Tutela dell’ambiente, tra coesione e coordinamento

Un momento di confronto, per guardarsi negli occhi ed ammettere ciò che lo scorso anno non si è riusciti a fare, la forza delle fiamme è stata più forte degli interventi, soprattutto alla luce di una mancanza di coordinamento che ieri, in occasione della tavola rotonda organizzata al Colle delle Vacche dal Comune di Pratola, è stata  velatamente ammessa. Ha ammesso tutte le difficoltà del caso Miconi per i vigili del fuoco e Tirino per i carabinieri forestali. Perchè, è stato detto più volte, la riforma Madia ha spiazzato tutti e la forestale così come i vigili del fuoco si sono ritrovati a gestire un’emergenza in una fase ancora, nei fatti, di rodaggio. Criticità riportate nero su bianco nell’aggiornamento del piano di prevenzione 2018 del Parco Nazionale della Majella. Tra i ricordi e i “mea culpa” il direttore del Parco, Oremo Di Nino,  ha auspicato un lavoro di maggior coordinamento tra comuni ed istituzioni. Un auspicio che, si spera, non rimanga lettera morta come accade solitamente in queste occasioni quando è proprio dal Parco, per sua natura, che potrebbe arrivare la spinta ad una maggiore coesione territoriale, almeno in tema di gestione ambientale. E se “la natura si riorganizza da sola- sostiene il vicesindaco di Sulmona, Nicola Angelucci-, la progettazione e pianificazione diventa una parte essenziale della politica in un periodo in cui è stato smantellato tutto e nei comuni scarseggiano le dotazioni finanziarie”.

L’incontro poi si è spostato su un’altra questione, quella dei Piani di Sviluppo Rurale (Psr), forse ritenuta la maggiore soluzione, ma in realtà solo un tassello di un sistema che, come detto, dovrebbe partire da un meticoloso coordinamento tra parti. La misura 8.3 dei Psr, in sintesi, prevede il finanziamento di azioni per la prevenzione dei danni arrecati alle foreste da incendi e calamità naturali. Ma c’è un ma. Per accedere alla misura è necessario per i Comuni possedere il Piano di gestione forestale, una sorta di piano regolatore della natura per dirlo a parole spicciole. Il brutto è che in Abruzzo le amministrazioni che possono vantare questo documento si contano sulle dita di una mano, seppure. Quello che è stato chiesto, dall’amministrazione Di Nino in primis,  è la modifica di alcuni criteri di accesso al finanziamento e nello specifico di eliminare l’obbligatorietà del Piano. Il consigliere regionale Mauro Febbo, anche lui intervenuto ieri, ha ricordato la risoluzione presentata ed approvata a riguardo che impegna la Regione a modificare questa clausola. Nei fatti la situazione è un tantino più complicata perchè una modifica ai criteri del Psr, come fondi indiretti stanziati dall’Europa, andrebbe approvata prima dalla Commissione Europea.

E poi va bene bypassare l’assenza del Piano, ma solo se per una volta, solo per non perdere questi fondi specifici che rischiano di tornare indietro, solo se resta una eccezione insomma, perchè il Piano è essenzialmente uno strumento pensato a tutela di quello stesso ambiente che a distanza di un anno si rimpiange.

Simona Pace

Commenta per primo! "Tutela dell’ambiente, tra coesione e coordinamento"

Lascia un commento

Il tuo indirizzo mail non verrà mostrato.


*