Auguri!

Che disdetta! Questi dovrebbero essere i giorni delle visite, degli abbracci, dei brindisi e delle grandi tavolate e invece ci tocca stare ancora più lontani, più zonati, più disinfettati e chiusi.
Qualcuno dice che saranno feste particolarmente sentite, visto che saremo costretti a eliminare gran parte della frivolezza che le caratterizza, riscoprendone il significato più intimo, però era tanto bello, a Natale, fare quello che non potevamo fare mai…
Lo Spirito Natalizio, quel sentimento di gioia, riconoscenza e altruismo che solitamente ci prende in questo periodo così magico, sopravvive con difficoltà a tutte le preoccupazioni che ci affliggono contemporaneamente: la salute nostra e degli altri, la vita stravolta, l’economia compromessa, la terza ondata annunciata e ora anche la variante inglese del virus.
Ma è proprio quando il futuro si preannuncia incerto e difficile, che dovremmo concentrarci sul presente, cercando di vedere il bicchiere mezzo pieno della nostra bevanda preferita.
Forse c’è un modo per riuscire a considerare “speciale” questo Natale e non soltanto “brutto” come è troppo facile definirlo.

Per una volta, la domanda “Che fai a Capodanno?”, non mi coglierà impreparata e potrò rispondere con leggerezza che non farò niente e non perché alla mia età la confusione mi urta il sistema nervoso e alle 24:15 mi trovo già nella fase REM del sonno, ma a causa del Dpcm che mi impedisce di far baldoria.
Per una volta non dovrò decidere se camminare o rotolare dopo un pasto delle feste, pentendomi di quanto avrò mangiato, perché toccherà a me cucinare e sarà facilissimo resistere a tali scarne tentazioni.
Per una volta non dovrò tentare di rimanere sveglia durante una tombolata e non dovrò preoccuparmi per le sorti dei miei figli la notte del 31.
Per una volta non dovrò incastrare gli impegni familiari con gli inviti alle cene di auguri di gruppo e non dovrò sforzarmi di essere elegante indossando scomode scarpe col tacco.
Per una volta non ci sarà niente di tutto questo e faccio finta di esserne felice, invece mi mancherà tutto, persino i regali riciclati e quell’urlo -Tombola!!!!- che mi sveglia sempre sul più bello.
Il prossimo anno sarò contentissima di tornare all’adorabile normalità della festa più frenetica, aggregante, luccicante, calorica e dispendiosa dell’anno, che per essere intima, non ha bisogno di essere trascorsa in solitaria.
Questo non sarà un Natale normale, perché purtroppo è successo qualcosa di non normale, che ha completamente cambiato il mondo.
Sarà un Natale diverso e non solo per tutto ciò che non possiamo fare per decreto, ma perché abbiamo preso coscienza delle nostre fragilità e di quelle della società in cui viviamo.
Siamo finalmente costretti a guardare oltre il puntale dell’albero di Natale che ci rallegra casa, interessandoci non solo del nostro orticello quotidiano, ma anche delle sorti di tutta la comunità.
Eccoci giunti agli ultimi giorni del disastroso 2020: è il momento di riflettere sugli obiettivi che abbiamo raggiunto e su quelli che sono rimasti in sospeso, facendo il punto della situazione e meditando sugli errori commessi.
Questa volta, però, a conti fatti e somme tirate, non dovremmo essere troppo severi con noi stessi, perché ci abbiamo provato con tutte le forze a rendere bello e proficuo l’anno che sta finendo, ma la situazione contingente ha reso vano ogni nostro sforzo. Per una volta la colpa del bilancio negativo non è nostra, non tutta almeno.
Ma allora la colpa di chi è? Del del governo? Delle regioni? Della sfiga? Dei negazionisti? Dei pangolini? Ai posteri l’ardua sentenza, sperando che insieme ai posteri ci saremo anche noi, a raccontare di questo Natale strano, in cui sono mancati i baci, gli abbracci, i sorrisi, la messa di mezzanotte, i mercatini, i ricongiungimenti e i segnaposto, ma non gli auguri.
Perché augurare qualcosa, vuol dire sperare che quella cosa accada e quest’anno sono certa che non ci scambieremo le solite frasi di circostanza, ma auguri sinceri di buona salute e serenità. Auguri a tutti!

gRaffa

Raffaella Di Girolamo

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