Tumore al seno: screening sospesi a Sulmona e Castel di Sangro nel mese della prevenzione

Nel mese della prevenzione contro il tumore al seno, di prevenzione a Sulmona e dintorni se ne può parlare con le pinze perché quello che viene fuori da una serie di segnalazioni è che al momento né l’ospedale Santissima Annunziata né quello di Castel di Sangro offrono il servizio Screening della Regione.

“I programmi di screening per la prevenzione e la diagnosi precoce di questi tumori – si legge sul sito della Asl1 – rappresentano l’elemento centrale di prevenzione. La diagnosi precoce di tumore o di lesione pre-tumorale, possibile proprio grazie ai controlli periodici previsti dai programmi di screening, permette di intervenire con tempestività assicurando le cure necessarie rendendo possibile la guarigione”. I controlli riguardano pap-test, Hpv test per il collo dell’utero e mammografia, gratuiti per le donne nelle fasce di età a rischio. In particolare il pap-test per le ragazze tra i 25 ed i 29 anni, l’Hpv per le donne tra i 30 e i 64, la mammografia per quelle dai 50 ai 69 anni. Visite gratuite possibili solo in ospedale per evitare il pagamento del ticket.

Tuttavia per le donne peligne e per quelle dell’Alto Sangro, sottoporsi allo screening è diventata cosa impossibile dall’inizio di settembre circa e, al momento, non si sa fino a quando la cosa si protrarrà. Probabilmente a fine mese qualche informazione in più sarà possibile averla, probabilmente però.

Migrare verso Avezzano o L’Aquila è l’unica soluzione per le donne determinate ad usufruire del proprio diritto di prevenzione. Tuttavia, non tutte potrebbero avere la stessa tenacia e la sospensione potrebbe condurre qualcuno a desistere e, quindi, addio prevenzione.

Eppure l’esigenza c’è ed è forte, tanto forte. Forte come l’allarme lanciato già anni fa dalla Asl1 che poneva la Valle Peligna tra i territori con la più alta percentuale di tumori. Di battaglie, soprattutto da parte delle associazioni, ne sono state fatte parecchie.

Epocale quella del Comitato Donne di Raiano che ha condotto all’apertura del centro senologico in paese. E’ bello notare come targhette fucsia indicano il centro lungo le viuzze del paese. Eppure anche qui qualche miglioramento sarebbe necessario. In particolare la struttura assicura due aperture al mese con la copertura di 40, 50 donne in totale e prenotazioni, ad oggi, che arrivano fino al 2021.

“Stiamo lavorando affinché il servizio venga rafforzato – spiega la dottoressa Anna Zitella, tra le promotrici del progetto -, abbiamo chiesto di aumentare giorni e personale”. Chissà se mai la voce delle donne sarà di nuovo ascoltata. Nel centro senologico di Raiano si svolgono visite successive alla prevenzione, quindi non si effettua lo screening come previsto dalla campagna regionale.

Ottobre, mese della prevenzione, in un territorio come la Valle Peligna, con un alto tasso di tumori al seno, la prevenzione è momentaneamente sospesa. A proposito di diritti.

Simona Pace

3 Commenti su "Tumore al seno: screening sospesi a Sulmona e Castel di Sangro nel mese della prevenzione"

  1. Attendiamo la risposta dell’ASl per il caso esposto, come anche il saper da parte della Regione i risultati dello screening sui tumori che sembrano essere secretati.

  2. Modesto medicus. | 22 Ottobre 2019 at 16:53 | Rispondi

    Se non si dotano di mezzi e uomini all’altezza,gli ospedali di Sulmona e Castel di Sangro,specie quest’ultimo sono destinati al tracollo. Ma come fa l’assessore regionle alla sanità a non capire una cosa del genere? Eppure la costituzione all’art.32 recita:”la repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti.(I capoverso).
    Io per esempio, in questa zona e penso anche quelli sangrini, non mi sento tutelato. Da noi non si affrontano più a casi di una certa serietà; non si fa altro che inviare altrove con ambulanza o elicottero. Dove spesso ti rispondono che non hanno posto. Ma i sindaci dormono i sonni di Aligi?

    • Verissimo quel che dice, com’è anche merito del riordino della rete ospedaliera regionale e del declassamento voluto e votato dal consiglio comunale, sindaco in primis che, fra le sue funzioni ricopre anche la carica di autorità sanitaria locale e seppur nella sua dovuta eccezione, avrebbe dovuto tutelare il cittadino con il mantenimento del presidio DEA di 1o livello, ma ahimè la politica “civica” ha deciso altro e anche gli altri sindaci del territorio non mi sembra abbiano fatto alcuna rimostranza…anzi!!!

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