Un uomo fatto in casa

Il lockdown lo ha iniziato cinque anni fa, come il suo alter ego Dylan, prima che arrivasse la pandemia ad indicarci una strada possibile: quella di “svanire per essere decisivi”. Da “vero egocentrico” Franco Avallone, giornalista di lungo corso, già caporedattore de Il Tempo, ha approfittato delle chiusure forzate per continuare il viaggio già iniziato tempo prima dentro e verso se stesso. Non più giornalista, ma scrittore. “Perché arrivi alla fine all’amara constatazione – racconta nella videointervista rilasciata al Germe – che i giornalisti non conoscono il mondo”.

E chissà se Franco avrà trovato, ora, il modo di conoscerlo. Di certo ha trovato quello di predirlo perché il suo primo “e forse ultimo” romanzo (ma non ci crede nessuno) “Un uomo fatto in casa” è una vera e propria distopia, scritta in momenti poco sospetti (lo ha finito di scrivere a giugno del 2020) e nella quale anticipa quello che sta accadendo in questi giorni: dai ladri di vaccini, alle teorie complottiste, dalla sindrome di Guillain-Barré (da qualche giorno inserita nel bugiardino del vaccino Jhonson&Jhonson), alla guerra delle restrizioni (con tanto di “resistenza” che in questi giorni aleggia a Parigi).

Le 190 pagine godibilissime si aprono alla vigilia di Natale del 2047: tre storie parallele che dalla Lapponia arrivano in Marocco passando per l’Italia, nel bel mezzo di una pandemia, l’ennesima, scatenata questa volta da un orso polare, ennesimo effetto collaterale di una natura maltrattata e un ambiente malato. Un racconto, con scrittura asciutta, che si apre e si rincorre, tra cenni storici, citazioni cinematografiche, riflessioni sociali, storie vere e verosimili, abilmente sfumate a dimostrare che la verità è flessibile all’ignoranza e che in fondo è un artifizio. Che il futuro è in quello che riusciamo a leggere del presente, un presente che oggi può solo proiettare una distopia.

Il libro, di cui Avallone parla in anteprima al Germe, sarà presentato ufficialmente per la “prima” nella sua città, Sulmona, mercoledì 28 luglio presso la Grancia dei Celestini (ore 18), dove interverranno tre suoi amici, alcuni d’infanzia, altri di professione: Antonio Carrara, Antonio Di Fonso e Stefano Pallotta. In presenza e nel rispetto delle misure anti Covid, o anti Arctos7 ovvero la pesta bianca del 2047.

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