Sulmona: il tracollo del commercio

I dati sono impietosi e rispecchiano, essendone l’effetto, il calo demografico registrato da Sulmona negli ultimi sette anni e che ha portato la città sotto i 23mila abitanti con 2265 residenti in meno: una desertificazione che ha fatto sentire i suoi effetti sull’economia e in particolare sul commercio che a Sulmona rappresenta il 33% delle attività economiche (in Italia è del 26%).

Aldo Ronci nel suo studio tratto dai dati delle Camere di commercio e Movimprese, non porta neanche questa volta buone notizie: nel capoluogo peligno le imprese attive sono passate da 1871 unità del 2013 a 1756 nel 2020, un calo di 115 unità pari ad un decremento del 6,15% ovvero otto volte quello registrato in Italia (0,74%).

Con il commercio che, proprio per il venir meno del mercato per lo spopolamento, ha pagato il prezzo più alto con ben 96 negozi in meno: un decremento del 14,35% a fronte di quello nazionale attestatosi al -4,48%.

Male anche il settore trasporti con un -27,50% rispetto al dato italiano del -5,85%. Negativo anche il saldo nelle attività manifatturiere (-13,97% pari a 25 imprese) e le costruzioni (-8,14% per 20 unità in meno).

Con 3 attività in più il saldo è invece positivo per alloggi e ristorazione (+1,9%), per i servizi alle imprese (+6,35%) e nelle attività immobiliari dove si registra un balzo del 35% (con 14 imprese in più). In saldo positivo è anche nell’agricoltura che passa da 85 a 91 aziende (+7,06%), ma il settore in termini assoluti continua a presentare un deficit importante rispetto alla media nazionale: a Sulmona, che pure dovrebbe e potrebbe avere una vocazione agricola, il settore copre solo il 5% delle attività di impresa rispetto al dato nazionale che è del 14%.

La tendenza, purtroppo, a differenza di quanto accaduto nel resto d’Italia, non è in miglioramento: tra il 2019 e il 2020, infatti, la città ha perso 14 imprese, mentre in Italia si registra un leggero incremento, dovuto perlopiù, secondo Ronci, ai bonus Covid e ai crediti garantiti.

“La Regione deve puntare a far superare al sistema produttivo abruzzese la situazione di oggettiva difficoltà in cui si trova – scrive Ronci -. Tale difficoltà è da imputare soprattutto al fatto che esso è composto per la gran parte da micro e piccole imprese che rappresentano il 96% del totale delle imprese e impiegano il 56% degli occupati. Esse hanno problemi di carattere strutturale e una scarsa propensione all’innovazione e pertanto la Regione deve reperire risorse capaci di promuovere il miglioramento della competitività tenendo conto delle peculiarità dei diversi territori regionali e in particolare di quello peligno”.

26 Commenti su "Sulmona: il tracollo del commercio"

  1. L’obbligo di green pass, darà la mazzata finale

  2. La regione non deve fare nulla invece. Chi vuole mettere su una attività privata deve andare dietro alla innovazione. Invece qui si pensa che si guadagna con la macchina parcheggiata in divieto di sosta per il corso. La società va in tutta altra parte, i capi di abbigliamento si acquistano su internet con reso gratuito Uno studio andrebbe fatto per esempio settore merceologico. A parte i negozi storici di abbigliamento, quel mercato non regge altri competitor. Gli imprenditori e commercianti non utilizzano degnamente strumenti gratuiti per affacciarsi al mercato oltre Sulmona. Manca poi la popolazione e manca il reddito costituito soprattutto da pensionati. Nella ristorazione si va meglio perchè ci si specializza e si innova anche nella tradizione. Ma non servono soldi pubblici ( di bandi ce ne sono tanti) servono teste diverse

  3. … ancora per poco… poi Sulmona rifiorirà con il previsto commercio di vicinato e sostenibilità e il nuovo piano urbanistico commerciale e riapriranno tutti i negozi chiusi…

  4. I risultati sono frutto di un ventennio di ottusa politica che nulla ha fatto per porre rimedio allo spopolamento della città oltre a non essersi affatto preoccupata di trovare, a livello urbanistico, una soluzione per rivitalizzare il tratto sud di corso Ovidio ma anzi ha continuato a focalizzare l’attenzione sempre sul tratto nord ( si pensi alle varie manifestazioni tipo fiere, mostre, ecc.) ove peraltro sono stati concentrati i lavori di sistemazione urbana. A ciò si aggiunga il degrado in cui versano alcuni bellissimi scorci del centro storico dove non viene fatta la manutenzione da anni, per non parlare del nucleo industriale che ormai assomiglia sempre più a quella oscura e abbandonata periferia delle grandi città. Ora, alla luce di quanto detto dall’attuale amministrazione in tal senso, ci si aspetta un cambio di marcia.

  5. Ma che fine ha fatto il fesso che asseriva che non si sa quante attività avevano aperto a Sulmona.

  6. Ma vi rendete conto di che città parlate??? Sulmona… Che squallore di posto.

  7. The Council can start the road back for Sulmona by removing that hideous crane that is spoiling one of the best panorama in Italy.
    It has been there for 6 years and has not moved for 2 years.
    Vergogna.

    • Luigi Gagliardi | 6 Febbraio 2022 at 10:23 | Rispondi

      Now those crane are part of the landscape 😂, it’s a modern art performace where ancient buildings are devoured by aggressive steel monsters, don’t you like them??

  8. Finché i sulmonesi non capiranno che non devono portare un euro fuori sulmona , la situazione non cambierà. Vedi Pratola dove i pratolani aiutano l’economia della loro città.

    • Ma a te pare normale che per il corso una maglia da uomo non la paghi meno di 100 euro ai saldi? Quindi è normale che il bacino di utenza che può permettersi di spendere tali cifre sia ridotto al minimo! Altre città tipo Pescara, in centro ti puoi permettere di acquistare pantaloni da 20 euro così come quelli da 200. Ragion per cui è sempre pieno di “gente” che fa numero. Oltre ovviamente a tanti altri fattori

  9. Sono molti anni che non risiedo più nella mia Sulmona, ma ogni volto che torno la vedo sempre più degradata , abbondanata a se stessa. Il problema principale è di chi la governata in questi anni utilizzando lo slogan fare il bene di Sulmona al solo fine di tutelare i propri interessi e il proprio ego. In sintesi manca una politica che rilanci la città dal punto di visto sia economico che culturale. Le amministrazioni devono investire in Sulmona non prelevare risorse che si perdono in mille rivoli. Manchano i progetti e le visioni di una città futura.

  10. Come “condannare” chi acquista tramite social o fuori Sulmona? Negozio 40€ capo dello scorso anno,quello nuovo nemmeno te lo fanno vedere,sul social 30 € compri il capo “nuovo” mi chiedo: è colpa di chi? Poi basta con sta storia dei parcheggi sembra che sia la soluzione finale. Giusto lasciare la pedonalizzazione ma se poi non ho motivo di andare lì a cosa serve farla?

  11. Il paragone con i pratolani regge fino a un certo punto. La differenza piuttosto sta nella classe politica che qui non fa nulla, gente incapace che non pensa alla città ma al bene proprio….e ciò dura da diversi anni

  12. Prezzi alti, si certamente, ma la colpa non è poi tutta dei commercianti,mtra tasse statali e comunali esose e affitti da strozzinaggio per fondaci trasformati in locali commerciali.
    Una nota attività storica che ha da poco chiuso i battenti, pagava circa 1.800 euro al mese solo di affitto… e poi parliamo di crisi del commercio e prezzi troppo alti.

  13. Il problema non è solo di Sulmona, ma anche di altre zone della regione. Specialmente guardando il bacino che in linea d’aria è sito sotto Pescara. Politiche regionali scellerate hanno nel corso degli anni polarizzato tale tendenza e drenato risorse solo per la parte nord della regione. L’ Abruzzo non finisce a Pescara. La parte meridionale della regione ha località belle e strategiche, oltre a contare diversi centri con densità popolative non esigue. Altra cosa; lo spopolamento si combatte offrendo servizi e opportunità lavorative. Qui invece si continua a spogliare la cittadinanza di servizi essenziali. Basti pensare da ultimo alle vicende legate ai tribunali minori. Le persone vorrebbero ben restare nei propri territori e li viverci.. purtroppo però, salvo i casi di coloro ai quali la realtà di “provincia” sta stretta, qui non si fa altro che incentivare e costringere giovani e meno giovani ad una migrazione forzata. Ah, visto che il commercio passa ormai dalla rete, pagassero le tasse come le pagano gli esercenti. Altrimenti Bezos poverino si annoia e deve farsi un altra passeggiata sullo spazio

    • Luigi Gagliardi | 6 Febbraio 2022 at 15:57 | Rispondi

      Questa potrebbe essere un’ottima idea, una tassa comunale pagata dal mittente al comune dove approda la merce presa da Amazon e vari mega e-commerce, tipo la tassa di soggiorno turistico, un ero a collo, non risolleverebbe le sorti dei comuni ma aiuterebbe.

      • Ma per piacere. Ma la parola libero mercato la conoscete? Se la gente compra al megalò o Pescara centro non è di certo questione del parcheggio ma bensì varietà di merci appetibili con un ventaglio di prezzi per tutte le tasche. Sveglia!!!

        • Luigi Gagliardi | 6 Febbraio 2022 at 19:35 | Rispondi

          Nel centro credo che possa sopravvivere solo chi possiede le mura, ormai gli affitti sono troppo alti rispetto al giro d’affari che si può avere, non credo che ridurre le tasse comunali possa compensare i mancati introiti ma sarei felicissimo di essere smentito, non ho la superbia di ritenere i miei pensieri la verità assoulta.
          In una città spopolata e sempre più povera è ovvio che le persone cerchino le migliori occasioni per far quadrare il bilancio familiare però non credo che i negozi in centro possano reggere la competizione con i grandi centri commerciali come il Megalò, penso che non ci si possa fare nulla, mi dispiace ma non ci sono soluzioni semplici, è la naturale evoluzione della società e se non ci si adegua al cambiamento in qualche modo si può solo soccombere.

  14. Finirà la pacchia | 6 Febbraio 2022 at 18:53 | Rispondi

    Facile parlare con il 27 garantito!
    Vorrei vedervi con la partita iva aperta.
    Andrebbe data una medaglia(detassazione) a chi ha il coraggio di gestire un negozio in una città in declino demografico come quello di Sulmona.
    Peraltro tali negozi in centro offrono un servizio alla città oltre ad alimentare una filiera di fornitori locali(dipendenti,professionisti,bar,ecc)
    E qui la gente parla di 10 euro in più pagati al negozio risposto ad Amazon … VERGOGNA TEVI !
    Se ci fosse stato un consumo di solidarietà in città le vetrine per il corso sarebbero ancora tutte accese.
    Comunque quando finiranno le partite iva i vostri stipendi/pensioni ve l’ erogherà Amazon con le tasse pagate non si sa dove

    • Luigi Gagliardi | 6 Febbraio 2022 at 19:43 | Rispondi

      Ma anche detassandoli (immagino delle imposte comunali) si riuscirebbe a compensare i mancati introiti dovuti allo spopolamento ed alla mancanza di quelle aziende che producono reddito e che permetterebbero di spendere denaro in zona?

    • Mi raccomando continuate a vendere pantaloni a 100 e passa euro, scarpe a 150 e oltre, giubbini a 400 carte. Se la media dei stipendi in valle è bassa, come si può pretendere chi ha stipendio da 1300 euro con mutuo da 600 euro, spendere le cifre di cui sopra per vestirsi. Ovvio che si fa una passeggiata altrove

  15. Una città morta….gli abitanti se ne vanno…nessuna iniziativa…solo i bla…bla..dei saputoni…

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