Strage di Cocullo, c’è l’inchiesta della magistratura

La procura della Repubblica di Avezzano, competente territorialmente su Cocullo, ha aperto un fascicolo di inchiesta in merito al ritrovamento di nove lupi, cinque grifoni e due corvi imperiali morti in località Olmo di Bobbio, tra Cocullo e Goriano.

L’ipotesi di reato, al momento contro ignoti, è quella di uccisione di animali, ma non è escluso che l’imputazione possa anche aggravarsi.

Le indagini, affidate ai carabinieri forestali, mirano a scoprire il responsabile dello spargimento di veleno nella zona che ha provocato una vera e propria strage di animali selvatici protetti, incidendo sulla catena alimentare, e che potrebbe compromettere anche la sicurezza di altre specie, a partire dall’orso bruno marsicano che sul corridoio ecologico di Olmo di Bobbio si muove regolarmente.

Le carcasse degli animali sono state rinvenute dai volontari del progetto Rewilding Appennines e Salviamo l’orso, negli ultimi quindici giorni. Gli stessi animalisti, così come il Parco d’Abruzzo, hanno chiesto provvedimenti drastici alle autorità, a partire dall’interdizione dell’area interessata dall’avvelenamento per attività di pascolo o sport. Una misura, insomma, simile a quella che viene adottata in caso di incendi boschivi e che è finalizzata a rendere impraticabile le aree che, evidentemente, qualcuno vuole sgomberare dalla presenza dei predatori.

L’inchiesta della magistratura avezzanese è finalizzata a scoprire chi quelle esce mortali le ha piazzate.

1 Commento su "Strage di Cocullo, c’è l’inchiesta della magistratura"

  1. … chi propone provvedimenti drastici come inibire l’area al pascolo o addirittura allo sport, poi a quali attività “ sportive “ fanno riferimento non è dato da sapere… almeno per il momento, non hanno compreso bene cosa vuol dire effettuare il Servizio di “ PREVENZIONE “ del territorio… da attuare con perseveranza e rapportandosi in modo intelligente con le popolazioni locali.
    Questa è la strada maestra… e quella che ottiene i migliori risultati.
    Bisogna saper parlare con gli “ indigeni “ con calma, pacatezza e senza la presunzione del ruolo rivestito, e se necessario, sostituire i controllori.

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