Virus in ambulanza, la replica di Bianchi

riceviamo e pubblichiamo:

Spett.le Redazione de “Il Germe” L’articolo citato in oggetto (La pericolosa breccia sulle ambulanze, ndr) contiene tutta una serie di inesattezze, alcune delle quali ai limiti della calunnia vera e propria, che impongono un mio intervento a tutela della professionalità dei colleghi che operano nei 118 dell’area Peligna, oltre che dell’intero servizio che mi pregio di dirigere. Come si fa ad accusare di superficialità gli operatori del 118 che da quando è iniziata l’emergenza covid si trovano in prima linea nell’interesse prioritario di tutelare la salute dei pazienti. Qui si presentano invece come se fossero dei veri e propri untori che sarebbero causa, essi stessi, della propagazione del contagio. E’ questo il modo di ringraziarli per l’impegno fin qui manifestato, senza nessuna “fuga”, come invece purtroppo si è visto succedere in altri settori? Che qualcuno degli operatori abbia contratto l’infezione è la possibile conseguenza del fatto che questo servizio rappresenti il primo front-office per questo tipo di pazienti. Chi vuole che corra questo rischio, quelli che alla vista di un paziente covid scappano lontano un miglio e che si rifiutano addirittura di visitarli. E’ certo che per questi ultimi il rischio di infettarsi è praticamente nullo. Mi sarei aspettato espressioni di solidarietà per la collega, alla quale auguro una pronta guarigione, anziché additarla come esempio di superficialità. Sorprendersi che il marito, anche egli operatore del 118, sia ancora al lavoro in attesa del risultato del tampone cui si è prontamente sottoposto, la dice lunga sull’ignoranza che circonda tutta la vicenda Covid. In fatti le linee guida emanate dall’Istituto Superiore di Sanità, sulla base delle determinazioni dell’OMS, fatte proprie dalle varie disposizioni nazionali e regionali, stabiliscono che gli operatori sanitari, anche se stati a contatto con pazienti covid, proseguano il lavoro fino ad eventuale comparsa di sintomi o di positività. Si risponda a questa domanda: Se mettessimo tutti in quarantena per il solo sospetto di essere contagiati, chi verrebbe ad assistere i vostri parenti colpiti da infarto o da ictus o qualunque altro tipo di urgenza? Per quanto riguarda altre affermazioni contenute nell’articolo: 1) quale improvvisazione? i DPI usati vengono depositati negli appositi contenitori posizionati lì per decisione non del 118, ma di chi ha disposto le aree per la vestizione e la svestizione. Questi contenitori, una volta riempiti, vengono sigillati e sostituiti con altri vuoti. Quindi le foto pubblicate non dimostrano un ben nulla, se non che gli operatori si attengono diligentemente alle disposizioni date. 2) quella dei dispositivi carenti è una bufala, la notizia dei dispositivi scaduti è invece una calunnia. Può cortesemente riferire quale persona o sindacato ha fornito questa notizia, per dar modo di sporgere cautelativamente denuncia per diffamazione? E l’articolista, prima di pubblicare un’affermazione del genere, avrebbe o no il dovere etico di fare indagini che comprovino la veridicità di quanto si scrive? 3) E’ assolutamente vero che si registra la scarsità dei DPI per in quanto la rapida diffusione del Virus ha trovato tutti impreparati e da ciò deriva la difficoltà agli approvvigionamenti da parte della Farmacia Centralizzata di L’Aquila che poi li distribuisce secondo criteri di priorità. Ma questa è una difficoltà nazionale e non locale. Ciò ha indotto tutti ad un uso il più possibile razionale dei DPI e da ciò deriva la disposizione trasmessa dal sottoscritto a tutti gli operatori e che non è altro che la divulgazione delle direttive sull’uso razionale dei dispositivi emanate dal DPCM e dall’Ordinanza del Presidente della Regione sulla base delle indicazioni dell’ISS, la cui composizione , per nostra fortuna, è costituita da scienziati e tecnici della materia e non da persone che si lasciano andare alla psicosi collettiva che sta facendo più danni del coronavirus. Questo è quanto mi premeva replicare, confidando nella vostra attenzione e ringraziando per l’ospitalità concessa.
Dott. Gino Bianchi Direttore U.O.S.D. Urgenza medica 118 ASL 01 Avezzano-Sulmona-L’Aquila

Per correttezza e deontologia professionale abbiamo pubblicato integralmente la nota che il dirigente del servizio 118 ci ha fatto recapitare in redazione. Tuttavia è necessario fare da parte nostra alcune precisazioni e considerazioni sui contenuti e i toni di detta replica, che muove da una lettura dell’articolo in questione evidentemente non abbastanza attenta.
Innanzitutto nessuno ha “dato degli untori” agli operatori del 118 e nessuno ha tacciato gli operatori di “superficialità”. La superficialità, infatti, come è facile verificare dalla lettura dell’articolo, è riferita alla “gestione di chi è nelle primissime linee”: ovvero da tutta quella serie di direttive e procedure che, da chiunque siano decise ed emanate (non certo da chi le esegue), rappresentano a nostro avviso una falla nel sistema di prevenzione. Conosciamo bene le indicazioni dell’Iss, ad esempio, sull’utilizzo di personale asintomatico fino a comparsa eventuale di sintomi, ciò non toglie che riteniamo troppo rischioso questo protocollo che, almeno nei casi più sospetti, come il possibile contagio del marito di un’operatrice già risultata positiva, potrebbe essere gestito con maggiore cautela, ad esempio sfruttando riposi e turni per questi soggetti in attesa che arrivi il risultato del tampone (in fondo si tratta di un paio di giorni).
Sull’abbandono dei dispositivi di protezione individuale, ancora, le foto parlano chiaro e d’altronde dopo la nostra denuncia, a suo tempo, la stessa direzione sanitaria ha dovuto fare un ordine di servizio perché la gestione dei rifiuti fosse più oculata. Non cambia il valore della denuncia il fatto che i responsabili di tale “distrazione” sia la direzione dell’ospedale e non i responsabili del 118.
Il dottor Bianchi dice poi che la carenza dei Dpi sarebbe una bufala, ma non ci chiarisce se è vero o non è vero che gli autisti sono invitati a “vestirsi” solo se il paziente Covid è deambulante o meno, proprio per la carenza dei Dpi. Sul fatto che alcuni dispositivi fossero scaduti c’è poi, come riportato a suo tempo, una denuncia della Cgil che ha chiesto alla procura la verifica delle date di scadenza di alcuni camici che, a quanto ci risulta, sono stati usati in particolare all’inizio per il trasporto di alcuni pazienti da Castel di Sangro. Così come ci piacerebbe sapere se il servizio, come era stato annunciato, è stato dotato di una barella di biocontenimento.
Infine, vorremmo rassicurare il dottor Bianchi, di non avere alcuna psicosi, ma una legittima preoccupazione per la salute degli operatori del 118 come di tutto il comparto sanitario a cui va ed è sempre andata la nostra vicinanza e ammirazione (tanto da averli candidati ad indossare il “mantello verde” della speranza a Pasqua). Siamo i primi a sperare che i tamponi che si stanno eseguendo sul personale in queste ore (sic) diano per tutti esiti negativi.

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