Vaccini e fake news: dalle scuole agli alberghi, l’importanza della protezione

Per il momento si ricomincia come si era finito: in collegamento online. I consigli docenti e le riunioni, con la riapertura formale delle scuole domani, saranno fatti in remoto, a meno che oggi nella conferenza dei servizi convocata dal ministro Patrizio Bianchi con i dirigenti scolastici, non arrivino chiarimenti sul come muoversi. Di certo però si va verso l’obbligatorietà del green pass per personale docente e non che, tra due settimane, dovrà avere il documento in regola per tornare tra i banchi. A Sulmona in linea di massima la percentuale di vaccinati tra il personale scolastico è molto alta. I problemi dei controlli, delegati ai presidi, dovrebbero essere superati con un’applicazione dedicata e la possibilità di accedere al database del sistema sanitario nazionale. Ma è ancora un fiume di forse, anche la stessa data di rientro che potrebbe slittare di una settimana per permettere di ampliare la platea degli “abili”.

L’obiettivo è quello di far vaccinare tutto il personale (perché l’alternativa sarebbe un tampone ogni due giorni), perché sull’efficacia dei vaccini per arginare la diffusione e gli effetti del virus ci sono pochi dubbi da parte della scienza ufficiale, quella cioè fatta di raccolta dati e analisi. E non affidata, invece, ai si dice o peggio alla fake news. Che circolano e continuano ad essere alimentate, anche in Centro Abruzzo.

Il caso emblematico è l’intervista rilasciata il 26 agosto scorso da Franco Giordano, gestore dell’hotel di Opi dove si è acceso un importante focolaio, ai microfoni di Raitre. Giordano ha infatti affermato che degli 11 positivi accertati tra il personale (su un totale di 20 dipendenti) “la stragrande maggioranza era vaccinata e con green pass” e che anzi sono stati proprio i vaccinati “a stare peggio degli altri”.

Così però non è: degli 11 dipendenti positivi attualmente in quarantena nell’hotel, infatti, solo 1 risulta vaccinato con seconda dose e 1 con una sola dose. Gli altri 9 non sono vaccinati. Così come d’altronde non è vero che siano stati male: la gran parte dei positivi non ha avuto alcun sintomo e solo alcuni hanno avuto sintomi molto lievi.

I dati di Opi, insomma, ricalcano le percentuali nazionali e i dati scientifici: “L’incidenza di diagnosi di COVID-19 passa da 1,19 per 10.000 giorni persona nei primi 14 giorni dopo la prima dose a 0,60 nei soggetti con un ciclo incompleto e a 0,28 nei soggetti con ciclo vaccinale completo – scrive l’Istituto superiore di sanità nel suo ultimo report -. Per quanto riguarda l’incidenza di ricovero si riduce da 0,27 nei primi 14 giorni dopo la prima dose a 0,09 nelle persone con vaccinazione incompleta e a 0,03 in coloro con vaccinazione completa. L’incidenza di decesso si attesta a valori compresi tra 0,08 per 10.000 giorni persona nei primi 14 giorni dopo la prima dose a 0,01 in coloro con vaccinazione completa”.

E non si tratta di una proiezione, ma di un’elaborazione fatta su oltre 27 milioni di persone vaccinate con almeno una dose, che rappresentano circa la metà della popolazione italiana sopra i 12 anni.

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