SNAM, in duecento contro il gasdotto: “Distrutti reperti archeologici. Denunceremo alla Magistratura”

Le fattezze sono quelle di una ferita, di uno squarcio. Un qualcosa innaturale nella conformazione del territorio. Dal satellite i campi spogli del verde primaverile riescono a nascondere agli occhi i segni di una tela lacerata, mimetizzandola con i colori bruni di un inverno ancora lungo. Per comprendere, allora, è necessario scendere di qualche migliaio di metri, e approdare sulla vetta di Colle Mitra. Ecco, la prospettiva è più chiara: snodi di reti arancioni da cantiere, macchinari di movimento terra in azione, e una sensazione di ginocchio sbucciato nel vedere la vallata che sembra perforata da un proiettile.

Niente bossoli, perché il diametro dei tubi della centrale di compressione SNAM è ben più ampio, e la ferita ancor più profonda. Lo sanno bene i comitati i duecento attivisti venuti questa mattina da ogni parte d’Italia per manifestare contro il metanodotto che, giorno dopo giorno, prende sempre più piede in quel di Case Pente, a Sulmona. L’ennesima protesta di vent’anni di battaglie, di grida e di cartelloni, lasciati ai piedi dell’ingresso del cantiere.

Una fiumana di gente da Sulmona, Pescara e L’Aquila. Gruppi organizzati arrivati anche dalle Marche, dall’Emilia Romagna e dall’Umbria. Un dissenso che ha come fils rouge i 425 chilometri di lunghezza del metanodotto che da Sulmona arriverà fino a Foligno. Ma oltre quella cortina di gas c’è altro contro cui gli attivisti si scagliano: le politiche ambientali e di transizione energetica, il patrimonio archeologico attorno a cui serpeggia sotto terra il condotto di SNAM, e poi le leggi e i vincoli calpestati, secondo gli ambientalisti. Tant’è che i comitati stanno ultimando una denuncia da sporgere alla Magistratura per frenare i lavori, anche se c’è chi, anche tra le istituzioni, dà la battaglia per persa.

“Oltre trecento alberi di ulivo sono stati tagliati – spiega Mario Pizzola, a capo del movimento dei comitati cittadini per l’ambiente – per fare posto alle quattro linee che collegheranno l’impianto SNAM esistente con il cantiere. E’ un’opera che contrasta con tutto: con il cambiamento climatico, con l’ambiente e con la transizione ecologica. La centrale sarà costruita sui reperti archeologici trovati proprio dai sondaggi fatti da SNAM sull’area. Parliamo di tracce di quaranta capanne risalenti a 4.200 anni fa. Ed è tutto documentato dall’accesso agli atti fatto alla Soprintendenza. Queste tracce saranno distrutte con il placet del Ministero della Cultura. E con esse anche una villa romana con venti stanze e le centocinquanta tombe di epoca protostorica. Uno scempio inaudito contro cui battaglieremo davanti alla Magistratura”.

10 Commenti su "SNAM, in duecento contro il gasdotto: “Distrutti reperti archeologici. Denunceremo alla Magistratura”"

  1. effettivamente se ne parla poco …..ma invito chiunque proceda da Sulmona ad andare verso Pacentro o Cansano a voltarsi a sinistra appena dopo il cimititero .
    Impressionate ….un intero territorio squarciato ettari ed ettari completante scavati ….ma come caxxo si fa ?
    questo vuol dire stare in zona parco ???
    Ripeto …..voltatevi e guardate è veramente un immagine spaventosa quella che si presenta ….LA valle Peligna è una piccola conca lasciatela in pace

    • Krucco grazie del tuo commento, noi continueremo sempre a denunciare scempi e illeciti e a contrapporre la nostra resistenza, la nostra coscienza civile nei confronti di quello che appare una violenza e un’assurdità. Se non siamo un fiume di gente, John, partecipate con noi ai prossimi eventi di manifestazione di dissenso: si può essere sconfitti forse, ma sudditi MAI

  2. In duecento fanno una fiumana di gente ?

  3. 4 gatti per lo più pensionati viene riportato una fiumana di gente ma lasciateli lavorare quelli del metanodotto

  4. Aldo Loris Cucchiarini | 10 Febbraio 2025 at 00:09 | Rispondi

    Due milioni di alberi da tagliare, sradicare e non ripiantare. Perché lungo il tracciato non ci posso o essere alberi e perché non esistono in Italia vivai in grado di fornire neppure una parte infinitesima di quelli eventualmente necessari. E tutto con finanziamenti che, in un modo o nell’altro, dovremo ripianare noi cittadini e questa sarebbe un’ opera “sostenibile”…

  5. Quando avrete abbattuto l’ultimo albero, quando avrete pescato l’ultimo pesce, quando avrete inquinato l’ultimo fiume, allora vi accorgerete che non si può mangiare il denaro.

  6. … ti sei bevuta anche tu la storiella dei 2 milioni di alberi lungo un tracciato di circa 425 chilometri,?
    E insieme a questa storiella, chi ci crede, si beve anche la materia grigia.
    La larghezza media di esproprio di uno scavo per un metanodotto SNAM, è di 20 metri lineari.
    Quindi per ogni km. di lunghezza si espropria, e si occupa, una superficie di 2 Ettari di terreno… che diventano 850 Ettari per una lunghezza di 425 km.
    La dotazione di piante per una fustaia di Faggio o di Leccio con un età delle piante minima di circa 35 anni, si aggira sulle 800 piante per ettaro.
    Quindi per i 425 km di metanodotto, se tutti coltivati a fustaia di 35 anni di età, conteremmo meno di 700.000 piante. Se la fustaia avesse più anni, con belle piante alte più di 20 metri e con diametri maggiori, il numero scenderebbe sotto le 500.000 piante di alto fusto.
    Ma viaggiando da Sulmona a Minerbio, qualche tratto di superficie boscata si incontra… ma la maggior parte sono terreni coltivi… e non foreste Amazzoniche o… del nord del Canada.
    Quindi tutta ‘sta cagnara per nulla… e se nessuno avesse permesso il passaggio di metanodotti… saremmo stati costretti a scaldarci e cucinare ancora con la legna o il carbone… quando il gas non ci necessiterà più, nei tubi ci faremo passare l’acqua.

  7. Aldo Loris Cucchiarini | 11 Febbraio 2025 at 15:08 | Rispondi

    La larghezza della pista di scavo è di 40 mt. La snam dice che la riduce nei terreni boscati; vedremo.
    La regione Umbria (interessata dal gasdotto per c.ca 130 km) ha calcolato che nel proprio territorio il gasdotto comporterà l’alienazione di c.ca 800 ha di territorio. Probabilmente hanno considerato lo spazio occupato dalle strutture accessorie che dovranno essere disseminate sul territorio. A queste vanno aggiunte le strade e piste di accesso per far passare mezzi speciali, dove la vegetazione deve essere eliminata, ma queste ultime sono ignote e quindi non credo siano nel conto . Quindi la stima della regione è pienamente verosimile. Peraltro, appunto, nessuno sa quante piste accessorie dovranno essere realizzate sui terreni con pendenze forti o fortissime. Il numero di queste piste, necessariamente di grandi dimensioni, inciderà sensibilmente sul numero degli alberi da rimuovere. Il tracciato del gasdotto è appenninico, corre in prossimità del crinale, specie tra Marche ed Umbria. In tali aree vi sono ampie zone dove la copertura forestale è prossima o pari al 100 % della superficie. Lei parla di fustaie (in realtà, con le età da lei indicate si tratterebbe di giovani perticaie) , ma purtroppo l’area attraversata è interessata da cedui, fittissimi, con una densità media di 2000 piante /ha (in realtà saggiando in loco si riscontrano densità talvolta molto superiori). Inoltre si tratta di cedui prevalentemente di cerro, con qualche eccezione, come ad esempio un’area nei pressi di Gubbio ( dove si trova la Rovere). Di lecci, sul tracciato, non ci risulta traccia, ma magari cercando qualcosa si trova. In base ai dati di cui sopra, volendo mantenere un atteggiamento prudenziale, il calcolo è stato fatto tenendo comunque conto di una copertura forestale del 50%. Ne risultano 800 mila alberi da abbattere per la sola Umbria. Al netto delle sopra citate piste accessorie, che nessuno sa in che misura si renderanno necessarie. In ogni caso, il fatto che per l’intera opera si tratti di abbattere (ed eradicare) milioni di alberi è stato validato dalla autorevole ass.ne “i Gufi”, che raccoglie, tra gli altri, diversi docenti universitari, tra cui forestali.
    Inoltre se, come lei dice, se si trattasse di boschi ad alto fusto, pur essendo minore il numero di alberi da abbattere, il danno sarebbe ben maggiore, visto che le fustaie sono boschi più evoluti dei cedui (che delle fustaie sono delle riduzioni) ed hanno un valore ambientale diverso, molto piu’ elevato.
    Ma, e credo le sfugga, quand’anche fosse che si trattasse, come lei dice, “solo “ di 500 mila alberi o qualcosa di meno…le pare poco? Come si può affermare che “un’opera” che preveda un simile sacrificio (peraltro non compensabile in alcun modo) sia “sostenibile”?
    Lei afferma che ci siamo bevuti il cervello; afferma anche che nei tubi ci si può far passare l’acqua. Ecco, mentre la prima affermazione ha a che fare da un lato con la sua educazione di base e dall’altro con una certa superficialità (nonostante il nome “Cesar” sicuramente impegnativo), ma rimane nel campo dell’opinabile, la seconda affermazione sicuramente non corrisponde al vero: niente acqua nei tubi per il metano. Però, ritengo che si potrebbe provare col vino: verrebbe pieno di bollicine (tipo lambrusco); sono sicuro che lo apprezzerebbe.

    • Io bevo solo acqua, mi dispiace per Lei, ma soprattutto per il Lambrusco.
      Confondete la servitù asservita con lo scavo, e per questo non siete credibili, anche perché non sapete far di conto, sparate numeri a casaccio… l’esempio valeva per le specie di faggio e leccio, per la specie “ Quercus Cerri “ la dotazione media per ettaro è ancora più bassa per via delle chiome, e questo a valere anche per le altre specie tra cui Quercus robur, Fraxinus oxycarpa, Populus alba, Ulmus minor, Salix alba o Acer campestre.
      Ma di quali perticaie straparli… il turno medio di un ceduo di specie quercine è stabilito in 20 anni dalle Prescrizioni di massima di polizia Forestale (a proposito sai cosa sono?), un ceduo di quercia che non è stato utilizzato per 30 anni è considerato ceduo invecchiato e ne deve essere favorita la conversione all’ alto fusto… non a perticaia.
      E comunque il numero di 500.000 era solo un esempio per confutare i Vostri numeri completamente sballati… potrebbero esserci anche tratti di attraversamento in foresta… ma la media di territori boscati attraversati si riduce a poco più del 15% sull’intero percorso.
      Se vuoi posso darti una lezione di botanica e conservazione degli ecosistemi naturali sul “ campo” … e non a chiacchiere o con numeri al lotto come li date voi.
      Tra l’altro, le prescrizioni di progetto imposte alla SNAM da tutti gli Enti preposti, sono molteplici e stringenti, tra cui questa:
      “ Nelle aree con cenòsi di carattere naturale o seminaturale interessate dai lavori quali boschi di latifoglie, formazioni arbustive in evoluzione e filari monospecifici, appena ultimata la semina, si procederà alla ricostituzione della copertura arbustiva ed arborea.”
      Hai capito adesso perché non siete credibili e non vi segue nessuno?

  8. Per quanto riguarda poi l’attraversamento di boschi con notevoli pendenze… un esempio reale si può
    “ osservare “ de visu su google Earth, a partire da Sulmona e seguendo a ritroso il metanodotto già realizzato in passato proveniente da Molise, dove sono stati posizionati non uno ma due Tubi… di cui uno che dovrà proseguire per Minerbio.

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