Arte senza eredità

Civitacampomarano – Molise

A leggere la realtà con le statistiche si rischia sempre di fare la fine della storia dei polli di Trilussa, ma l’Abruzzo, per numero di presenze turistiche, resta sempre inconsolabilmente fra i fanalini di coda delle regioni italiane, avanti solo a: Molise, Basilicata e Valle D’Aosta. Non va meglio alla provincia dell’Aquila che è quella che fra le quattro abruzzesi segna il saldo peggiore.

Civitacampomarano – Molise

Certo il turista è attratto soprattutto da mare e città d’arte e non si può dire che siano le peculiarità della provincia aquilana per quanto di arte sia ricchissima seppur diffusa nel territorio e non concentrata in un solo luogo. Per questo e anche perché il turismo potrebbe essere il vero volano di sviluppo di questa parte di Abruzzo in perenne sofferenza economica andrebbe avviata una riflessione seria e puntuale su quali dovrebbero essere gli elementi catalizzatori del turismo dalle nostre parti. A guardarsi bene attorno non si fa troppa fatica ad individuare le nostre risorse: le peculiarità enogastronomiche, il patrimonio monumentale e artistico e la natura. Questi tre elementi andrebbero integrati fra loro, messi in rete, forniti di servizi che attualmente sono praticamente inesistenti ed infine andrebbero adeguatamente pubblicizzati.

Sembra invece essere rimasti al secolo scorso, alle parole della scrittrice inglese Anne MacDonell, che dopo aver visitato la nostra regione, nel 1908 nel libro In the Abruzzi scrisse: “In Abruzzo, ci sono vestigia di grande valore artistico che meritano un viaggio. Tuttavia, la maggior parte di esse deve essere scovata in vallate deserte e non frequentate, in borgate quasi disabitate o su remote montagne. Al viaggiatore sfuggiranno dunque quasi tutte queste testimonianze. Non ci sono raccolte di reperti, né centri di questa o quella scuola artistica, per cui i colti discepoli di Ruskin e Berenson resteranno qui senza guide né ciceroni. Essi devono trovare da soli queste gemme, per lo più mutile o restaurate in modo biasimevole, altrimenti non potranno goderne”.

Riscontri della realtà nella storia a parte, si dovrebbe aprire anche una panoramica sulla produzione culturale, perché se i tre elementi prima citati sono presenti sul territorio – anche se scollegati fra loro – a livello di “quanto patrimonio artistico siamo in grado di creare” siamo veramente a zero.

Civitacampomarano – Molise

Non ci sono progetti rivolti agli artisti: scuole, bandi, festival. Non ci sono spazi riservati come ad esempio le residenze per artisti che spesso rinnovano in maniera radicale il tessuto sociale e culturale con il quale entrano in contatto. Non c’è uno spazio pubblico dato ad una compagnia teatrale sperimentale né un qualche tipo di fondo destinato alla produzione teatrale d’avanguardia. Questo vuoto che stiamo creando dovrebbe aiutarci a ragionare basti pensare che tutto il patrimonio storico artistico che abbiamo la fortuna di ritrovarci non è altro che il frutto di un investimento fatto da qualcuno nell’arte, secoli addietro.

Oggi non è detto che ciò non si possa fare attualizzandolo il discorso all’arte contemporanea. Aprendo di poco i propri orizzonti e guardandosi intorno ci si rende conto di quanto esperienze fortemente innovative dal punto di vista artistico hanno rinnovato piccole realtà di provincia come nel caso della Farm Cultural Park di Favara in Sicilia o dei murales di Orgosolo in Sardegna. Senza andare troppo lontano si potrebbe citare il “CVTà – Street Fest”, un festival di street art che si tiene dal 2014 a Civitacampomarano, in Molise, dove la collaborazione con quella che è oggi la più famosa street artist italiana, Alice Pasquini e con una serie di altri artisti muralisti, ha ridato vita e colore al piccolo centro storico del borgo molisano.

Re_Acto Fest – L’Aquila

In Abruzzo tentativi del genere sono stati fatti a L’Aquila con il “Re_Acto Fest” – non si tiene più dal 2016 -, ideato dallo street artist e architetto aquilano Luca Ximenes – in arte DesX – che ha cercato di tenere insieme le arti figurative – con i murales che hanno colorato il Progetto C.A.S.E. di Bazzano ed alcuni edifici del centro – e musicali – con artisti hip hop del calibro di Kaos One, Danno, Ice One, Murubutu, che negli anni si sono esibiti nel capoluogo abruzzese in contemporanea con lo svolgimento del festival. O a Mosciano con “Voci nei vicoli” il festival che puntava a rivitalizzare il centro storico della cittadina teramana.

Favara – Sicilia

Per finire con Sulmona dove un progetto ideato da Antonio Franciosa e dal Centro Giò a metà degli anni Duemila coprì di murales le scale di Ponte Capograssi – oggi lasciate nel degrado più totale. Fra le opere spicca quella di Zed1 uno degli artisti italiani più quotati, apprezzato anche a livello internazionale tant’è che realizza murales in mezzo mondo.
A Sulmona c’è anche l’esperienza di “Murale Ovidiano”, progetto parallelo del Certamen Ovidianum Sulmonense, curato da Marco Maiorano che dal 2011 ha colorato con le opere di svariati artisti le cabine dell’Enel sparse in zona “Serpentone” fino ad arrivare a colorare la periferia, con i due murales di Bagnaturo e della Badia.

Ovviamente singole opere murali non creano molto valore se non dal punto di vista visivo. Attorno a queste infatti vanno creati dei percorsi, organizzati eventi, conferenze, vanno messi in scena spettacoli teatrali, concerti musicali, appuntamenti di street food e tutto quanto possa ritenersi attinente all’ambito artistico culturale. Tutto questo dovrebbe essere predisposto dalle amministrazioni comunali che dovrebbero almeno mettere i soldi a disposizione di associazioni culturali che si occuperebbero dell’organizzazione materiale.

Civitacampomarano – Molise

Ad oggi però nulla di tutto ciò sembra essere preso nemmeno lontanamente in considerazione. Si fa difficoltà persino a tenere aperto un museo o un luogo d’interesse qualunque, figuriamoci ad intavolare discorsi seri ed articolati sull’arte come traino dello sviluppo turistico. Eppure come dimostrano le esperienze del territorio e il microcosmo artistico che sottotraccia si muove in Valle Peligna le competenze e le peculiarità non mancano, servirebbe solo un rivoluzionario gesto di coraggio.

Savino Monterisi

1 Commento su "Arte senza eredità"

  1. giovina caserio | 12 Aprile 2018 at 16:40 | Rispondi

    Chi raccoglierà il tuo invito-pungolo ?Quella di Sulmona è una società ” sonnacchiosa”

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