Soldi e sanità: i diritti violati dei “borghi”

Li chiamano borghi, ma sono paesi. E la gente ci vive, non solo in vacanza. Anche e soprattutto quando, finiti i numeri in rosso sul calendario, i residenti tornano ad essere cittadini di serie B.

Perché tra i monti d’Abruzzo, nelle aree interne, i servizi sono un lusso, non un diritto. Elemosinati come concessioni solo quando le auto sono più dei parcheggi tra gli stretti vicoli ai piedi dei monti.

Oggi, così, sono tornati i contanti negli sportelli Atm di Campo di Giove, dopo una settimana di blackout, articoli di giornale e proteste ufficiali del sindaco.

Non si sono viste, invece, le ambulanze del 118, quelle medicalizzate, che da anni ormai, cittadini e istituzioni, chiedono alla Asl di ripristinare.

A Pescasseroli, Opi, Villetta Barrea, Civitella Alfedena, Barrea, solo per citare quelli dell’Alto Sangro, se ti senti male, male resti. Sperando di arrivare in tempo a Castel di Sangro, se basta, o a Sulmona, che non sta proprio dietro l’angolo.

Oggi cinquecento firme, raccolte in soli due giorni dalla Cgil, sono state spedite al prefetto dell’Aquila, al direttore della Asl e all’assessora regionale alla Sanità, per chiedere che torni un medico tra i monti.

“Questo costringe una intera comunità all’assenza di un servizio fondamentale che garantisca un adeguato intervento in caso di emergenza e/o di urgenza – scrive il sindacato -. Parliamo di un comprensorio, quello del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, che esprime una importante esigenza sanitaria legata alla sua vocazione turistica, con una considerevole presenza di turisti in tutti i mesi dell’anno, appassionati della montagna e della natura. Un comprensorio che ha vissuto in questi anni un inesorabile spopolamento al pari di altre realtà del nostro territorio, dovuto soprattutto alla provvisorietà dei servizi essenziali quali quelli sanitari che, di fatto, priva un’intera comunità del diritto alla salute ed alla cura”.

Solo lo Stato, dice la Cgil, può farsi carico di garantire questo diritto: “Le nostre comunità meritano rispetto, ma meritano soprattutto un progetto socio-economico-culturale, un contratto sociale territoriale, che restituisca loro la prospettiva di un vivere dignitoso e il più possibile vicino a quello di chi vive nei più grandi centri abitati – si legge nella nota della Cgil -. Non è accettabile che dopo mesi un intero comprensorio sia sprovvisto del medico del 118, soprattutto se la vocazione di quel territorio e di quella comunità è di accogliere i turisti valorizzando il proprio territorio, curandolo e salvaguardandolo. Non c’è più tempo per i rinvii”.

Magari a dopo Ferragosto, quando il problema dei pochi, non sarà più un diritto di tutti.

3 Commenti su "Soldi e sanità: i diritti violati dei “borghi”"

  1. Coppa del nonno | 9 Agosto 2022 at 19:38 | Rispondi

    Importante è pagare il ritiro del Napoli calcio

  2. Ma sono paesini abbandonati ed abitati da una selezione di persone minorate nella fortuna.In tutto il mondo ormai è così con la fine del mondo agricolo di tipo medievale.In Giappone ci sono lo stesso 3 MILIONI DI CASE CHE DANNO GRATIS nei piccoli paesi perché sono state abbandonate a favore delle metropoli.Questi posti montagnosi come Sulmona,sono finiti, e resistono solo 15 ad Agosto per il fresco,ma niente altro.La realtà cruda è che se vivi residente nelle zone interne come Sulmona sei un inadeguato od un emarginato.

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