Una panchina all’oratorio

E’ il 16 settembre e arriva inaspettata una telefonata per inaugurare una panchina rossa.

Appuntamento alle sette dietro la chiesa di Bagnaturo. Arrivo con qualche minuto di ritardo e un giovane sacerdote ha già iniziato il suo discorso introduttivo: so che potrebbe trattarsi di un percorso delicato perciò nella mia mente, nel caso mi invitassero a parlare, ripasso un percorso rispettoso di tutti, sacerdote compreso.

Ascolto soltanto l’ultima parte dell’introduzione di Don Giacomo e già mi accorgo che qualcosa di diverso in questa prima serata veramente autunnale, di fronte ad un manipolo di gente, sta accadendo.

Innanzitutto la panchina, bella semplice, lineare e semplicemente rossa, è stata posta dentro il giardino dell’oratorio, non fuori, nella vicina villetta. Mi è piaciuta quest’idea che non svende la panchina rossa a tutti ma che le permette di spiccare tra altre 5 panchine verdi, anonime e, soprattutto, in un ambiente frequentato da bambini e ragazzi, da quelle generazioni che devono essere foggiate, la cui curiosità è il sale del futuro, del loro e del nostro. Un plauso al sacerdote e alle catechiste che come lavoro finale del campo estivo hanno pensato proprio ad una panchina rossa: un gesto importante che non può passare inosservato e che deve essere preso ad esempio da tutti coloro che per un qualche motivo e per un qualche tempo sono responsabili dell’educazione dei giovani.

In un contesto così poco sotto i riflettori, all’apparenza dimesso, accanto a me il sindaco di Sulmona e due sue consigliere che della violenza di genere hanno fatto uno delle loro ragioni politiche: anche questa una bella sorpresa che merita una riflessione importante.

La presenza della massima autorità cittadina, in una iniziativa proveniente dalla chiesa, nel territorio di un Comune diverso (Bagnaturo è la terra di mezzo!) pone il problema della violenza di genere al di sopra dei campanilismi e mostra a tutti che di fronte a certe problematiche sociali dobbiamo restare uniti, dobbiamo lavorare nella stessa direzione, dobbiamo parlarci, ascoltarci e costruire insieme le strategie vincenti.

E proprio guardandoci negli occhi e parlando è nata qualche idea che speriamo potrà concretizzarsi nel prossimo futuro; anche a questo serve la panchina rossa.

Mentre il buio creava la giusta atmosfera e in un silenzio raccolto risuonavano le parole di Alda Merini lette da una giovane donna, un papà e una bimba, lo sguardo e il cuore di tutti noi è andato alla vicinissima Roccacasale, a quella panchina rossa che purtroppo sa non di vernice ma di sangue, nel ricordo di Teodora e Ludovico.  Nella piccola frazione di Bagnaturo ieri sera si è compiuto un miracolo, un cambio di passo che spero con tutto il cuore sia un segno di un nuovo percorso tutti insieme per mano come un ideale muro umano contro la più becera, vigliacca e frequente   forma di violenza, quella contro le donne.

Ma venerdì non era un giorno qualsiasi: era il giorno della Madonna Addolorata, la donna vestita di nero che porta sulle spalle il dolore del mondo…un bel modo, secondo me, di festeggiarla…

Gianna Tollis

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