Via del Borghetto, 1

Su stampa e social è passata come una storia di amore e promesse, con il post sulla pagina ufficiale del Comune di Sulmona e persino L’Abruzzese fuori sede che gli ha dedicato una storia. Ma c’è di più e tutt’altro dietro la visita di Carly e John, la coppia ventiseienne statunitense che in Abruzzo ha deciso di giurarsi amore eterno. Perché quell’anello che John ha dato a Carly in una cantina di Ortona, è solo una parte, un passaggio, di un racconto che ha radici lontane nel tempo e vicine nello spazio. Una storia che ha origini in via del Borghetto al civico 1, dove Mario Pompeo Caputo nasce nel 1907, unico di otto fratelli a mettersi, ad appena sette anni, su una nave diretta a Long Island.

E’ nel suo nome e nel suo ricordo che Dwight e Constanza, rispettivamente nipote e figlia di Mario Pompeo Caputo, sono tornati a Sulmona, portandosi dietro tutta la famiglia, compresa la figlia (di Dwight) Carly. La promessa sposa. Perché è qui che è nata la famiglia ed è qui che continuerà.

Dwight, sessanta anni festeggiati a Sulmona proprio nei giorni scorsi, che nella vita è un famoso fisioterapista di giocatori di baseball, non riesce a trattenere le lacrime mentre racconta i motivi del suo viaggio: “Cerco le mie radici, perché senza radici non siamo nessuno – dice -. E a queste radici voglio tornare: sto cercando casa da comprare e qui voglio trasferirmi a vivere, a trascorrere il resto della mia vita”.

Non è solo questione di “architettura e cultura”, né solo di “cibo straordinario e natura incontaminata”, è una questione di appartenenza e di riscatto.

“Un giorno un amico mi disse che veniva in vacanza in Italia, a Sulmona – racconta – e io gli dissi che cosa vai a fare in quel posto. Avevo stampato in mente i ricordi di mio nonno: una terra ferita dal terremoto, dalla guerra, dalla fame e dalla miseria”.

Mario Pompeo era partito dalla fame e dalla miseria e in America aveva trovato il suo futuro inventandosi macellaio, dopo essere stato stipato come bestiame a Long Island, dove ora c’è anche il suo nome inciso nella lista degli immigrati del primo Novecento.

“Poi ho incontrato a Boston Filippo Frattaroli e mi sono convinto a tornare – continua – ed ho trovato tutt’altra cosa da quei racconti. Sulmona è una città affascinante e vorrei fosse la mia città”.

Per questo è andato in Comune a recuperare l’atto di nascita di suo nonno: “Voglio ottenere la cittadinanza italiana come prima cosa – spiega – perché il problema e il rischio per noi immigrati di seconda generazione è quello di perdere altrimenti la possibilità di essere riconosciuti italiani, di perdere completamente le nostre radici. E siamo in tanti che hanno questo problema e non per tutti è così facile risalire nell’albero genealogico”.

Poi mostra una foto con nonna Antonia, mentre Constanza racconta sottovoce di essersi recata in via del Borghetto, ma di non aver avuto il coraggio di suonare il campanello.

Andiamo, le dico. La famiglia si alza timorosa e un po’ imbarazzata, ma in Italia, a Sulmona, spiego loro, si può.

In via del Borghetto, al civico 1, non c’è nessuno in casa. Ma anche a guardarla da fuori Dwight e Constanza si commuovono. Torneranno a suonare quel campanello ora, torneranno a Sulmona. Chissà, magari, per le nozze di Carly e John.

10 Commenti su "Via del Borghetto, 1"

  1. Il problema del riconoscimento della cittadinanza italiana a questi “nipoti” americani dipende dai distretti militari. Ci sono “italiani” emigrati nelle Americhe che sono stati chiamati alli armi tramite il consolato di Boston il 1916 ,sono giunti a Giugno mentre a Luglio sono caduti in combattimento sul Monte Zebio a 22 anni (solo per fare un esempio locale che si riscontra nelle lapidi).La gran parte invece (circa 500.000 emigrati nelle Americhe) non hanno risposto alla chiamata alle armi e sono stati dichiarati disertori. Perciò,questi americani, se hanno il nonnetto disertore, per prendere la cittadinanza italiana, si vanno a mettere in fila nelle questure come gli extracomunitari e seguono la stessa trafila perché non gli spetta nulla.

  2. Ma basta, una città allo sbando, Stade sfasciato e sporche, manutenzione del verde non pervenuta, sembra di starà in Amazzonia e ci esaltiamo per due che vengono a sposarsi qui. Ma cosa cazz me ne frega, io pago le tasse e non vedo nessun servizio per chi risiede qui.

  3. Ti regalerò una rosa | 12 Giugno 2022 at 13:49 | Rispondi

    Viva i nonni disertori.
    Abbasso la guerra,in special modo la cosiddetta “Prima guerra mondiale”che per crearla è stata studiata a tavolino.

  4. Mazza quanto siete cattivi..vanno alla ricerca delle proprie origini, ma qual è il problema.
    Ora mi spiego perché questa città non progredisce, con ste cocce che ci ritroviamo..

    • Mai che si fanno i ca….propri | 12 Giugno 2022 at 17:04 | Rispondi

      Esatto Ezio delle vere cocce de c….!

      • Aprite gli occhi | 13 Giugno 2022 at 08:11 | Rispondi

        Sulmona città del turismo? Ma andò? La città la girate veramente o la guardare solo su Google Street view? Ma non vedere lo stato di incuria generale soprattutto sul principale hub logistico di arrivo del turista tipo che è la stazione? Ma ci siete andati al Parcheggio difronte la farmacia? Uno scempio totale. Per non parlare dei marciapiedi invasi dalle siepi dei privati di edifici abbandonati.

  5. Marco Sciarra | 13 Giugno 2022 at 09:56 | Rispondi

    È il nostro “ sangue” che ritorna a casa… il DNA Peligno che vaga per le Americhe che sente il richiamo ancestrale della terra che l’ha generato… torna per ritrovare, rafforzare e rinnovare il legame mai spezzato con il “suo” territorio.
    Decine di milioni di Italiani e loro discendenti ( se ne stimano dai 25 ai 30 milioni) vivono negli USA, altrettanti in Argentina, e in Canada, Venezuela, Australia… e poi in Europa con Germania, Francia, Belgio, Inghilterra.
    Se si utilizza il motore di ricerca del sito http://www.gens.info per la ricerca dei cognomi, ci si accorge che l’ Italia… è anche America.
    A tutti loro la cittadinanza spetta per Diritto… di sangue e DNA.
    Benvenuti e … bentornati a Casa.

  6. francesco.valentini1935 | 13 Giugno 2022 at 10:19 | Rispondi

    La ricerca delle proprie origini fa parte dall’indole umana per cui penso non possa essere sottovalutata:parlo della famiglia Italo americana tornata a Sulmona. Spiace sinceramente che l’abbia ritrovata in un momento di profonda crisi politico-economica che nessuno riesce a risolvere: ci sono i cambi al vertice ma bisogna sempre rimpiangere il peggio appena chiuso:se non si hanno le chiavi in mano per aprire le strade della politica ( come accadeva con le vecchie sindacature),meglio non entrare in lizza:una volta “al potere” si dimostrano i propri limiti:e Sulmona negli ultimi anni lo sta dimostrando….con ampia facolta’di prova (mi si perdonera’ questa invasione di campo): non ci resta che piangere mentre “lo spopolamento” contnua inesorabile:Corso Ovidio,documento inoppugnabile.

  7. Fa male vedere una città così bella gestita in modo così indegno. Anche a me, dopo molto tempo, è capitato di lasciare l’auto nel parcheggio di Viale della stazione; sono rimasto inorridito. Un luogo squallido abbandonato da anni. Una vera vergogna!
    Non so più cosa pensare. Non si capisce se si tratti di mancanza di fondi, mancanza di personale o vera e propria incapacità di gestione della cosa pubblica. In ogni caso, non è concepibile che tante zone della città siano lasciate completamente abbandonate a sé stesse. Queste amministrazioni sciatte sono pericolose per la città di Sulmona.

  8. È vero, questa amministrazione è completamente inesistente. Penso che sia tra le peggiori partorite dalla politica locale. Sono preoccupato per la città.

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