Sulmona: abbandono, degrado, proteste e autorganizzazione

Se Sulmona si stia candidando ad ospitare una foresta pluviale è un dubbio che passa nella mente di alcuni. Quello che è certo è che non sfigurerebbe come capitale dell’abbandono delle aree verdi e non solo. Sempre più spesso infatti pezzi di città sono abbandonati a loro stessi, creando diversi problemi come dimostra la silenziosa protesta che alcuni abitanti di piazza Tenente Iacovone hanno messo in atto affiggendo  ad un albero un cartello con su scritto: “Il degrado del quartiere è uno schiaffo ai cittadini che vi abitano. Protestiamo!”

Effettivamente il verde all’interno della piazzetta non è per nulla curato, l’erba alta fino ad un metro adorna quella che, come ci spiega una residente: “Era una piazzetta da sempre tenuta benissimo, ultimamente invece è diventata uno schifo”. Qualche giorno fa, operai in divisa da lavoro e decespugliatore al seguito, hanno sfoltito soltanto le erbacce cresciute sotto gli alberi che costeggiano il marciapiede, lasciando quanto tagliato sul posto e per giunta senza completare il lavoro. Un abitante della zona, in un post su Facebook riferendosi alla sindaca Casini scrive ironico: “Erba alta, perdite d’acqua dagli annaffiatoi a terra (più volte segnalato all’ufficio tecnico comunale e il problema non è stato mai risolto), ratti…vogliamo metterci anche due scimmiette?”.

Ad un pezzo di città che è lasciata a sé, un altro pezzo torna pulita – almeno per un po’. È accaduto infatti che sabato due volenterosi cittadini, Chiara e Nardino, di loro spontanea volontà ed armati di sacchi, guanti e santa pazienza, hanno ripulito l’area intorno al parco fluviale. Il risultato sono stati 4 bustoni ricolmi di immondizia varia.

“Posso dirti che l’idea è partita dal mio ragazzo – spiega Chiara – che voleva fare una camminata in spiaggia e raccogliere quello che avremmo trovato, poi ho pensato che ci sono ancora i lidi aperti e che quindi avremmo trovato tutto abbastanza pulito, mentre potevamo dedicarci a zone di Sulmona che sapevo bene essere in degrado. Così due settimane fa abbiamo fatto la prima raccolta di 3 bustoni nell’area dei vigili del fuoco, e sabato scorso ci siamo dedicati all’area intorno al Parco fluviale. Entrambe le volte ci sono stati fatti i complimenti dai passanti, una signora chiedeva se il comune sapesse quello che stavamo facendo e nel caso di informarlo”.

“Condividendo queste due azioni sui social – continua Chiara – ho ottenuto un minimo riscontro positivo, una ragazza che non conosco personalmente ha pubblicato anche lei la sua raccolta fatta in spiaggia ringraziandomi per averla ‘contagiata’, mentre altre due ragazze hanno chiesto di partecipare alla prossima raccolta, alle quali si è aggiunto anche mio fratello. Insomma qualcosa si muove!”

Eh già, qualcosa si muove. Sono i cittadini che presi dallo sconforto di vedere una città sporca e abbandonata prendono ramazza e buona volontà e si danno da fare, i volontari delle frazioni ad esempio questo lo fanno ormai da anni con un’organizzazione impeccabile. Un gesto lodevole che però lascia molti interrogativi, il primo dei quali è: il Comune in tutto questo che fa? È davvero possibile che la cura di una città debba essere lasciata allo spontaneismo e all’autorganizzazione delle persone senza il minimo coordinamento del Comune? In campagna elettorale la sindaca Casini proponeva il baratto amministrativo come pratica per valorizzare la cittadinanza attiva. Un nobile proposito rimasto carta da campagna elettorale e mai più ripreso, nemmeno per errore dall’amministrazione comunale.

Un vero peccato perché se davvero la città deve sopperire da sé alle mancanze di chi amministra, sarebbe almeno il caso di dare il giusto riconoscimento a chi si dà da fare e concedergli un premio. Proprio come si fa nel baratto amministrativo, dove vi è la possibilità, ad esempio, di avere uno sconto sulle imposte comunali, ma questa è una pia illusione destinata a rimanere tale, in attesa della prossima campagna elettorale.

Savino Monterisi

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