Addio a Len, il soldato che dopo 74 anni ritrovò Rosina

Solo pochi mesi fa la loro storia aveva tenuto incollati lettori e spettatori, tra articoli e video alla ricerca dei volti dei due protagonisti, per saperne di più della giovane madre sulmonese e del soldato inglese. Rosina e Len sono balzati alle cronache oltreoceano, la trama è quella della loro e della nostra memoria, quella del ’43, della guerra, del campo di prigionia 78, di nascondigli, fughe e infine di agognata libertà.

Oggi quel soldato inglese dagli occhi buoni che non ha mai smesso di pensare alla donna che nell’orrore nazi-fascista e in terra nemica gli salvò la vita, è morto.

Len ha lasciato i suoi cari qualche giorno fa, quasi centenario, riuscendo però a realizzare quel desiderio, lo stesso da tanti anni, rivedere la giovane mamma italiana che lo nascose nella sua casa, che gli diede rifugio, cibo, affetto. Una madre, una donna, moglie di un marito al fronte, che come il soldato venuto dall’Inghilterra, viveva costretto nel ruolo di pedina di una guerra assurda e lei, Rosina, in quel soldato suo coetaneo aveva saputo ben comprenderne il dolore.

Len l’ha cercata tutta la vita, nel 2009 era venuto persino a Sulmona ma il destino non li fece ritrovare, di Rosina in città si erano perse le tracce, la giovane mamma infatti nel dopo guerra era partita prima in America Latina poi negli States e poi ancora in Italia, ma non abitava più in via Zappanotte e i concittadini non riuscirono ad aiutarlo.

Poi però a rintracciare Rosina tra ricerche, telefonate, mail, è stata una troupe inglese, la volontà quella quasi di un ragazzino di prendere il primo aereo e tornare nella Sulmona in cui trovò prima la prigionia e poi la libertà, ma le ragioni dell’età hanno costretto Len a rivedere Rosina attraverso un monitor che ha azzerato non solo le miglia ma anche una distanza lunga 74 anni. Così un collegamento Skype ha fatto incontrare di nuovo i due ragazzi, non c’è stato nemmeno il tempo per soffermarsi sulle rughe, segni del tempo e i capelli bianchi, gli occhi hanno saputo riconoscersi, il soldato da una parte e la giovane mamma italiana dall’altra, in una video chiamata commossa e in quel “grazie” all’angelo della sua vita.  Se ne va con il suo sogno realizzato Len e con una storia degna di essere raccontata e ascoltata più volte.

A Rosina non hanno voluto dare un dolore, ma preferito lasciarle il ricordo di ieri e di quell’abbraccio via etere, perché tra le pause della 95enne, in cui ricomporre le fila dei ricordi non è sempre cosa facile, il ricordo di Len è rimasto a quei giorni del ’43, al ragazzo di un’altra divisa che lei ha voluto aiutare, che grazie al suo coraggio ha imboccato la strada della libertà.

Anna Spinosa

2 Commenti su "Addio a Len, il soldato che dopo 74 anni ritrovò Rosina"

  1. Di solito nella memoria rimangono stampati ricordi legati ad episodi che provocano forti emozioni sia di gioia che di dolore. Forti emozioni come poteva produrre la guerra,tutta fatta di episodi tragici,di paure,di grande dolore. Questa storia forse andava raccontata quando i loro protagonisti erano ancora nel vigore degli anni.Forse intorno ai cinquanta ,sessanta. Dopo gli 80, subentrano turbe della salute e la mente comincia a perdere colpi. Il ricordo però ,in questo caso troppo forte per poterlo seppellire. Da noi c’era l’occupazione tedesca, c’erano le famigerate SS dal cuore di pietra e se Len fosse stato scoperto,non solo lui sarebbe stato fucilato sul posto,ma anche tutta la famiglia e forse anche i vicini di Rosina. Figuratevi il grande rischio corso dalla donna. Esempio di grande generosità e nobiltà d’animo che caratterizza la nostra gente di cui siamo orgogliosi e facciamo vanto. Avrà mai pensato qualcuno del comune ad onorare Rosina con una medaglia al valor civile? Lo stato italiano l’ha mai ricompensata per quanto ha fatto, mettendo a rischio la propria vita? Certo Len le è stato grato per tutta la sua lunga vita, ma noi cittadini che cosa abbiamo fatto per il suo nobile gesto? Grazie Rosina per il tuo grande coraggio e nobiltà d’animo. Queste sono storie che vanno narrate e che ci fanno ben sperare.

  2. Straordinaria storia di amicizia e forse amore che mi ha riempito il cuore e piangere in silenzio. Dobbiamo per sempre ricordare quello che molte donne e uomini d Italia hanno fatto per salvare soldati a loro ignoti ma che avevano bisogno di aiuto, con il rischio di subire efferate ritorsioni dai nazifascisti. Grazie Rosina e famiglia.

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