
“Devo precisare che da circa sei anni – diceva il 22 settembre di tre anni fa la gestrice dell’autolavaggio rimasta gravemente ferita il mese scorso a seguito dell’aggressione – ho una relazione sentimentale con Bruno Spinelli (marito della Di Rosa, anche lui arrestato martedì scorso, ndr). Dal 2009 al 2011 è stata una relazione intensa, anche sessuale, dopo di che mi sono allontanata e attualmente dal 2011 al 2015 la relazione prosegue in modo molto meno intenso, tuttavia abbiamo incontri intimi occasionali, o fuori Sulmona, o presso la mia abitazione, circa due volte al mese”.
Insomma quel “me lo voleva portare via” che Sonia Di Rosa ha detto al giudice per motivare la sua lite nell’autolavaggio, non sarebbe del tutto inventato. O almeno potrebbe non essere solo l’usura il motivo della loro lite (la Di Rosa nega comunque di aver colpito la donna con una chiave inglese).
In realtà, almeno per la Di Rosa, potrebbe trattarsi di un’arma a doppio taglio, perché la testimonianza della vittima resa tre anni fa evidenzia o evidenzierebbe (ma non si sa quanto sia attendibile o indotta anche questa di testimonianza) un atteggiamento benevolo di Bruno Spinelli nei suoi confronti: prestiti fatti sì, dice, ma senza richieste di interessi e minacce. Cosa che, sempre stando al racconto della donna, faceva perdere invece le staffe alla moglie di Spinelli.

La testimonianza resa dalla vittima è successiva al prestito di 3mila euro che la famiglia Rom avrebbe fatto alla donna nel 2014 e che, secondo l’accusa, avrebbe ripreso in quattro anni con interessi del 20% al mese per un totale sborsato di 19mila euro in quattro anni. Del prestito in questione, però, la vittima non fa menzione in questo interrogatorio, limitandosi a citare esborsi di denaro molto più modesti (di qualche centinaio di euro).
L’attendibilità della testimonianza di tre anni fa è certo tutta da verificare, ma è comunque una carta in mano alla difesa che si trova ad affrontare accuse pesantissime nei confronti dei quattro arrestati.
io manderei a casa i responsabili dell’anticrimine… non è possibile che succedono queste cose e cadono dalle nubi. non che sia colpa loro ma a Sulmona è uno schifo da anni ormai. le forze dell’ordine sono troppo statiche forse perché radicate sul territorio. dovrebbero inserire personale non nato a Sulmona!!
Il bello è che i primi a sapere della dichiarazione della rumena sono proprio il g.i.p. Marco Billi e il sostituto procuratore Stefano Iafolla(nato a sulmona) poichè le dichiarazioni sommarie in cui sono emersi questi avvenimenti provengono da indagini fatte da loro stessi…adesso mi viene da pensare se ci fanno o ci sono!?!
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