Tallone d’Achille, a Sulmona il “grossista della droga”

Era un ruolo tutt’altro che marginale quello del gruppo sulmonese nello spaccio di stupefacenti, e in particolare di cocaina, che la settimana scorsa ha portato nell’ambito dell’operazione Tallone d’Achille, all’emissione da parte del Gip di Chieti, Luca De Ninis, di 25 misure cautelari: 5 in carcere, 12 ai domiciliari e 8 con obbligo di dimora.

A Sulmona, infatti, secondo gli inquirenti, c’era il “grossista della droga” – così lo definiscono -, ovvero Giovanni Gigante, considerato “il maggior fornitore di stupefacenti dell’attività illecita, legato da profonda amicizia con il leader del gruppo scalino Andrea Di Muzio”. Era lui, quarantenne con sussidio di disoccupazione e qualche lavoro saltuario, trovato con 5mila euro in tasca durante una perquisizione nel maggio del 2018 a Chieti, a fornire e rifornire tutto il giro dello scalo, con partite di droga considerevoli, tra le quali una di 223 grammi, una parte della quale (circa 27 grammi) venduta ad un agente sotto copertura.

Gigante viene visto dagli scalini come una specie di mito, che accoglie i suoi ospiti in visita a Sulmona con ingenti offerte di “striscie” e che gestisce quantità di droga e denaro immense (300mila euro al mese, dice ridendo uno del gruppo scalino in un’interecettazione). Ad inchiodarlo ci sarebbero intercettazioni telefoniche e ambientali, pedinamenti e posti di blocco studiati, eseguiti dalla guardia di finanza di Chieti in collaborazione con il commissariato della polizia di Sulmona che, d’altronde, conosce bene spostamenti e abitudini dei sulmonesi coinvolti.

Con Giovanni Gigante, finito agli arresti domiciliari, sono indagati nell’operazione Tallone d’Achille anche il fratello Fabrizio e altri due fratelli Annalisa e Ersilio De Chellis (tutti raggiunti da obbligo di dimora), a cui Giovanni Gigante, secondo gli inquirenti, avrebbe affidato ad un certo punto, sentendosi troppo controllato, il compito di consegnare la droga a Chieti. Oltre ai viaggi a Chieti, però, ai tre indagati, e a Giovanni Gigante, vengono contestate diverse cessioni di cocaina a clienti locali, circa una ventina quelli individuati.

Ieri tutti e quattro gli indagati sulmonesi sono stati sentiti con rogatoria dal giudice di Sulmona, Giuseppe Ferruccio. Giovanni Gigante, difeso dall’avvocato Guido Colaiacovo, si è avvalso della facoltà di non rispondere, mentre gli altri tre, difesi dagli avvocati Giuseppe De Chellis e Stefano Michelangelo, avrebbero giustificato o cercato di farlo, tutte le accuse mosse loro. I viaggi a Chieti, così, sarebbero dovuti ad altre motivazioni: partite di calcio, stipula di finanziarie, cene. I legali hanno chiesto l’allegerimento delle misure cautelari, in virtù anche della disponibilità a spiegare punto per punto tutte le contestazioni mosse. Ora l’incaratamento si è spostato a Chieti dove, dopo il parere del pubblico ministero, Giancarlo Ciani, il tribunale dovrà decidere eventuali revoche.

9 Commenti su "Tallone d’Achille, a Sulmona il “grossista della droga”"

  1. Oramai sono anni che si leggono sempre le stesse notizie ma da quello che vedo in giro sono pochi i fatti

  2. Claudio di Rocco | 13 Settembre 2019 at 02:02 | Rispondi

    Di Gigante c è ben poco. In galera e buttare la chiave per questi venditori di morte. Tolleranza zero contro la droga e lo spaccio.

  3. 300 mila euro al mese x stare poi qualche giorno chiuso in casa come se si avesse l’influenza. È un buon affare. Come si inizia a fare lo spacciatore che sono interessato?

  4. luciano, la dignità non ha prezzo, una volta persa non si compra più. sempre merda rimani, anche con qualche spicciolo in più.

  5. Lo spacciatore vende un prodotto, poi sta all’acquirente scegliere se comprare o meno, esattamente come si sceglie di comprare qualunque cosa (pane, pasta, bici, tv…). Non è lo spacciatore che perde la dignità, quest’ultima la perde tutt’al più chi compra. Dignità. La dignità è di che si spacca la schiena tutto il giorno e magari fa fatica ad arrivare a fine mese. La dignità è di chi ha studiato una vita per avere un lavoro pieno di responsabilità per arrivare poi a fine mese con uno stipendio 100 volte inferiore. La dignità è degli agenti di polizia/carabinieri/finanza che vedono vanificato il proprio lavoro durato mesi con qualche giorno di domiciliari. Finiti i domiciliari lo spacciatire esce a godersi i proventi del proprio lavoro (basta andare sul profilo FB dei soggetti per verificare quale bella vita facciano). Detto questo continuo a pensare che sia un ottimo lavoro quello dello spacciatore: nn servono particolari abilità, nn serve nessun titolo di studio e nn ci sono responsabilità.
    Tutto questo mi fa arrabbiare e fa scattare in me la voglia di farmi giustizia da solo, ma nn farò mai tutto quello che ho scritto perché ho una dignità anch’io.
    I miei post sono chiaramente provocatori e sarcastici.
    Con stima e tristezza 🙁 signor spider 😉

  6. Lucià apri la tua attività da spacciatore fossi in te non farei l inaugurazione sennò il prossimo articolo è tuo!!!!!

  7. I gigante erano già sottoposti a misure di detenzione…Adesso mi dovete dire come è possibile che dal momento che hanno fatto un altro reato grave non siano andati in galera visto che è di legge

  8. a Sulmona pare che il vizietto lo hanno in molti…forse troppi

  9. Viva Gianni Gigante,era Pablo Escobar italiano.
    Che ti fa a te la galera?

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