Un brand per il “Cibo dei peligni”

(foto Andrea Calvano)

Agronomi, sommelier, chef, esperti degustatori di formaggi, olio e salumi, saranno le guide che a maggio accompagneranno turisti e non alla scoperta dei sapori e alle qualità del “Cibo dei peligni”. Così si chiama il brand che il Gal Abruzzo Italico-Alto Sangro sta realizzando per promuovere e far conoscere le eccellenze agricole, e le la loro trasformazione, della Valle Peligna: un paniere molto ampio (dall’olio, alla carne, ai latticini, al vino, al pane, alle confetture, ai dolci) che coinvolge una ventina di produttori e trasformatori e che mira a mettere insieme sotto uno stesso marchio di qualità e provenienza sapori ed eccellenze del territorio peligno.

Un’operazione anche di marketing che vedrà una sua prima campagna a maggio con sette eventi che saranno allestiti nei locali del Conad nel Megalò di Chieti, una delle piazze più importanti della regione.

Un paniere molto ampio, ma che risponde ad un minimo comune denominatore, ovvero l’uso di materie prime prodotte sul territorio peligno.

Durante gli eventi gli esperti accompagneranno i visitatori in un vero e proprio viaggio sul territorio, spiegando per ogni prodotto le sue qualità, la genuinità e i vantaggi nel consumo di prodotti non alterati e caratterizzati da una filiera corta.

16 Commenti su "Un brand per il “Cibo dei peligni”"

  1. Ottima iniziativa. Bene!

  2. Queste sono iniziative che pagano.

  3. Ok…ma secondo me andrebbe sfruttato il treno della cd. Transiberiana nei fine settimana…li sicuramente ci sarà un ritorno considerato che sono quasi tutti turisti fuori dall’ Abruzzo…

  4. Perfetto così potranno ammirare la centrale di spinta Snam e l’inquinante discarica Cogesa a soli 2km dal centro di Sulmona e proprio in mezzo alla valle Peligna.

  5. Breve ma salutare ripasso di lingua per l’autore dell’articolo.
    “Brand” non è termine italiano. Si dice “marchio” o “marca”.
    Analogamente, “operazione di marketing” può (e deve) esser tranquillamente reso con “operazione di mercato”, oppure “promozione” o qualcosa di simile ma sempre in LINGUA ITALIANA.

    • E questo chi lo stabilisce minchiagiver?

      • È una regola linguistica: non lo “stabilisce” nessuno, caro il mio ignorantone peligno!
        Perché domandi ciò? A te occorre una Legge o un Decreto Legge anche per saper parlare in Italiano?
        Comunque, fatti un giro sul sito dell’ “Accademia della Crusca” oppure sul sito “diciamoloinitaliano” ove scrivono emeriti cattedratici e non certo confettari peligni: lì troverai le buone norme linguistiche e anche come esprimere nella nostra lingua termini, concetti ed espressioni che non necessitano di inutili anglicismi.

  6. signor michiagiver io non ho bisogno di studiare l’italiano all’università del web, perché l’ho fatto in quella vera. Quindi poiché lei non ha idea di cosa sia la lingua italiana, taccia. O scriva al Ministero della Sovranità Alimentare per eventuali nostalgie del ventennio

  7. Sig ,ho detto sig ,minghiavera abitando la più bella e colta città del mondo,perché un provocatore si scomoda a venir a leggere ciò che scrivono quattro sudditi ignoranti del contado?

  8. MA IO VIVO A SULMONA! Ed è pure una città che ammiro, certamente con una buona vivibilità.
    Tuttavia mi innervosisco (e neanche poco) quando qui sparlano del capoluogo (persino in consiglio comunale: assurdo!) verso cui sarebbe doverosa una totale devozione, e, soprattutto, mi girano le p. quando qui dicono che l’alta velocità non dovrebbe passare dall’Aquila ma da Avezzano e Sulmona! Un’assurdità: come se si volesse che il Frecciarossa arrivasse a Tivoli anziché Roma!
    Comunque, io non ho fatto mai il provocatore; e tantomeno in questo articolo dove mi sono limitato a rimarcare (peraltro, proprio come fanno vari organi quali l’Accademia della Crusca, per esempio) il generale malvezzo a voler sembrare importanti o fighi utilizzando un termine inglese laddove ve n’è uno assolutamente uguale in Italiano.
    Naturalmente in ambito privato possiamo parlare come ci pare, ma questa facoltà non vale per i mezzi di stampa, cui è demandata anche una funzione culturale e in genere ricevono pure sovvenzioni pubbliche.

  9. Bella Sulmona | 5 Marzo 2023 at 07:07 | Rispondi

    Senta,”buon aquilano”,da dove le viene tutto questo livore nei confronti di Sulmona e dei peligni? Se le sta tanto a cuore il suo capoluogo,torni pure al suo paesello sperduto e non si occupi dei fatti nostri come noi non ci interessiamo affatto dei vostri…ci siete proprio indifferenti e non accettiamo lezioni da nessuno,men che meno da voi che evudentemente siete perfidi e pieni di spocchia..dove ha studiato..a Oxford o all’Aquila?

    • Egregia sig.ra “Bella Sulmona”, io vivo a Sulmona. È una città che mi piace e mi ci trovo bene, anche se non è certo paragonabile all’Aquila, come è normale che sia (Vorresti forse paragonare Settimo Torinese a Torino? Vorresti paragonare San Donato Milanese a Milano? Vorresti paragonare Fiano Romano a Roma o Carbonara di Bari a Bari? Altrettanto non puoi paragonare Sulmona Aquilana all’Aquila, ovviamente!).
      Ribadisco che io in questo articolo sono intervenuto per una mia osservazione linguistica senza offendere nessuno ma ricevendo invece aggressioni verbali da quei sulmonesi che, purtroppo per loro, ancora soffrono per un naturale e condivisibile complesso d’inferiorità verso il loro capoluogo.
      Le auguro una buona domenica intanto.

      • signor Mingaver, la sua osservazione è fuori luogo, il rapporto Settimo Torinese a Torino o Fiano Romano e Roma ecc. non è paragonabile al rapporto Sulmona – L’Aquila. Se approfondisce gli studi di storia economica apprenderà che Sulmona sin da epoca dell’impero Romano era dotata di propria autonomia , le grandi piazze e la conformazione urbanistica testimonia secoli di splendore economico e culturale. Da qui nasce il sentimento che porta noi veri sulmonesi ad essere allergici ad ogni cappello di potestà imposta dagli scranni aquilani. Il post terremoto e l’ossessione di dover necessariamente, con denaro pubblico, far tornare l’aquila a un qualcosa ormai modificato per sempre testimonia il fatto che le politiche aquilane sono ormai solo concentrate tra le proprie mura. Le sue osservazioni, forse per un qualche suo sentimento ostico ala nostra cittadina, sono prive di fondamento e fuori ogni logica apprezzabile. Dopo l’abolizione (fittizia) delle province ci si aspettava una maggiore autonomia ma così non è stato e dobbiamo insistere per far tornare Sulmona al centro dei propri interessi. cordialmente la saluto.

  10. Di questa operazione commerciale a primo impatto apprezzo il nome individuato: “Cibo dei Peligni” (porrei la P in maiuscolo per rimarcarne la provenienza e territorialità storica); è semplice e immediatamente incentrato sul prodotto e il suo territorio, mi auguro che anche logo e veste grafica siano anch’essi accuratamente studiati e di pari qualità (è importante), come la qualità dei prodotti farà il resto e specialmente la differenza, e non credo debba RICORDARLO alle attività collegate a questo progetto, così da poter recuperare quelle posizioni perse dovute all’aggressività commerciale dei prodotti industrializzati della GDO con la imposta omologazione alimentare, perdendo quei gusti e sapori che fanno la differenza e qualità dell’enogastronomia italiana nel mondo, ma affievolitasi nei fornelli di “casa”, per partire col riprendersi quella fetta di mercato locale come regionale che il nostro territorio merita.

  11. Anch’io, nel mio piccolissimo, sono contrario all’uso esagerato dgli inglesismi come purtroppo sta avvenendo,e chi mi conosce mi è testimone.
    Ma da qui all’offesa e alla provocazione il passo è piuttosto lungo.

  12. L’Aquila vs Sulmona: uno scontro epico tra due diverse forme di sottosviluppo. Auguri

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