Dalla cella del carcere di Rebibbia al salotto di casa, accordati gli arresti domiciliari a Massimo De Santis. Il Tribunale per il Riesame dell’Aquila ha accolto l’istanza dell’avvocato Alessandro Margiotta per una misura cautelare più soft per l’agente di polizia penitenziaria, sorpreso con tre micro telefoni cellulari all’interno del carcere di Sulmona due settimane fa, a seguito di una perquisizione.
De Santis è stato trasferito nel carcere romano a seguito dell’udienza di convalida dell’arresto. Ora si accinge a fare il percorso inverso, abbandonando le sbarre e cambiando luogo di detenzione. A detta della difesa non vi sarebbe prova che quei tre telefoni, senza scheda telefonica, fossero destinati ai detenuti rinchiusi nel carcere di Sulmona.
All’interno della struttura detentiva di via Lamaccio, però, più volte i detenuti sono stati sorpresi in possesso di device che permettono le comunicazioni con l’esterno. Lo scorso 25 ottobre un detenuto è stato trovato in possesso di tre telefoni, andando in escandescenza e aggredendo cinque poliziotti penitenziari. Da quel momento è scattata l’inchiesta. Le indagini sono state disposte dal sostituto procuratore, Stefano Iafolla, che ha predisposto le perquisizioni a cui ha dato seguito il direttore del penitenziario, Stefano Liberatore. Proprio durante le perquisizioni sono stati trovati addosso a De Santis i tre telefoni cellulari. “Erano stati acquistati a Napoli per poi rivenderli ai colleghi”, è stata la giustificazione data al giudice dal 53enne di Campobasso ma che da oltre 15 anni lavora nel carcere sulmonese.
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