddisfacimento della domanda nazionale”. Qualora si dovesse realizzare ugualmente l’opera, aggiunge l’ ENI, i “i costi verrebbero recuperati in tariffa in 40/50 anni” ed essi “si farebbero gravare interamente sui consumatori italiani”. Non si parla di bruscolini ma di 2 miliardi e 338 milioni di euro. Questo lo dice l’ENI, da cui è nata la Snam, e non quei “cretini dei comitati”. Ah, dimenticavo : la bisnonna della mia nonna diceva, se non ricorso male, “la mamma degli ignoranti è sempre incinta”.

    • ignorarefamale | 19 Giugno 2022 at 15:31 | Rispondi

      infatti tua nonna aveva ragione, si vede da quello che scrivi..
      Ille nihil dubitat qui nullam scientiam habet.

  3. Mi chiamo Antonio | 18 Giugno 2022 at 00:44 | Rispondi

    … per chi fosse interessato, allego il seguente link:
    https://www.arera.it/allegati/operatori/pds/PdS2021_controdeduzioni.pdf
    In evidenza a pag. 5 e pagg. 15/20 quello che potrebbe interessare… evidenzio che a pagina 19, l’ENI afferma: “ In particolare, tenuto conto che il costo complessivo a vita intera dell’intero progetto nuova “Linea Adriatica” ammonta a circa 1,9 miliardi di euro, emerge l’esigenza che ne sia valutata l’effettiva necessità e opportunità prospettica…”
    Quindi 1,9 miliardi… e non 2 miliardi e 338 milioni di euro.
    SNAM Rete Gas, nel merito dell’utilità, risponde così:
    “ L’investimento “Linea Adriatica” è finalizzato a rendere disponibile nuova capacità di trasporto nei punti di entrata da Sud per circa 24 MSm3/g in relazione a eventuali nuove iniziative di approvvigionamento che dovessero svilupparsi dalla Sicilia e dal medio Adriatico. “
    Comunque, alla luce di quello che sta succedendo, sarebbe quanto mai opportuno richiedere all’ ENI la riconferma delle osservazioni formulate nel 2021…
    Fino ad oggi, l’Italia ha beneficiato del gas proveniente dalla Russia attraverso il gasdotto che entra principalmente dall’Hub di Tarvisio attraverso i confini dell’Austria, e in misura minore dagli Hub di Passo Gries Verbania) e Gorizia.
    Com’è, quando il gas proveniente dalla Russia entra in l’Italia attraverso i gasdotti che attraversano i paesi Europei ci va bene… e invece quando il gas approvvigionato dai paesi del mediterraneo lo dobbiamo veicolare verso gli altri paesi Europei attraverso i gasdotti provenienti dall’Italia… non ci va più bene e facciamo di tutto per non potenziarli?
    Siamo italiani… e non ci smentiamo mai!
    … do ut des… dicevano i latini…

  4. Gentile signor “mi chiamo Antonio” vedo che lei è informato ma non abbastanza per salire in cattedra e dare lezioncine. Se lei ha la cortesia di andare sui Piani decennali Snam troverà che nel Piano 2022 – 2031, cioè l’ultimo, a pag. 70, è pubblicata una tabella in cui si legge che il costo complessivo della Linea Adriatica (centrale di Sulmona compresa) è di due miliardi e 338 milioni di euro. C’è inoltre scritto che essa entrerà in esercizio nel 2034. Sì, duemila e trentaquattro. Le sembra logico che una infrastruttura cosiddetta “strategica” possa entrare in esercizio tra 12 anni, quando l’Italia, insieme agli altri Paesi europei, dovrà aver raggiunto – riducendo drasticamente l’impiego dei combustibili fossili, tra cui il gas – il 55% in meno di emissioni di CO2? Quanto al “veicolare il gas verso altri Paesi europei”, si documenti meglio. L’Italia non può veicolare un bel niente. A malapena riuscirà a trovare gas, per il proprio consumo interno, da sostituire a quello russo. Figuriamoci se è in grado di rivendere metano ai Paesi del centro Europa. I quali, peraltro, già stanno provvedendo per conto loro. Come del resto è logico.

    • credo che lei ha scarse notizie tecniche e commerciali su questa situazione. il TAP Gasdotto Trans-Adriatico (4000 km) è stato completato ed in corso il raddoppio della condotta.
      il gas è arrivato in Puglia per ‘scorrere’ nelle nostre condotte SNAM.
      uno dei ‘pezzi’ finali di questa eccezionale e strategica opera internazionale e un piccolo gasdotto di scarsi 700 km (da Massafra in Puglia a Minerbio, Bologna) per potenziare il nostro territorio e dei ns vicini (Molise, Marche Emilia) e per assicurarci la fornitura di questo prezioso gas naturale in tempi di razionamento (tempi di guerra, oggi è stata dimezzata la fornitura dalla Russia…)
      la riduzione della co2 è un obbiettivo ma vale solo se si fa a livello mondiale, Cina compresa.
      i tempi previsti(12 anni per i 4 lotti) sono stati stimati per assicurare che l opera sia sicura e non stravolga l ambiente che attraversa.
      vedi il percorso in Puglia https://www.panorama.it/news/cronaca/tap-tanto-rumore-per-nulla

  5. Mi chiamo Antonio | 19 Giugno 2022 at 06:39 | Rispondi

    Gentile uno a caso… è Lei che non ci capisce nulla e fa solo “ propaganda talebanizzata” e le lezioncine ce le vuole dare lei caro professorino, io ho risposto nel merito al suo post… ( Uno a caso | 17 Giugno 2022 at 18:15 “ Nelle osservazioni al piano decennale Snam 2020 – 2029 l’ENI”)… o non riesce a capire nemmeno quello che ha scritto?
    I metanodotti non servono per rivendere il gas, ma per veicolarlo, di comune accordo tra loro, alle nazioni che lo acquistano presso gli HUB di produzione… e per questo “transito” sono previsti i relativi ristori.
    A noi il gas COMUNISTA non c’è lo vende l’Ucraina ma la Gazprom di Putin, agli Ucraini per il transito del gasdotto sul loro territorio gli vengono pagati circa 4,5 miliardi di euro all’anno dalla stessa Gazprom.
    Ma vedo che su questo punto fai finta di non capire… sorvoli… se l’Austria, tanto per citarne una a caso, avesse ragionato come Lei, caro professore, bloccando la costruzione dei metanodotti verso l’Italia, il gas “ COMUNISTA” ce lo saremo scordati e non avresti potuto stare al calduccio in inverno, cucinarti e farti la doccia.
    Però noto che alla fine del tuo discorso cominci a vederci meglio, quando affermi che a malapena riusciremo a trovare il gas per il consumo interno italiano, forse ti spaventa un possibile razionamento nelle lunghe e fredde giornate invernali?
    Ed è anche certo che ogni nazione per conto proprio provvederà a cercare e comprare il gas, noi lo facciamo attraverso lENI, ma poi questo necessariamente dovrà transitare sulla rete dei metanodotti Europea per farlo arrivare a destinazione.
    E l’ Italia non può interrompere il rafforzamento e l’adeguamento di questa rete comune.
    A proposito sai che bella pacata di miliardi ogni anno la stessa ENI riversa nelle casse dello Stato… non solo tasse ma anche diversi miliardi di dividenti in quanto partecipata.
    È notizia di queste ore, che visto il calo di erogazione del gas COMUNISTA che passava attraverso l’HUB di Tarvisio, l’Italia sta risolvendo comprando gas dai paesi scandinavi e che entra attraverso l’HUB di Gries – Verbania… metanodotto che transita dalla Francia.
    E per favore finiamola con le solite menate buoniste sulla riduzione della CO2… non ci facciamo male da soli avvantaggiando le nazioni più fortemente inquinanti… che se la ridono.

  6. Gentile signor nessuno, io porto dei fatti e dei dati e lei risponde con degli insulti. A mia volta non mi permetterei mai di dire che “lei non ci capisce nulla” ma mi pare che lei sia molto ferrato in materia di geopolitica del gas. Oltre che dalla Russia ( 29 miliardi di metri cubi) l’Italia importa quasi tutto il resto del metano che consuma dai tre metanodotti del sud (Algeria, Libia e Arzebaijan) e dai tre rigassificatori esistenti (Livorno, Panigaglia e Porto Viro). Il nostro Paese non esporta nulla in Europa, perché tutto il gas che prende dall’estero lo utilizza per il consumo nazionale. Quindi l’esempio dell’Austria non c’entra niente in quanto l’Italia non è un Paese di transito per il Centro Europa. Il problema che ha l’Italia oggi è quello di trovare i quantitativi di gas da sostituire a quello proveniente dalla Russia e l’amministratore delegato di ENI Claudio Descalzi proprio ieri ha dichiarato che “anche con lo stop al metano russo supereremo l’inverno”. Come? Con gas aggiuntivo dalle fonti esistenti. Nel dettaglio ( è sempre Descalzi che parla) : dall’Algeria 8-9 miliardi di metri cubi in più, dalla Libia 1-2 miliardi in più, dall’Arzerbaijan 1-2 miliardi in più; dai rigassificatori (GNL) : Qatar 2 miliardi in più, Egitto 1 miliardo in più, Stati Uniti 2-3 miliardi in più. Altri interventi : 2 miliardi in più dalla produzione nazionale, 2 miliardi in più dal risparmio dell’illuminazione pubblica e dal risparmio per il riscaldamento ( – 1 grado). Infine dal potenziamento delle centrali a carbone arriverebbero 5 miliardi in più. C’è inoltre da considerare l’incremento che verrà dalla fonti energetiche rinnovabili. Da passo Gries non è previsto nessun aumento perché da anni le importazioni dal Mare del Nord sono in netta diminuzione. Ma tutto questo ragionamento riguarda le fonti di importazione dall’estero. Il discorso sul nostro metanodotto Sulmona – Foligno ( che fa parte della Linea Adriatica di 430 chilometri) non c’entra un bel nulla con le fonti dall’estero perché riguarda le infrastrutture di trasporto e di distribuzione interna del gas (gasdotti, centrali di compressione e stoccaggi). Ebbene, tali infrastrutture sono sovradimensionate rispetto al gas che importiamo e consumiamo. La rete interna ha una capacità di oltre 115 miliardi di metri cubi di metano, mentre i consumi sono di 71,5 miliardi di mc (media degli ultimi 10 anni) e tenderanno a scendere per il prossimo futuro, tanto che la stessa Snam stima al 2030 un consumo di 60 miliardi di mc. Questo dimostra, come ha scritto l’ENI, che costruire la Linea Adriatica è inutile ed è un costo ( pari a due miliardi e 338 milioni di euro) che sarà pagato in bolletta dai consumatori italiani. Quanto alla favola secondo cui l’ENI riversa una “pacata di miliardi nelle casse dello Stato”, questo lo pensa solo lei perché l’ENI, da quando il prezzo del gas è schizzato in alto, prima col Covid e ora con la guerra in Ucraina, ha incamerato miliardi di extra profitti che ha tenuto tutti per sé. In merito alla CO2, il cui aumento è la principale causa del riscaldamento climatico, lo vada dire ai coltivatori della pianura padana, i quali con il Po in secca rischiano il collasso, che se la riduciamo ”ci facciamo male da soli”.

  7. Quanto detto sopra vale per il signor mi chiamo Antonio ma anche per il signor nessuno.

    • ipotizzo che vale anche per ‘nessuno’ si riferisce all’errore riportato su quello che ho scritto, ed in ogni caso non volevo offendere nessuno, parsi che a volte quando si scrive sui blog si va di fretta e non si ha la possibilità di correggerli..
      in ogni caso condivido le idee di ‘mi chiamo Antonio’ e assolutamente non condivido le sue idee, fatte da dati di fonte web presi solo per gradire il suo pensiero. i conti fatti solo sul totale non funzionano, occorre entrare nello specifico dei gasdotti.
      mi ripeto, la linea adriatica è necessaria perché in questo tratto di territorio la possibilità di gestire i nuovi flussi del gas dalla Puglia è impossibile!
      purtroppo in Italia ed in tutta l’europa il gas metano sarà necessario per i prossimi 30 anni ed anche per agevolare la transitazione verso i no fossili. salvo permettendo altri stati(canaglia) come la Cina e l’India che avendo più di tre miliardi di persone non hanno nessuna intenzione di abbassare le emissioni di CO2!

  8. Mi chiamo Antonio | 20 Giugno 2022 at 00:13 | Rispondi

    Non lo dico io, lo dicono i fatti, il dividendo ENI relativo al 2022 è stato fissato in 0,88 euro per azione…. lo Stato Italiano possiede una quota superiore al 30% del totale delle azioni ordinarie… fatti un po’ di conti, poi c’è l’incasso dell’IVA sul gas venduto… e prova a sommare il tutto…
    La tassazione sugli extra profitti per le imprese energetiche è passata dal 10 al 25% ( e si pensa di portarla al 40%)… e il governo li utilizzerà per pagare il bonus di 200 euro per il rincaro bollette.
    Questi sono i fatti e non chiacchiere… come tutte le polemiche e le stupidaggini asserite sul TAP di Melendugno… che trasporta proprio il gas proveniente dall’Arzerbaijan… e come quello in realizzazione dal maxi-giacimento “Leviathan “ scoperto al largo di Israele, con una riserva di gas pari a 600 miliardi di metri cubi, che approderà a Otranto passando per la Grecia, con la benedizione favorevole degli Idruntini, e che poi si collegherà alla dorsale adriatica per trasportare il gas in tutta Europa proprio per la diversificazione delle fonti di approvvigionamento… il tutto finanziato dalla Comunità Europea per 36,5 miliardi di euro… il resto è aria fritta… e solo aria fritta.

  9. Vedo che lei non ha elementi per contraddire l’argomento di fondo da me evidenziato, e cioè che il gasdotto Linea Adriatica ( di cui fa parte il Sulmona – Foligno ) è un’opera del tutto inutile. Come inutile sarà, qualora dovesse essere realizzato, il costosissimo gasdotto Poseidon che dovrebbe approdare ad Otranto (progetto approvato circa 20 anni fa ma mai realizzato), visto che un combustibile fossile come il gas sarà utilizzato sempre di meno per rispettare l’Accordo di Parigi del 2015. Le ho già ricordato che la stessa Snam prevede al 2030 un consumo di metano di 60 miliardi di metri cubi, rispetto agli oltre 70 di oggi. Il futuro è delle rinnovabili, non delle fonti fossili. Se ne faccia una ragione. Quanto all’ENI , nell’ultimo trimestre del 2021, la multinazionale degli idrocarburi ha visto crescere gli utili del 53%, ( pari a 3,8 miliardi di euro) dovuti soprattutto al balzo in alto del costo del gas a carico dei consumatori. Sono soldi che l’Eni dovrebbe restituire interamente ai cittadini per mitigare l’abnorme aumento della bolletta energetica (luce e gas). Ma non lo ha fatto e non lo farà.

  10. Mi chiamo Antonio | 20 Giugno 2022 at 09:23 | Rispondi

    … gli elementi per contraddirla li ha trovati la Comunità Europea finanziando le opere con 36,5 miliardi di euro… il resto sono solo chiacchiere supportate da pensieri e ideologie “ radicalizzati”…
    Il futuro, forse, sarà pure delle rinnovabili che al momento però ci costano una montagna di soldi per incentivarle, scaricati sulle bollette, circa 12 miliardi di euro all’anno, prova a leggerne una e se ne renderà conto… ma per adesso e per molti decenni a venire non possiamo fare a meno del Gas… si fermerebbe la produzione industriale… se ne faccia lei una ragione…
    Quanto all’ENI le ho già spiegato e non serve ripetermi… e con questo la chiudo qui perché sta diventando un dialogo tra sordi😁
    Lei si tenga le sue visioni… io le mie.

  11. I finanziamenti della Comunità Europea ai progetti basati su fonti fossili non contraddicono affatto quanto ho fin qui affermato. Sa chi decide , a livello europeo, quali progetti finanziare e quali no? E’ il gruppo ENTSOG al quale l’Europa ha delegato la scelta. E sa da chi è composto il gruppo ENTSOG? Dai rappresentanti delle compagnie del settore fossile. In pratica sono loro stessi che si attribuiscono il denaro pubblico, cioè di noi cittadini europei. Lei, inoltre, dovrebbe meditare su un altro dato. Secondo un dettagliato report di quattro organizzazioni non governative ( Europe Observatory, Friends of the Earth Europe, Food & Water Europe e Greenpeace) le cinque società petrolifere più grandi – BP, Chevron, ExxonMobil, Shell e Total – dal 2010 al 2018 hanno speso più di 123 milioni di euro per influenzare le decisioni dei legislatori europei (la cosiddetta attività di lobbying). Se si considerano anche gli altri gruppi di pressione collegati al settore dell’Oil and Gas la cifra sale a 250 milioni. Secondo : le fonti energetiche rinnovabili sono già oggi più competitive di quelle fossili (carbone, petrolio e gas) e non è affatto vero che per molti decenni ancora avremo bisogno del gas. Le ho già ricordato che la stessa Snam stima al 2030 un fabbisogno per l’Italia di 60 miliardi di metri cubi, mentre oggi è mediamente di 71,5 miliardi di mc. Dopo il 2030 il consumo di metano continuerà a scendere per rispettare l’impegno della neutralità carbonica entro il 2050. Questo le grandi corporation del fossile lo hanno capito molto bene, tanto che, sapendo di essere ormai sul viale del tramonto, stanno investendo massicciamente negli asset delle fonti rinnovabili, come il solare e l’eolico.

  12. Gentile signor nessuno, i dati da me evidenziati non sono affattp presi da fonti web ma da fonti ufficiali. Che nel 2030 l’Italia avrà una riduzione del fabbisogno di gas ( 60 miliardi di metri cubi contro i 71,5 di oggi) è scritto nel PNIEC (Piano Nazionale Integrato Energia e Clima). Come pure è scritto nei Piani decennali della Snam che il consumo di metano al 2030 sarà di 60 miliardi di mc, che la Linea Adriatica entrerà in esercizio nel 2034 e che costerà due miliardi e 338 milioni euro. La Linea Adriatica, se ne convinca, non è affatto necessaria. Le ho già ricordato che questo lo dice l’ENI. O lei ha informazioni più attendibili dell’ENI? Che in questo tratto di territorio occorra un nuovo gasdotto per gestire i flussi di gas provenienti dalla Puglia non risponde affatto al vero. E le dò una prova : mi sa spiegare lei perché dei due tubi che arrivano a Sulmona da Campochiaro (CB) uno è vuoto? E perché la Snam, pur avendo da circa 20 anni l’autorizzazione per il raddoppio del metanodotto Sulmona – Oricola, non ha mai cominciato i lavori? E poi, mi scusi, se la Linea Adriatica fosse così “urgente” e “strategica”, perché la Snam ne ha programmato l’entrata in funzione tra 14 anni? Quanto alla Cina le ricordo che è all’avanguardia nella produzione di pannelli solari e nella mobilità elettrica mentre noi in questi settori siamo molto indietro perché in balia degli interessi delle multinazionali del fossile che dettano legge a Roma e a Bruxelles.

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