Usca dimezzate: per i pazienti Covid cure a domicilio solo di mattina

La circolare risale all’inizio del mese, ma la Asl aveva fatto intendere che non si sarebbe arrivati a tanto. E invece le Usca, le unità speciali di continuità assistenziali, sono diventate nel Centro Abruzzo e nella Marsica, almeno, tutto meno che di continuità.

Con un provvedimento unico nel suo genere e per molti versi paradossale, infatti, queste “cellule” mediche che devono occuparsi di assistere i pazienti Covid a domicilio nelle situazioni emergenziali, sono state dimezzate; nel senso che operano solo la mattina.

A disposizione dalle 8,30 alle 14,30 e, a chi dovesse sentirsi male nel pomeriggio o di sera, non resta che sperare di superare la nottata.

Il monte orario per i medici è passato infatti dalle 12 alle 6 ore giornaliere, tant’è che, nell’area peligna, 4 dei 12 medici che erano impegnati nel servizio, hanno preferito non rinnovare la missione.

Il tutto senza avvertire i medici di base che poi sono quelli che attivano le Usca in base alle esigenze e alle cartelle cliniche dei loro pazienti. “Se chiamiamo per un’urgenza ci vediamo attivare il servizio, se tutto va bene, il giorno dopo – racconta un camice bianco – e a volte i tempi possono essere dirimenti per la salute dei pazienti”.

Ma non è tutto, perché anche quando il servizio arriva, non è detto che possa rispondere alle richieste di prestazione terapeutica: “Antivirali e monoclonali scarseggiano – spiega un altro medico di base – giorni fa ho richiesto la somministrazione di anticorpi monoclonali per un mio paziente con un’alta fragilità, la scheda è stata accordata dal servizio, ma al momento di somministrare il farmaco non è stato possibile perché non c’era. Per fortuna la malattia è riuscito a superarla da solo”.

I medici di base, e non solo loro a dire il vero, si sentono abbandonati dall’azienda sanitaria, l’unica a quanto risulta ad aver deciso il taglio delle Usca: la Regione non ha dato indicazioni in tal senso, tant’è che nelle altre Asl abruzzesi il servizio territoriale continua a funzionare regolarmente.

“Non ci meravigliamo – continuano i medici – basti pensare che la Asl non ci ha somministrato un solo tampone, quando dovrebbe farcene uno ogni quindici giorni”.

Una disattenzione che si aggiunge a quella ospedaliera dove la carenza di organico, in reparti chiave come il Pronto Soccorso, è ormai quotidiana e provoca lunghe file, turni massacranti e, più in generale, disservizi sanitari.

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