Turni, orari ridotti e computer: gli interrogativi del rientro a scuola

Come si tornerà a scuola, in quale modalità, non è ancora chiaro. L’ ipotesi al vaglio sarebbe quella dei doppi turni. Di certo si rientrerà, per buona pace di insegnanti, genitori e studenti.

Nel frattempo il personale docente, in allarme per i finanziamenti alla Dad, Didattica a distanza, è pronto a manifestare, con una sospensione simbolica delle lezioni il prossimo 3 giugno.

A spiegare i possibili scenari del rientro e ad offrire una panoramica sulla didattica a distanza, che ha tenuto in vita le lezioni ma anche il dibattito tra addetti ai lavori e non, la dirigente dell’Istituto Tedeschi Cecilia Colombini e l’insegnante di scuola primaria Paola Pascale in una videointervista al Germe.

“Ce l’aspettavamo, era nell’aria da qualche giorno” spiega la preside del Tedeschi sulla primissima sospensione dell’attività scolastica a marzo, la Colombini sin da subito aveva avuto il sospetto che sarebbe durata a lungo.

“La didattica a distanza, – rimarca la preside – non può di certo sostituirsi a quella in presenza” ma specifica “non c’era altro modo, l’alternativa era quella di invalidare l’anno scolastico”. Le ipotesi a settembre, spiega dunque, sarebbero quella di un rientro a turni, unità oraria ridotta, sottolineando l’opportunità di diminuire il numero degli alunni in classe e assumere docenti. La proposta del rientro di metà alunni in presenza e metà in e-learning, per la dirigente risulta non fattibile in quanto la scuola non disporrebbe di strumenti e non sarebbe in grado di reggere una così pesante e continua presenza sulla rete. Probabile il ritorno in aula per primaria e medie, una delle ipotesi sarebbe quella dei più grandi delle superiori in remoto per lasciare gli spazi scolastici ai più piccoli. Ma indicazioni effettive non sarebbero ancora disponibili. Resta l’interrogativo sulla scuola dell’infanzia, come gestire l’utenza più delicata.

Una didattica a distanza che seppur utile in questa emergenza resta “a distanza” in particola modo per chi quei device, gli strumenti tablet, pc, non li aveva. A porre l’accento è Paola Pascale del gruppo autoconvocati scuola che ricorda il ruolo primario della scuola: non solo didattica ma socialità, emozioni.

La preoccupazione, ci spiega l’insegnante del movimento docenti, è per il finanziamneto alla Dad “chiediamo investimenti straordinari, il numero alunni ridotto, consentendo un distanziamento fisico e una didattica più efficace e partecipativa” e ancora spazi della scuola da aumentare, assumere più personale docente e collaboratori, l’attenzione alle strutture scolastiche specie in territori che da tempo mostrano criticità.

Intanto in queste ore il sindaco Casini, date le comprensibili preoccupazioni delle famiglie, annuncia che sulle scuole sulmonesi “le attività non si sono mai fermate e i cantieri hanno ripreso e stanno portando avanti i lavori”. Il sindaco prosegue: “Insieme all’assessore ai Lavori Pubblici Salvatore Zavarella abbiamo incontrato le dirigenti scolastiche dei due istituti comprensivi Di Mascio e Pagano, analizzato con loro le nuove necessità e discusso delle possibili soluzioni da mettere in campo in vista del rientro a scuola”.
Lo scenario spiega però la Casini non sarebbe ancora chiaro “perché il governo non ha al momento indicato linee guida e protocolli per le attività didattiche da adottare e a cui attenersi. Solo allora sarà possibile stilare un programma concreto con le soluzioni più idonee da poter adottare nel più breve tempo possibile. Proseguiremo questo work in progress, in sinergia con le dirigenti scolastiche, puntando a un ritorno a scuola in sicurezza”.

Il problema logistico, d’altronde, a Sulmona era già grave prima dell’epidemia e a settembre rischia di far saltare il banco, è proprio il caso di dire. La Lombardo-Radice, ad esempio, già costretta in anguste aule ricavate da corridoi o ancora gli alunni delle Masciangioli che dovranno restare nei Musp a lungo perchè il cantiere non sarà riconsegnato prima del 2021 inoltrato. E ancora gli interrogativi per i lavori nelle altre scuole come la Serafini e la Lola Di Stefano, che stretti stretti, ormai, non si può più stare.

Anna Spinosa

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