Ai tempi, per far fronte al problema delle risorse umane, fu proprio la Filt Cgil a proporre “alla stessa società regionale di organizzare corsi di formazione interna indirizzati al personale aziendale dai quali, in meno di due anni, si sarebbe potuta determinare una graduatoria di macchinisti e capitreni idonei a subentrare al personale collocato in quiescenza o che, per altri motivi, ha scelto liberamente di lavorare presso altre società trasportistiche”.
Denunciano l’immobilismo, dunque, “di un’azienda che opera in qualità di concessionario di un servizio pubblico, nella gestione di linee essenziali di trasporto per i pendolari e per la mobilità”, e puntano il dito anche contro la disorganizzazione e lacune nella gestione nella tua stessa che “invece di gestire e trovare un’immediata soluzione a questo inaccettabile e costante disservizio per l’utenza, sembrerebbe invece interessata a reperire ed a favorire l’ingresso in azienda di nuove figure dirigenziali”.
S. P.
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