Timbrava al lavoro e andava a danza: sospesa la furbetta del cartellino Asl

Sospensione in via cautelare e stipendio dimezzato per la dipendente della Asl1 Avezzano-Sulmona-L’Aquila accusata di assentarsi dal lavoro per andare in palestra e a lezione di danza. La decisione, presa dall’ufficio procedimenti disciplinari, ha portato alla sospensione della cinquantunenne fino alla conclusione del procedimento disciplinare.

Il direttore dell’azienda sanitaria locale, Ferdinando Romano, ha preso atto della scelta nei confronti della furbetta del cartellino, che dopo aver timbrato l’entrata in ufficio si assentava per prendere lezioni di danza.

Un atto dovuto che arriva a seguito della chiusura delle indagini da parte del sostituto procuratore della Repubblica di Sulmona, Stefano Iafolla. Alla donna è contestato il reato di truffa ai danni dello Stato per essere stata lontana dal posto di lavoro novantaquattro ore su centoquattordici. Assenze che si sarebbero ripetute dall’agosto 2023 all’ottobre dello stesso anno. Questo è quanto emerso dalle indagini portate avanti dalla guardia di finanza di Sulmona, dopo aver ricevuto un esposto anonimo.

Appostamenti, riprese video e analisi del gps all’interno della vettura della donna: questo il lavoro svolto dai finanzieri sulmonesi per incastrare la furbetta del cartellino. La donna potrà presentare le proprie memorie difensive o, in alternativa, chiedere di essere interrogata, a norma di legge, per evitare di finire sotto processo.

Nel capo d’imputazione si legge che l’indagata induceva in errore l’ente pubblico di appartenenza in ordine alla sua continuativa presenza sul posto di lavoro, procurandosi un ingiusto profitto costituito dall’indebita percezione della retribuzione conseguita pari 1.362 euro.

7 Commenti su "Timbrava al lavoro e andava a danza: sospesa la furbetta del cartellino Asl"

  1. Sub lege libertas | 18 Aprile 2025 at 14:52 | Rispondi

    Qualcuno mi spieghi, la mia è vera curiosità, perché per indagati come gli appartenenti alla Polizia Stadale di Pratola Peligna, sono stati pubblicati nome, cognome, indirizzo, codice Fiscale, dichiarazione dei redditi, ed isee, (ovviamente sto facendo ironia perché sono stati pubblicati solo nome e cognome) per altri indagati di vario titolo non si pubblicano nemmeno le iniziali del nome.
    Questa disparità di trattamento l’ho notata anche in altre testate on line.
    Rimango in attesa di un gentile riscontro.
    Buona Pasqua

    • Infatti non si dovrebbe adottare il sistema dei due pesi due misure….l’identità di certe persone è giusto pubblicarle visto che parliamo di soldi pubblici….

    • Forse perché sono uomini di legge e giurano di far rispettare la legge a differenza di un lavoro privato . Ma come diceva totó occasione fa l uomo …..

  2. No leoni da tastiera | 18 Aprile 2025 at 14:58 | Rispondi

    Potremmo attendere il terzo grado di giudizio, prima di giudicare? Grazie al cielo esiste il garantismo. E i leoni da tastiera a volte non comprendono che il clamore mediatico per cose poi che non si rivelati reati, hanno portato a suicidi.
    W il garantismo.

  3. Quando arrivi al terzo grado forse arriva anche la prescrizione
    …basta con tutto questo garantismo se e Forze dell’Ordine t’hanno beccato con appostamenti e pedinamenti quali memorie vuoi presentare..in Cina per dipendenti pubblici infedeli esiste il processo sulla pubblica piazza alla presenza di quelle centinaia di persone che non hai onorato con con il lavoro assegnato….w l’ITALIA

  4. Perché niente nomi e cognomi??
    Perché lavora al comune?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo mail non verrà mostrato.


*