Stop a impianti rifiuti su zone di pregio agricole. Confagricoltura plaude la regione

Confagricoltura Abruzzo ha accolto con favore l’emendamento presentato dal consigliere Silvio Paolucci e votato all’unanimità dal Consiglio Regionale che sospende le installazioni e gli impianti per il trattamento dei rifiuti nelle zone agricole caratterizzate da produzioni agroalimentari di qualità (produzioni biologiche, produzioni D.O.P., I.G.P., S.T.G., D.O.C., D.O.C.G., produzioni tradizionali) al fine di non compromettere o interferire negativamente con la valorizzazione delle tradizioni agroalimentari locali e del paesaggio rurale. 

“Questo provvedimento è stato fortemente auspicato dalla Confagricoltura che ha sempre combattuto contro l’installazione degli impianti che hanno un impatto fortemente negativo sull’ambiente e che sottraggono suolo agricolo. Ricordiamo la grande mobilitazione per impedire la costruzione, proprio al centro del Fucino, dell’impianto a biomassa promosso dalla Power Crop e la forte azione politica e sindacale che bloccò la costruzione degli impianti fotovoltaici a terra nel territorio Fucense – afferma Fabrizio Lobene presidente di Confagricoltura Abruzzo -. Tuttavia, siamo stati sempre favorevoli a tutti gli impianti di energie rinnovabili che sono direttamente connessi alle aziende agricole e che vengono alimentati dalle deiezioni animali, sottoprodotti e produzioni dedicate, così come siamo favorevoli all’installazioni di impianti fotovoltaici sopra le coperture dei fabbricati rurali, stalle e capannoni”. Tiene a precisare Lobene

Il provvedimento, voluto dal Consigliere Paolucci, chiede alla Giunta Regionale di individuare entro il 31/12/2021 le aree inidonee all’installazione di impianti da fonti rinnovabili ed in particolar modo quelle agricole caratterizzate da produzioni agroalimentari di qualità: produzioni biologiche, DOP, IGP, DOC, DOCG, STG. “Queste aree sono meritevoli di una tutela particolare dalle aggressioni perpetrate il più delle volte da società con caratteristiche speculative che insediano attività insalubri con emissioni odorigene dannose all’immagine delle aziende agricole che esportano ed hanno rapporti commerciali con la GDO” conclude Lobene.

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