Tentata estorsione a Rivisondoli, la procura va in Cassazione: udienza il 15 febbraio

Non si arrende la procura di Sulmona e dopo la bocciatura dei provvedimenti cautelari avuta dal tribunale del Riesame, ricorre in Cassazione per annullare il provvedimento di annullamento. Insomma per reclamare la bontà della misura cautelare che aveva disposto nei confronti dei tre indagati, con l’obbligo di firma e l’interdizione dagli uffici e dalla professione.

I fatti sono quelli che vedono indagati con la pesante accusa di tentata estorsione il sindaco di Rivisondoli, Giancarlo Iarussi, il suo vice Roberto Ciampaglia, e l’avvocata dell’ente, nonché moglie del sindaco, Tania Liberatore. Secondo la procura di Sulmona rei di aver chiesto e ottenuto poco meno di 20mila euro da una famiglia napoletana per chiudere una transazione per un abuso edilizio nel paese riguardante una scala su suolo pubblico.

Tesi, questa, respinta dagli indagati a cui il Riesame ha dato ragione, secondo i quali, al contrario, quei soldi erano il dovuto delle spese di giudizio e legali che il Comune aveva dovuto affrontare per contestare l’abuso edilizio e l’occupazione di suolo pubblico; cause, ben cinque, tutte vinte dal Comune.

La procura di Sulmona ha così fatto ricorso in Cassazione che ha fissato al prossimo 15 febbraio la discussione della causa, ovvero della legittimità o meno delle misure cautelari adottate dal tribunale di Sulmona, e annullate dal Riesame, che potrebbero far scaturire, come già annunciato dagli interessati, una causa risarcitoria pesante.

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