Una mancanza di entusiasmo che ha rischiato di minare in parte il progetto. Il disinteresse, si sa, crea reazioni non sempre piacevoli e curve demoralizzanti che potrebbero raggiungere picchi controproducenti. Ma alla fine l’amore di Serena e Melissa per la propria Città ha avuto la meglio e il progetto se lo sono gestito in quasi totale autonomia. “Quasi” perchè l’amministrazione non è che non ci abbia provato a dare una mano, forse l’intenzione c’è pure stata, ma nei fatti non si è tradotta in atti concreti.
“A nostre spese, come due matte, abbiamo deciso di fare questa seconda edizione del progetto, entrambe amiamo troppo Sulmona e come tanti non sopportiamo il modo in cui viene trattata… e anche con tanti sacrifici, pur di vederla bella, siamo disposte a farlo”. Per realizzare l’edizione delle “parole” non è stato richiesto alcun rimborso ai proprietari, la speranza è che con un loro spontaneo contributo si possa agevolare il lavoro spassionato di due giovani; e non è stato contattato nemmeno il Comune, il rischio è una perdita di tempo inutile.
Come la storia delle lampade che durante l’estate avrebbero dovuto illuminare le opere di arte figurative anche la sera: nell’impossibilità di utilizzare l’elettricità l’amministrazione aveva messo a disposizione piccole lampade a batteria con una autonomia di tre ore, quindi passato il termine bisognava fare il giro per ricaricarle. Ma non si trattava solo di due, tre vetrine, bensì di quindici. Tuttavia le ragazze si erano rese disponibili, ma dal Comune, alla fine, non si è fatto vedere più nessuno.
Una soluzione al decoro urbano a costo zero messa in piedi nell’indifferenza, meno male che i “sognatori”, in questo caso “sognatrici”, continuano a sopravvivere a crisi economiche, indifferenza, attacchi e critiche.
Simona Pace
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