Una festa per metà

Era il 1867 e nell’Illinois si festeggiava la conquista delle 8 ore lavorative giornaliere. Un po’ un dogma ancora non distrutto nel XXI secolo, un po’ un’illusione per chi a fine giornata arriva in doppia cifra anche se per contratto non dovrebbe. Un sogno, o un’utopia, invece, per quella grande fetta di disoccupati che cresce sempre più nelle aree interne.

Certo, l’incremento dell’occupazione in Abruzzo dell’1,9% nel 2021 a fronte del dato negativo con oltre un punto e mezzo percentuale in meno del biennio 2019/2020 non è da buttare, ma nemmeno così incoraggiante per affermare che la regione stia vivendo una nuova età dell’oro. Il Centro Abruzzo, poi, riporta dati ancor più drammatici anche rispetto alla situazione nazionale, dove con l’occupazione al 59% si parla di record, tanto per far capire come la situazione sia grave in tutta la Penisola.

Secondo i dati Mef e Istat, elaborati dal Sole 24 Ore, Sulmona rispecchierebbe in parte il trend nazionale, con il 58,41% della popolazione tra i 15 e i 64 anni che si trova attualmente occupata. Tenendo in considerazione la stessa fetta di popolazione, Pratola Peligna si attesta al 55,58%, poco meno di Castel di Sangro dove il tasso occupazionale tocca il 56,11%. A 57,94% c’è il Comune di Vittorito, mentre Raiano ha un tasso di occupazione del 55,79% e Goriano Sicoli addirittura del 59,94% che supera anche il tasso occupazionale di Cansano del 59,85%.

Più rosea la situazione nei Comuni turistici dell’Alto Sangro. Un esempio virtuoso sono Barrea (62,10% di tasso di occupazione), Roccaraso (62,74%) e Rivisondoli che praticamente ha un tasso di occupazione del 66%. Più nera, invece, la situazione nei piccoli borghi del versante opposto dell’Abruzzo aquilano. A Prezza un abitante su due è disoccupato, Cocullo è sotto al 50%, mentre Castel di Ieri tocca appena il 43%. La maglia nera della disoccupazione viene indossata da Secinaro, con 38,71% della popolazione della fascia d’età tra i 15 e i 64 anni attualmente occupata.

Dati che viaggiano anche a braccetto con gli scarsi investimenti che avvengono sul territorio, con sempre meno aziende presenti e, di conseguenza, avviene la scomparsa di quella fetta sociale di dipendenti che un tempo erano il cuore pulsante delle realtà locali grazie all’insediamento delle fabbriche sul territorio. La zona industriale di Sulmona ne è un chiaro esempio di questa lenta scomparsa, tanto che in cantiere c’è il progetto di utilizzarne una fetta per la produzione di idrogeno verde che qualche posticino di lavoro porterebbe a differenza della centrale di compressione del gas Snam che attende di fare la sua comparsa in valle.

C’è poi l’annosa questione della chiusura del tribunale sulmonese, al momento solo rimandata. Si aggiunge la scomparsa del settore pubblico iniziata con la chiusura della caserma “Battisti” di Sulmona e che potrebbe proseguire in parallelo con la soppressione delle scuole. Un problema da non sottovalutare e da non credere impossibile. I dati parlano chiaro: gli istituti abruzzesi il prossimo anno faranno registrare un calo di oltre 2.000 iscritti, dovuti in parte allo spopolamento e in parte alla bassa natalità del territorio. Meno studenti in aula significa meno cattedre da assegnare ai docenti, meno posti per il personale ATA e, di conseguenza, la lenta scomparsa dal territorio dei singoli istituiti scolastici e con essi dei posti di lavoro.

Intanto dalla Regione l’opposizione della giunta Marsilio suona nuovamente l’allarme per il tema delle morti bianche che al termine del 2021, secondo l’Osservatorio Vega Engineering, sono stati 38 (Pescara con 11 casi, Chieti con 10, L’Aquila con 9 e Teramo con 8 decessi), con un’incidenza maggiore del 25% rispetto alla media nazionale. “In Abruzzo – scrivono i consiglieri d’opposizione tra i quali Marianna Scoccia- viviamo il paradosso di un’alta disoccupazione che si associa alla difficoltà delle imprese di trovare forza lavoro qualificata. Questo accade, peraltro, in un momento in cui sono a disposizione risorse senza precedenti. L’attuale governo regionale si trova a gestire una mole di fondi imponente: i fondi del Pnrr nazionale, più React-Eu, che prevedono una quota per l’Abruzzo; 1,8 miliardi del Pnrr dai fondo complementare riservato ai territori dei due sisma del 2009 e del 2016; una quota di fondi comunitari del settennato 2021/27, che con i fondi strutturali e con la quota Abruzzo Fsc porta a 2,6 miliardi le somme a disposizione su cui è indispensabile mettere in campo una programmazione, per evitare che non vengano utilizzate”.

 “In mancanza di concertazione con le parti sociali – aggiungono i consiglieri – e di una strategia e politiche attive efficaci e condivise, sono divenute vulnerabili sia le piccole sia le grandi aziende abruzzesi, anche dell’automotive e del manifatturiero”. Insomma, se oggi non fosse domenica non festeggerebbero proprio tutti.

Valerio di Fonso

13 Commenti su "Una festa per metà"

  1. Mi chiamo Antonio | 1 Maggio 2022 at 04:49 | Rispondi

    … la famosa e proverbiale “ media del del pollo “ del poeta TRILUSSA:
    “ Il tasso di occupazione si ottiene dal rapporto tra gli occupati e la popolazione della classe di età 15-64 anni, per cento. Secondo l’indagine sulle forze di lavoro, armonizzata a livello europeo, una persona è definita “occupata” se, nella settimana di riferimento in cui viene effettuata l’intervista, ha svolto almeno un’ora di lavoro retribuito, oppure ha svolto almeno 1 ora di lavoro presso l’azienda di un familiare o ancora è stata assente dal lavoro (ad esempio per ferie, malattia, cassa integrazione), ma ha mantenuto il posto di lavoro” …
    Poi se a questi numeri statistici, aggiungiamo i pensionati e i percettori del Reddito di cittadinanza…di fatto arriviamo al “famoso “ 110% di occupati… quindi di conseguenza, i giovani laureati e non che emigrano, li dobbiamo considerare una massa di vagabondi e fannulloni…

    • Antonio, mica ho capito cosa vuoi dire!

      • Mi chiamo Antonio | 1 Maggio 2022 at 14:40 | Rispondi

        … era solo ironia… triste ironia… per tutte quelle centinaia di migliaia di giovani laureati, a volte con doppia laurea e master, che sanno anche parlare e scrivere correttamente l’Inglese e che sono costretti ad emigrare… non fuori Regione ma dall’Italia… e che per fortuna non si “ piegano “ ad accontentarsi del RdC o ad accettare le “ favolose”:offerte di apprendistato, o “ tirocinii “, o “ prestazioni d’opera occasionali “, sottopagati se non addirittura a titolo gratuito… in quanto se lo facessero, anche lavorando per un’ora a settimana, per l’Istat e per il MEF ( leggasi Ministero Economia e Finanza) risulterebbero “ OCCUPATI” …
        E come scrisse Trilussa: “ da li conti che se fanno seconno le statistiche d’adesso…”

  2. Importante è andare avanti col reddito di cittadinanza

    • Verità il cavolo! Sai quanti posti di lavoro veri si potrebbero creare con l’utilizzo dei fondi per il reddito di cittadinanza come incentivi alle imprese per creare nuova occupazione, oppure, finanziando delle start up di giovani.
      In tal modo si creerebbe vera ricchezza e non becero assistenzialismo oltre ad eliminare il lavoro nero di molti dei percettori del rdc.

      • Posso sbagliarmi, ma Verità credo fosse ironico.

        • Nessuna ironia, come confermato anche da altri, se devo lavorare per 4 euro l’ora oppure garanzia giovani a 500 euro, preferisco stare a casa con RdC

          • Quello che preferisci tu, é legittimo, ma non conta per la collettività. Con le norme si disegnano i sistemi socioeconomici e da questo punto di vista il reddito di cittadinanza é un disastro. Il presupposto su cii si basa é che io devo pagare le tasse per coprire la spesa pubblica e anche per dare il reddito di cittadinanza a chi preferisce non lavorare per 500 euro al mese (ma so di rifiuti anche per 8-900 euro al mese.
            Tra l’altro il RdC é fatto in modo tale che chi lo percepisce non incrementa di una virgola la probabilità di essere occupato, perché sta a casa a grattarsi la uallera. Senza contare chi lo percepisce e lavora in nero, ma lì si entra su un piano diverso.
            La verità é che parecchi di questi percettori pensano di dover essere pagati 1000 euro o più, ma non li valgono. Non sanno fare niente e non hanno neanche l’ambizione di imparare.
            Ciò non toglie che in molti casi il RdC risolve problemi, ma non é una politica del lavoro. É una forma di mantenimento senza prospettive.

          • Concordo perfettamente!
            Inoltre, quanti nuclei familiari hanno frazionato la residenza per spillare allo stato il rdc?
            Per una politica attiva del lavoro non serve a nulla, non crea ricchezza, ecc. ecc.
            Per ogni 500 euro dati ad un imprenditore si creerebbe un nuovo posto di lavoro di almeno 1000 euro al mese

  3. Aggiungiamoci anche le “FALSE PARTITE IVA” iscritte ad un albo (come ormai hanno tutti) senza diritti e senza forza contrattuale che nella realtà dei fatti sono invece lavoratori dipendenti!
    Queste nelle statistiche rientrano tra gli occupati? liberi professionisti?…precari al quadrato direi!

    Nella sanità privata con convenzioni e posti letto pubblici è pieno di finti autonomi che in realtà sono più subordinati dei pochi dipendenti rimasti!

  4. Ancora con sto Reddito di Cittadinanza.Antonio ha ragione con la media del Pollo.Oggi 1 Maggio alcuni Supermercati di Sulmona sono aperti ma qualcuno controlli se E’ stata pagata la giornata festiva . Alcuni grandi manager locali con l’apertura di nuove attività commerciali hanno ridotto lo stipendio ai loro dipendenti minacciandoli di licenziamento.Sapete quanto guadagna un aiuto cuoco lavapiatti che si fa un c..o per 14 ore? 4 euro l’ora.Basta con le cazzate chi lavora deve essere pagato e basta con le inutili chiacchiere tra Ministro del Lavoro e Sindacati che portano ad aumenti di 10 euro in busta paga.Pensate a ridurci lo stipendio che per quello che producente e’ fantascientifico.Ne abbiamo le p…e piene

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